Miti e leggende in laguna
la tribuna di Treviso — 19 novembre 2007 pagina 41 sezione: SPETTACOLO
Ora languida e suadente cortigiana, ora potente macchina da guerra imperialista, ora colta e raffinata oasi di libertà, ora dimessa e impolverata area urbana ripudiata dal modernismo, Venezia è la mitica città che non ha mai finito di crearsi e ricrearsi nel tempo, profondendo innumerevoli immagini di sé. Del resto è una città unica al mondo, una città che galleggia, che si alza e che si abbassa con il crescere e il calare della marea. Da questa unicità ha tratto linfa una miriade di storie e leggende fantastiche, a volte basate su fatti reali reinterpretati nei secoli, a volte frutto di pura immaginazione, che riguardano un po’ tutti gli aspetti della vita lagunare: le origini, i simboli, i maggiori personaggi, le chiese, i palazzi, i ponti, le isole e i litorali.
Tutti questi racconti sono riportati con fedeltà storica e dovizia di particolari nel nuovo libro di Marcello Brusegan, bibliotecario della Marciana e già autore di numerosi altri volumi di storia e tradizione veneziana.
Il libro narra le antiche credenze nate intorno a fatti ed edifici storici e le leggende metropolitane fiorite da episodi di cronaca del passato remoto e di quello più recente. Brusegan riporta con precisione le testimonianze dei documenti e non lesina qualche ironico ma sempre garbato commento sulla città di ieri e quella di oggi.
Sfogliare le pagine del volume di Brusegan significa immergersi nella storia della città, delle sue calli, dei suoi ponti e delle sue isole e incontrare tra le centinaia di curiosità il menù del banchetto per la festa della Sensa offerto dal Doge (fette di pan di Spagna, naranze garbe, pollastre allesse, colombini rosti...), accanto a tappeti naviganti; cortigiane e dogaresse; le streghe delle Fondamenta Nove e i fantasmi dei campielli; il santo che non esiste (Trovaso) e l’angelo degli innamorati (Raffaele); i relitti che affiorano in Laguna e le sampierote.
E il libro di Brusegan cattura i veneziani che vogliono conservare la memoria della loro città così come i visitatori “foresti” che cercano itinerari inconsueti e informazioni non turistiche. A questi ultimi sembra dedicata l’etimologia del toponimo Venezia secondo «un antico e anonimo quanto dotto scrittore veneziano»: dal latino veni etiam, torna ancora.
Marcello Brusegan, «Miti e leggende di Venezia» Newton Compton, pagg 325 con illustrazioni, euro 20
la tribuna di Treviso — 19 novembre 2007 pagina 41 sezione: SPETTACOLO
Ora languida e suadente cortigiana, ora potente macchina da guerra imperialista, ora colta e raffinata oasi di libertà, ora dimessa e impolverata area urbana ripudiata dal modernismo, Venezia è la mitica città che non ha mai finito di crearsi e ricrearsi nel tempo, profondendo innumerevoli immagini di sé. Del resto è una città unica al mondo, una città che galleggia, che si alza e che si abbassa con il crescere e il calare della marea. Da questa unicità ha tratto linfa una miriade di storie e leggende fantastiche, a volte basate su fatti reali reinterpretati nei secoli, a volte frutto di pura immaginazione, che riguardano un po’ tutti gli aspetti della vita lagunare: le origini, i simboli, i maggiori personaggi, le chiese, i palazzi, i ponti, le isole e i litorali.
Tutti questi racconti sono riportati con fedeltà storica e dovizia di particolari nel nuovo libro di Marcello Brusegan, bibliotecario della Marciana e già autore di numerosi altri volumi di storia e tradizione veneziana.
Il libro narra le antiche credenze nate intorno a fatti ed edifici storici e le leggende metropolitane fiorite da episodi di cronaca del passato remoto e di quello più recente. Brusegan riporta con precisione le testimonianze dei documenti e non lesina qualche ironico ma sempre garbato commento sulla città di ieri e quella di oggi.
Sfogliare le pagine del volume di Brusegan significa immergersi nella storia della città, delle sue calli, dei suoi ponti e delle sue isole e incontrare tra le centinaia di curiosità il menù del banchetto per la festa della Sensa offerto dal Doge (fette di pan di Spagna, naranze garbe, pollastre allesse, colombini rosti...), accanto a tappeti naviganti; cortigiane e dogaresse; le streghe delle Fondamenta Nove e i fantasmi dei campielli; il santo che non esiste (Trovaso) e l’angelo degli innamorati (Raffaele); i relitti che affiorano in Laguna e le sampierote.
E il libro di Brusegan cattura i veneziani che vogliono conservare la memoria della loro città così come i visitatori “foresti” che cercano itinerari inconsueti e informazioni non turistiche. A questi ultimi sembra dedicata l’etimologia del toponimo Venezia secondo «un antico e anonimo quanto dotto scrittore veneziano»: dal latino veni etiam, torna ancora.
Marcello Brusegan, «Miti e leggende di Venezia» Newton Compton, pagg 325 con illustrazioni, euro 20