giovedì 15 gennaio 2009

A Salamanca una cattedra dedicata a letteratura e folklore dell´Isola

A Salamanca una cattedra dedicata a letteratura e folklore dell´Isola
SALVATORE FERLITA
GIOVEDÌ, 15 GENNAIO 2009 LA REPUBBLICA - Palermo

LA SPAGNA A LEZIONE DI CULTURA SICILIANA

Un legame che già esisteva grazie alle affinità tra de Unamuno e Pirandello o De Valle-Inclan e Verga "Lavoreremo alle traduzioni"

«Se la Spagna è, come qualcuno ha detto, più che una nazione un modo di essere, è un modo di essere anche la Sicilia; e il più vicino che si possa immaginare al modo di essere spagnolo». Era fermamente convinto Leonardo Sciascia dell´esistenza di un legaccio, esistenziale, storico e fors´anche metafisico, sospeso tra la nostra Isola e la penisola iberica, come del resto si ricava dalle prime pagine del saggio dedicato a "Pirandello e la Sicilia". Una sorta, dunque, di canale di scorrimento invisibile e però determinante anche per comprendere certe peculiarità strettamente siciliane, passate al filtro delle pagine di Amèrico Castro, ad esempio. Basterebbe pensare alla significativa convergenza di idee e di visioni del mondo tra Miguel de Unamuno e Luigi Pirandello, tra Ramon del Valle-Inclan e Giovanni Verga. O, per spostarci in direzione della nostra contemporaneità, all´attenzione che in terra spagnola viene dedicata alle opere di Vincenzo Consolo e di Andrea Camilleri. E di certo, di questa consonanza, hanno tenuto conto Vicente Gonzàlez Martìn, ordinario di Filologia italiana presso l´università di Salamanca, Sarah Zappulla Muscarà, italianista della facoltà di Lettere di Catania, e Enzo Zappulla, presidente dell´Istituto di Storia dello spettacolo siciliano, nell´atto di stipulare a Salamanca, sede di uno dei più antichi atenei d´Europa, una convenzione, insieme al rettore dell´Università, Josè Ramòn Alonso e al direttore dell´Istituto italiano di cultura di Madrid Giuseppe Di Lella, per istituire la "Cattedra Sicilia".
Si tratta di una novità assoluta: è la prima volta infatti che in terra straniera viene concepito un insegnamento dedicato esclusivamente alla nostra Isola, che avrà come caposaldo la produzione letteraria siciliana, ma che guarderà anche ad altre forme artistiche, non trascurando il folklore, la gastronomia e il diritto. «Per noi la vostra terra - ha detto Vicente Gonzàlez Martìn, che ha dedicato la sua attenzione di studioso a scrittori quali Vincenzo Consolo, Leonardo Sciascia, Giuseppe Bonaviri - della quale per secoli abbiamo condiviso i destini, è un laboratorio di rapporti con l´Italia. Riprenderemo un percorso comune: ci dedicheremo a ricerche filologiche, storiche, culturali. E soprattutto lavoreremo sulla traduzione dei testi, senza perdere di vista la vita della Sicilia oggi, in tutta la sua complessità, indagandone tutti gli aspetti. Sarà una tribuna, questa cattedra, per la Sicilia e per l´Italia».
L´intento, dunque, è quello di promuovere e diffondere la cultura siciliana attraverso progetti e iniziative che tra l´altro possano favorire il gemellaggio tra le due università, quella catanese e quella spagnola. Di conseguenza, il patrimonio isolano sarà oggetto di mostre documentarie, cataloghi, pubblicazioni bilingue, traduzioni in spagnolo degli scrittori siciliani contemporanei, convegni e tavole rotonde. «La convenzione - spiega Sarah Zappulla Muscarà - consentirà di sostenere, incrementare e approfondire l´insegnamento e la ricerca sulla nostra Isola, la diffusione delle opere dei nostri autori in lingua spagnola, di stanziare borse di studio destinate a studenti spagnoli, che in tal modo potranno frequentare istituzioni e enti culturali siciliani, nonché di favorire scambi interculturali tra i due Paesi. Si tratta di qualcosa di rivoluzionario, se si pensa che in Sicilia non esiste nulla di simile».
E riguardo alla traduzione dei romanzi di Andrea Camilleri, recentemente in Spagna proprio Vicente Gonzàlez Martìn ha lanciato un allarme significativo: nella versione in castigliano, infatti, si perde tanto della lingua creata da Camilleri. Il suo impasto ibrido e fortemente evocativo verrebbe inficiato da certi standard linguistici che non fanno giustizia a una delle invenzioni linguistiche più pirotecniche degli ultimi anni in Italia. «Si può sicuramente tradurlo bene, Camilleri - ha spiegato Gonzàlez Martìn - l´unico problema è che comporta parecchie difficoltà. In Spagna abbiamo ottime traduzioni di Gadda, di Raffaele Nigro, di Giorgio Manganelli. Per tradurre alcuni autori bisogna possedere in profondità sia l´italiano che lo spagnolo. È un lavoro arduo, da filologi. Gli editori invece hanno quasi sempre fretta e scelgono, quando possono, la via più facile. È un peccato, se si pensa che la lingua di Camilleri corrisponde alla sensibilità siciliana del Pirandello di "Liolà". Dentro ci sono i paesaggi e la storia dell´isola».
Ma non ci sarà spazio soltanto per i contemporanei: infatti, nel quadro delle primissime iniziative avviate dalla "Cattedra Sicilia", è prevista la traduzione di "Stefano Pirandello. Tutto il teatro", il cofanetto Bompiani in tre volumi curato da Enzo Zappulla e da Sarah Zappulla Muscarà, che raccoglie l´opera omnia del figlio del grande scrittore agrigentino. Già accolta con favore in Francia, l´opera di Stefano Pirandello finalmente varcherà i confini nazionali, per uscire definitivamente dall´oblio. E poi verranno realizzate due mostre, dedicate a Vitaliano Brancati e a Leonardo Sciascia. La prima si intitolerà "Dalla Sicilia all´Europa. L´Italia di Vitaliano Brancati", promossa dal Ministero per i beni culturali. Si tratta di un percorso ricco e affascinante, che mette a fuoco la figura e l´opera dell´autore di "Don Giovanni in Sicilia", restituendo anche lo sfondo storico e culturale del tempo. La ragnatela dei rapporti tra Brancati e gli intellettuali di quel periodo, tra cui Alberto Moravia, Antonio Borgese, Ercole Patti, Eugenio Montale, Benedetto Croce, Ignazio Silone. Ma ne viene fuori anche un ritratto del nostro Paese, sospeso tra l´anima fascista e quella democristiana.
Allo scrittore di Racalmuto, in occasione del ventennale della morte, sarà dedicata una mostra di scatti fotografici inediti di Giuseppe Leone, che ritraggono Leonardo Sciascia in occasione dei suoi viaggi in Spagna. Una prova ulteriore, se ce ne fosse bisogno, del legame forte che unì Sciascia alla Spagna, come del resto testimonia il volumetto curato da Natale Tedesco qualche anno fa dal titolo "Ore di Spagna". A corredo della mostra, sarà realizzato un catalogo bilingue. Sarà dunque la Spagna, da oggi in poi, ad "avere nel cuore" la Sicilia, per dirla ancora con l´autore di "A ciascuno il suo".

domenica 11 gennaio 2009

«Da salvare i canti della tradizione»

«Da salvare i canti della tradizione»
DOMENICA, 04 GENNAIO 2009 IL TIRRENO - Grosseto

A Pitigliano raduno tosco-laziale

Si svolgerà questo pomeriggio alle ore 17 all’Auditorium della Banca di Credito Cooperativo la “Rassegna delle Befane della collina e della montagna”. Presenti i gruppi di Pitigliano, San Martino sul Fiora, Tre Case di Piancastagnaio, Selva, Latera e Onano. L’allestimento è affidato al gruppo dei Giubbonai, mentre la presentazione sarà di Angelo Biondi, presidente per la Toscana della Società per la protezione dei beni culturali, fra i cui compiti rientra anche quello della tutela delle tradizioni popolari.
L’interessante manifestazione, giunta già alla sua terza edizione grazie alla sensibilità della Banca di Credito Cooperativo di Pitigliano.
«Nel territorio delle Colline del Fiora e del vicino versante meridionale dell’Amiata - riferisce Angelo Biondi - questa tradizione è ancora molto sentita e vari gruppi spontanei vanno a “cantà la Befana” la sera del 5 gennaio nei paesi e nelle campagne, anche se le rapide trasformazioni della modernità, l’invecchiamento e l’emigrazione rischiano di minare questa bella ed antica tradizione, che ha radici e significati ben più profondi ed autentici della superficiale introduzione di forme “estere” come quella di Halloween. Anche per questo si deve lodare l’iniziativa di un gruppo di genitori che quest’anno presenta alla rassegna una “squadretta” di ragazzini, preparati con grande entusiasmo a “cantà la Befana” nel segno del rinnovo della tradizione con le giovani generazioni».
Antonello Carrucoli