mercoledì 6 gennaio 2021

il Mostro della valle del Leno


IL MOSTRO DELLA VALLE DEL LENO

Negli antichi tempi, servendosi gli abitanti di quella valle delle acque del Leno per battezzare i neonati, questi morivano poco dopo il battesimo in preda a convulsioni strazianti, rimanendo i piccoli cadaveri come carbonizzati. Cagione del terribile malefizio era un mostro mezzo pesce e mezzo uccello, il quale, buttando dal becco una fiamma azzurrognola, calava nottetempo dai monti circostanti a bagnarsi nelle acque del torrente che ne rimanevano infette.

Leggenda della zona di  Rovereto.

martedì 5 gennaio 2021

leggende legate alla Epifania

EPIFANIA
Durante la notte dell'Epifania, l'uso dei portafortuna sarebbe ben più efficace del solito, e di ciò approfittano specialmente le fanciulle da marito.
Esse sanno, infatti, che se la sera dell'Epifania scagliano lontano col piede, oltre luscio di casa, la pantoffola destra dopo averla prima calzata, ne avranno precisi auspici sui tempi entro i quali non saranno più nubili.
Se la punta della pantoffola risulta rivolta verso l'esterno, la ragazza si sposerà entro l'anno.
Se invece la punta sarà rivolta verso la casa, occorrerà attendere un altro anno.

venerdì 1 gennaio 2021

Il Vischio: augurio di Bene e Felicità per il nuovo anno

Il Vischio: augurio di Bene e Felicità per il nuovo anno

LA PROVINCIA DI CREMONA - 2 gennaio 2005
Itinerario tra le piante del territorio cremasco

di Basilio Monaci e Ilaria Andreoni

«Giace morente l'anno nella luce di questa sera, nei boschi
invernali medita il poeta / ode sospiri di malinconia / tra le foglie
avvizzite. / Non così, ma come spirito glorificato / l'angelo
dell'anno dice addio, depone le vesti / verdi in Primavera / o
rilucenti dell'azzurro estivo. / E avendo compiuto la sua missione
in Terra / riempite di biondo grano mille valli / frutteti di rosei frutti
/ e sparsi i suoi fiori intorno... indugia per un attimo a ponente,
mentre il sole calante volge al tutto / un dolce sorriso di saluto e
poi ritorna a Dio».

In questa lirica di un poeta tedesco è racchiuso tutto il ciclo delle stagioni, la sottile malinconia della stagione invernale, il profilarsi di un nuovo anno. Nel periodo delle feste natalizie e d'inizio anno è abitudine, appendere alla porta di casa, un rametto di vischio, che, secondo la credenza popolare avrebbe il potere di allontanare gli influssi negativi ed è beneaugurante.
Inoltre, baciarsi sotto un rametto di vischio assicura felicità e, alle coppie di fidanzati dà la certezza di sposarsi entro l'anno successivo. Perchè un ramo di vischio abbia davvero influssi benefici, non deve essere colto con le mani, ma deve essere fatto cadere dall'albero su cui cresce con un bastone ed afferrato prima che cada a terra. I Celti ritenevano che il vischio fosse simbolo della divinità, il segno soprannaturale rimasto su un albero colpito da un fulmine. Questo simbolismo diventava ancora più forte se il vischio cresceva su una quercia rovere. Era considerata una pianta così magica e dotata di proprietà curative che i Druidi, i sacerdoti delle popolazioni celtiche, la immergevano nell'acqua e distribuivano quest'acqua a coloro che soffrivano delle più disparate malattie.

Pianta semiparassita, il vischio, nome scientifico Viscum album, della famiglia delle Lorantaceae, vive verso l'apice dei rami del melo, del pero, del susino, dell'ontano, del pioppo e della quercia. E' un sempreverde legnoso a forma di cespuglio, sembra un enorme nido di cornacchia, con un tronco breve da cui si dipartono delle ramificazioni regolari color verde-marcio. I fiori, minuscoli, appaiono in primavera, i frutti sono bacche piene di mucillagine. Questi frutti non sono commestibili, ma gli uccelli se ne cibano, favorendone la propagazione. In Italia è presente nei boschi e lungo i filari dai trecento ai mille metri di altezza e pertanto introvabile nel cremasco.

Questa pianta venne a lungo rifiutata dalla Chiesa, perchè simbolo del paganesimo ed una curiosa leggenda medievale raccontava la storia del vischio: all'inizio era una pianta normale, al momento della Crocifissione di Gesù, mentre tutti gli altri alberi presenti in Palestina caddero in mille pezzi per non offrire il loro legno per la Croce, il vischio fu l'unica pianta a rimanere intatta ed i suoi rami vennero utilizzati per preparare la Croce. Da allora venne maledetto dal Signore e costretto a crescere senza radici. Ma più tardi anche il vischio venne accettato dalla Chiesa, tanto da assumere il significato di simbolo di Cristo, Luce del mondo, associato ad una nascita misteriosa voluta dal Cielo. In Inghilterra, a York, con una solenne celebrazione il vischio veniva posto sull'altare maggiore della chiesa principale alla vigilia di Natale e lì veniva conservato per i dodici giorni del periodo natalizio.

Dal vischio, per le sostanze contenute nelle sue bacche e nella sua corteccia , deriva l'aggettivo `vischioso' o `viscoso' per indicare una sostanza od una persona appiccicosa. Nelle sue foglie, inoltre, sono stati ritrovati dei principi attivi che riducono la pressione sanguinea e facilitano il flusso dell'urina, proprietà che si stanno ancora studiando.