La Leggenda di Cola di Pesce
Luciana Monticane
Gli Arcani, aprile 1976, pagine 62-63
Secondo una antica tradizione siciliana viveva un tempo a Messina un giovane ragazzo di nome Nicola, figlio di un povero pescatore, che amava passare la maggior parte del suo tempo in mare, tuffandosi spesso anche a grande profondità. Per questa sua passione era stato soprannominato dai suoi compaesani Cola Pesce e questi non si stancavano mai di sentire dalle sue labbra i racconti delle favolose meraviglie che egli aveva osservato sul fondo del mare: pesci, piante multicolori, coralli, grotte fosforescenti e altre stupefacenti curiosità.
La fama di Cola Pesce divenne così grande a Messina che, non appena l’imperatore Federico giunse in città, volle immediatamente che gli venisse presentato lo strano e famoso personaggio. Per metterlo alla prova il sovrano fece gettare in mare una coppa d’oro e ordinò a Cola di riportargliela, cosa che egli fece prontamente. Federico, rendendosi conto che quello che gli era stato raccontato corrispondeva a verità, lo colmò di onori ma qualche tempo dopo gli venne voglia di sapere come era fatta la Sicilia sotto l’acqua e su che cosa si appoggiasse. Incaricò allora Cola di rispondere a questi suoi quesiti.
Il giovane ubbidiente si tuffò subito. Quando tornò riferì all’imperatore che l’isola poggiava su tre colonne, una delle quali si stava lentamente consumando bruciata dal fuoco che divampava tra Catania e Messina. Federico, incredulo e capriccioso, ordinò a Cola di portargli un po’ di quel fuoco e il coraggioso ragazzo, a mani nude, si gettò in mare per cercare di accontentare l’impossibile desiderio dell’ imperatore.
Nessuno vide più Cola Pesce, solo una macchia di sangue apparve ad un tratto sulla superficie marina e i messinesi credono che egli si sia messo al posto della colonna intaccata dal fuoco per salvare la sua isola e forse è ancora là.
Quella che abbiamo riportato è una delle diciassette o diciotto versioni popolari siciliane della famosa leggenda di, Cola Pesce, la cui prima menzione letteraria risale ad un poeta provenzale del XII secolo, certo Raimon Jordan. La storia di Cola Pesce, nata a quanto sembra al Faro di Messina, venne infatti ripresa da moltissimi scrittori del Medioevo e anche di periodi successivi. Tema di poesie, poemi, opere drammatiche o dissertazioni erudite, la sua fama giunse fino in Spagna.
Molte sono soprattutto le leggende che narrano, come nel caso di quella siciliana sopra riportata, le eccezionali imprese compiute, sotto l’imperatore Federico di Svezia, da quell’arditissimo nuotatore che, secondo alcuni racconti, venne addirittura trasformato a. seguito di una maledizione che sua madre, stanca di vederlo sempre tra le onde, gli lanciò contro in un essere mezzo uomo e mezzo pesce, tutto ricoperto di squame, con le dita palmate come un’anatra e la gola di rana. Un vero e proprio uomo-anfibio insomma.
Nonostante la sua origine siciliana, Cola Pesce è però diventato, con il passare del tempo, uno dei personaggi più caratteristici del folklore napoletano, ed è proprio a Napoli infatti che è possibile ammirarne una fantastica raffigurazione. Si tratta di un antico bassorilievo, rappresentante la figura atletica di un uomo estremamente villoso e armato di un lungo coltello, collocato sulla facciata del fabbricato che fa angolo tra via Mezzo-cannone e via Sedile del Porto.
Come spiega anche una iscrizione settecentesca, questa opera venne portata alla luce nel cavare le fondazioni del Sedile di Porto, e nonostante, fin dalla fine del ‘500, gli studiosi abbiano avanzato l’ipotesi che si tratti di una raffigurazione del mitico Orione, è da secoli popolarmente chiamato il Pesce Niccolò e il suo corpo non sarebbe coperto di folta peluria, bensì da piccole onde stilizzate.
Così come Robin Hood altro non fu che un simbolo della resistenza degli inglesi contro gli invasori, Cola Pesce simboleggia da sempre le avventure, i pericoli, gli ardimenti degli uomini che vivono sul mare e del mare, ed è per questo che la sua leggenda si è trasformata sulle nostre coste meridionali in una vera e propria parte di sto -ria locale. Ancora oggi non è raro sentire qualche anziano parlare della sbalorditiva resistenza sott‘acqua di Pesce Niccolò con una familiarità e una semplicità che fanno pensare che questi altro nonchè un loro vecchio amico o un loro avo. In particolare, non mancherà certo di farvi notare che ai “suoi tempi” non esistevano mezzi che potessero aiutare il subacqueo artificialmente.
Viene quasi da pensare che Cola Pesce sia stato un personaggio reale. In verità non esistono prove o documentazione che ne attestino una passata esistenza. Che si sia trattato di un essere umano in carne ed ossa o che non sia stato altro che un parto della fantasia popolare ha tuttavia, a nostro avviso, ben poca importanza, in quanto è l’idea di ciò che egli ha rappresentato e rappresenta che conta, e vi possiamo garantire che per la gente di mare Cola Pesce è rimasto e rimarrà, forse ancora per molto tempo, uno dei più grandi eroi della storia. Se passate per Napoli non dimenticate dunque di andare a rendergli omaggio.
Bibliografia
I. Calvino: Fiabe Italiane, volume 2°, Oscar Mondadori, 1968.
G.Pitré: Studi di leggende popolari in Sicilia e Nuova raccolta di leggende siciliane, Torino, 1904
Luciana Monticane
Gli Arcani, aprile 1976, pagine 62-63
Secondo una antica tradizione siciliana viveva un tempo a Messina un giovane ragazzo di nome Nicola, figlio di un povero pescatore, che amava passare la maggior parte del suo tempo in mare, tuffandosi spesso anche a grande profondità. Per questa sua passione era stato soprannominato dai suoi compaesani Cola Pesce e questi non si stancavano mai di sentire dalle sue labbra i racconti delle favolose meraviglie che egli aveva osservato sul fondo del mare: pesci, piante multicolori, coralli, grotte fosforescenti e altre stupefacenti curiosità.
La fama di Cola Pesce divenne così grande a Messina che, non appena l’imperatore Federico giunse in città, volle immediatamente che gli venisse presentato lo strano e famoso personaggio. Per metterlo alla prova il sovrano fece gettare in mare una coppa d’oro e ordinò a Cola di riportargliela, cosa che egli fece prontamente. Federico, rendendosi conto che quello che gli era stato raccontato corrispondeva a verità, lo colmò di onori ma qualche tempo dopo gli venne voglia di sapere come era fatta la Sicilia sotto l’acqua e su che cosa si appoggiasse. Incaricò allora Cola di rispondere a questi suoi quesiti.
Il giovane ubbidiente si tuffò subito. Quando tornò riferì all’imperatore che l’isola poggiava su tre colonne, una delle quali si stava lentamente consumando bruciata dal fuoco che divampava tra Catania e Messina. Federico, incredulo e capriccioso, ordinò a Cola di portargli un po’ di quel fuoco e il coraggioso ragazzo, a mani nude, si gettò in mare per cercare di accontentare l’impossibile desiderio dell’ imperatore.
Nessuno vide più Cola Pesce, solo una macchia di sangue apparve ad un tratto sulla superficie marina e i messinesi credono che egli si sia messo al posto della colonna intaccata dal fuoco per salvare la sua isola e forse è ancora là.
Quella che abbiamo riportato è una delle diciassette o diciotto versioni popolari siciliane della famosa leggenda di, Cola Pesce, la cui prima menzione letteraria risale ad un poeta provenzale del XII secolo, certo Raimon Jordan. La storia di Cola Pesce, nata a quanto sembra al Faro di Messina, venne infatti ripresa da moltissimi scrittori del Medioevo e anche di periodi successivi. Tema di poesie, poemi, opere drammatiche o dissertazioni erudite, la sua fama giunse fino in Spagna.
Molte sono soprattutto le leggende che narrano, come nel caso di quella siciliana sopra riportata, le eccezionali imprese compiute, sotto l’imperatore Federico di Svezia, da quell’arditissimo nuotatore che, secondo alcuni racconti, venne addirittura trasformato a. seguito di una maledizione che sua madre, stanca di vederlo sempre tra le onde, gli lanciò contro in un essere mezzo uomo e mezzo pesce, tutto ricoperto di squame, con le dita palmate come un’anatra e la gola di rana. Un vero e proprio uomo-anfibio insomma.
Nonostante la sua origine siciliana, Cola Pesce è però diventato, con il passare del tempo, uno dei personaggi più caratteristici del folklore napoletano, ed è proprio a Napoli infatti che è possibile ammirarne una fantastica raffigurazione. Si tratta di un antico bassorilievo, rappresentante la figura atletica di un uomo estremamente villoso e armato di un lungo coltello, collocato sulla facciata del fabbricato che fa angolo tra via Mezzo-cannone e via Sedile del Porto.
Come spiega anche una iscrizione settecentesca, questa opera venne portata alla luce nel cavare le fondazioni del Sedile di Porto, e nonostante, fin dalla fine del ‘500, gli studiosi abbiano avanzato l’ipotesi che si tratti di una raffigurazione del mitico Orione, è da secoli popolarmente chiamato il Pesce Niccolò e il suo corpo non sarebbe coperto di folta peluria, bensì da piccole onde stilizzate.
Così come Robin Hood altro non fu che un simbolo della resistenza degli inglesi contro gli invasori, Cola Pesce simboleggia da sempre le avventure, i pericoli, gli ardimenti degli uomini che vivono sul mare e del mare, ed è per questo che la sua leggenda si è trasformata sulle nostre coste meridionali in una vera e propria parte di sto -ria locale. Ancora oggi non è raro sentire qualche anziano parlare della sbalorditiva resistenza sott‘acqua di Pesce Niccolò con una familiarità e una semplicità che fanno pensare che questi altro nonchè un loro vecchio amico o un loro avo. In particolare, non mancherà certo di farvi notare che ai “suoi tempi” non esistevano mezzi che potessero aiutare il subacqueo artificialmente.
Viene quasi da pensare che Cola Pesce sia stato un personaggio reale. In verità non esistono prove o documentazione che ne attestino una passata esistenza. Che si sia trattato di un essere umano in carne ed ossa o che non sia stato altro che un parto della fantasia popolare ha tuttavia, a nostro avviso, ben poca importanza, in quanto è l’idea di ciò che egli ha rappresentato e rappresenta che conta, e vi possiamo garantire che per la gente di mare Cola Pesce è rimasto e rimarrà, forse ancora per molto tempo, uno dei più grandi eroi della storia. Se passate per Napoli non dimenticate dunque di andare a rendergli omaggio.
Bibliografia
I. Calvino: Fiabe Italiane, volume 2°, Oscar Mondadori, 1968.
G.Pitré: Studi di leggende popolari in Sicilia e Nuova raccolta di leggende siciliane, Torino, 1904