BAMBOLA DEI MALGARI
(f; Sennenpuppe, Sennentuntschi, Tolgg, Thggeli, Statua ci cente). Nelle leggende svizzere si rac-conta di malgati che, durante la permanenza negli alpeggi, rea-giscono al desiderio di una presenza femminile costruendo una bambola o una statua alla quale danno un nome e del cibo. La bambola prende vita ed è in grado di svolgere lutti i lavori fem-minili. Quando in autunno gli alpigiani lasciano le malghe, non vogliono portare con sé a valle la creatura demoniaca, la quale pretende allora che UNO dei malgari rimanga con lei. Mentre gli altri lasciano l’alpeggio vedono che la statua vivente uccide il loro compagno, Io scuoia e stende la sua pelle sul tetto delta baita. Schmidt definisce questo tipo di storie leggende erotiche delle malghe poiché vi si narra di alpigiani che, costretti a pas-sare tutta l’estate nei solitari pascoli alpini, si costruiscono coi materiali più diversi una figura femminile e la ospitano «alter nativamente nei loro letti».
La leggenda ricorda la storia di Pigmalione che, come i mal-gari, costruisce una figura che poi prende vita. Il motivo dello scorticamento dell’alpigiano è invece un’aggiunta medievale-cristiana che pretende una punizione esemplare per l’atto sacri-lego di chi crea, dà vita e ha rapporti sessuali con la bambola delle malghe.
Il drammaturgo svizzero Jorg Selmeider ha rielaborato que-sto argomento per il teatro in un’opera intitolata Der Sennen-tuntscfzj. Anche l’austriaco Felix Mitterer ha ripreso dei motivi di questa leggenda nel suo dramma Die wilde Frau (la donna selvaggia).