L'ADIGE - Cinque streghe date alle fiamme. Rivissuto il periodo buio
di Fiemme. Coinvolte decine di figuranti in costume. Un rogo
impressionante ha avvolto sabato sera cinque delle sei streghe
condannate dagli uomini di Fiemme con le accuse più diverse e più
terribili
http://www.ladige.it/news/a_portale_lay_notizia_01.php?id_cat=4&id_news=4557
di Mario Felicetti
CAVALESE - Quattro «ballotte» nere di condanna e una bianca. Questo il
risultato della votazione che si è tradotta in una tremenda sentenza:
«Le accusate vengono giudicate colpevoli. Si proceda alla loro
immediata combustione per mezzo del fuoco». Un rogo impressionante ha
avvolto sabato sera cinque delle sei streghe condannate dagli uomini
di Fiemme con le accuse più diverse e più terribili: eresia, abiura
della fede, omicidio, danni alle persone, al bestiame ed ai raccolti,
infanticidio, addirittura rapporti sessuali col demonio. In una
parola, stregoneria. Era l'anno Domini 1505, uno dei periodi più bui
della storia di Fiemme, inserita in un'epoca impregnata di ignoranza e
di superstizioni, spesso sulla base di concetti religiosi che la
stessa Chiesa ha successivamente condannato. Eventi di cinque secoli
fa, nati da una serie di catastrofi naturali (incendi, alluvioni,
distrazie) che portarono i residenti a credere di esser vittime di un
maleficio, riproposti anche quest'anno da una delle manifestazioni più
suggestive e più coinvolgenti nella loro drammaticità, a cura del
Comitato rievocazioni storiche di Cavalese, con la collaborazione di
decine di figuranti in costume d'epoca, a rappresentare tutte le
principali associazioni del paese.
L'intera comunità, in sostanza, ha risposto con ammirevole impegno,
sotto la guida di Giuseppe Spazzali e Michele Zadra , per garantire
ancora una vlta una serata di successo, alla quale hanno assistito
centinaia di persone, valligiani e soprattutto ospiti. Serata
abbastanza mite e prima parte dello spettacolo davanti all'edificio
delle scuole medie (una volta l'ambientazione era di fronte al palazzo
della Magnifica Comunità di Fiemme, che, ormai da oltre due anni, è in
fase di completo restauro), dove le sei sventurate sono state portate
di fronte agli uomini di Fiemme, dopo che per giorni avevano subito
gli interrogatori (e le torture) da parte del Vicario Vescovile
Domenico Zen (in rappresentanza del Principe Vescovo di Trento
Udalrico Lichtenstein ), del capitano Vigilio Firmian e dello Scario
Giovanni Giacomo. Il tutto in una inquietante, sinistra atmosfera
impregnata di mistero, con un sottofondo di musiche antiche, il rullo
dei tamburi, i rintocchi della campana a martello, le fiaccole accese
e una spessa coltre di fumo ad invadere la scena.
Nessuna voglia di pronunciare giudizi o emettere sentenze. Soltanto la
volontà di riflettere su quanto accaduto in passato perché certe cose
non abbiano a verificarsi mai più. Al rogo, sabato sera, dopo una
serie di violente accuse da parte di Giovanni Dalle Piatte , sono
state messe Ottilia Dellagiacoma di Predazzo, Margherita Tessadrela di
Tesero, Margherita detta Tommasina dell'Agnola di Cavalese, Elena «La
Serafina» di Varena e Ursula Strumenkera di Trodena, mentre Barbola
Marostega (della quale non è stata reso noto il luogo d'origine), che
non ha voluto confessare le proprie colpe, è stata ricondotta nelle
carceri del palazzo, dove, dicono i documenti antichi, sarebbe morta
in seguito alle nuove torture subite. Imponente come sempre la
rievocazione, fondata sulla ricerca storica e sui testi della maestra
Miriam Pederiva, con la regia di Bruno Vanzo . Molto apprezzate da
tutti la veridicità delle scene ed la fedeltà con la quale sono state
riproposte, seguendo scupolosamente i verbali dell'epoca.
di Fiemme. Coinvolte decine di figuranti in costume. Un rogo
impressionante ha avvolto sabato sera cinque delle sei streghe
condannate dagli uomini di Fiemme con le accuse più diverse e più
terribili
http://www.ladige.it/news/a_portale_lay_notizia_01.php?id_cat=4&id_news=4557
di Mario Felicetti
CAVALESE - Quattro «ballotte» nere di condanna e una bianca. Questo il
risultato della votazione che si è tradotta in una tremenda sentenza:
«Le accusate vengono giudicate colpevoli. Si proceda alla loro
immediata combustione per mezzo del fuoco». Un rogo impressionante ha
avvolto sabato sera cinque delle sei streghe condannate dagli uomini
di Fiemme con le accuse più diverse e più terribili: eresia, abiura
della fede, omicidio, danni alle persone, al bestiame ed ai raccolti,
infanticidio, addirittura rapporti sessuali col demonio. In una
parola, stregoneria. Era l'anno Domini 1505, uno dei periodi più bui
della storia di Fiemme, inserita in un'epoca impregnata di ignoranza e
di superstizioni, spesso sulla base di concetti religiosi che la
stessa Chiesa ha successivamente condannato. Eventi di cinque secoli
fa, nati da una serie di catastrofi naturali (incendi, alluvioni,
distrazie) che portarono i residenti a credere di esser vittime di un
maleficio, riproposti anche quest'anno da una delle manifestazioni più
suggestive e più coinvolgenti nella loro drammaticità, a cura del
Comitato rievocazioni storiche di Cavalese, con la collaborazione di
decine di figuranti in costume d'epoca, a rappresentare tutte le
principali associazioni del paese.
L'intera comunità, in sostanza, ha risposto con ammirevole impegno,
sotto la guida di Giuseppe Spazzali e Michele Zadra , per garantire
ancora una vlta una serata di successo, alla quale hanno assistito
centinaia di persone, valligiani e soprattutto ospiti. Serata
abbastanza mite e prima parte dello spettacolo davanti all'edificio
delle scuole medie (una volta l'ambientazione era di fronte al palazzo
della Magnifica Comunità di Fiemme, che, ormai da oltre due anni, è in
fase di completo restauro), dove le sei sventurate sono state portate
di fronte agli uomini di Fiemme, dopo che per giorni avevano subito
gli interrogatori (e le torture) da parte del Vicario Vescovile
Domenico Zen (in rappresentanza del Principe Vescovo di Trento
Udalrico Lichtenstein ), del capitano Vigilio Firmian e dello Scario
Giovanni Giacomo. Il tutto in una inquietante, sinistra atmosfera
impregnata di mistero, con un sottofondo di musiche antiche, il rullo
dei tamburi, i rintocchi della campana a martello, le fiaccole accese
e una spessa coltre di fumo ad invadere la scena.
Nessuna voglia di pronunciare giudizi o emettere sentenze. Soltanto la
volontà di riflettere su quanto accaduto in passato perché certe cose
non abbiano a verificarsi mai più. Al rogo, sabato sera, dopo una
serie di violente accuse da parte di Giovanni Dalle Piatte , sono
state messe Ottilia Dellagiacoma di Predazzo, Margherita Tessadrela di
Tesero, Margherita detta Tommasina dell'Agnola di Cavalese, Elena «La
Serafina» di Varena e Ursula Strumenkera di Trodena, mentre Barbola
Marostega (della quale non è stata reso noto il luogo d'origine), che
non ha voluto confessare le proprie colpe, è stata ricondotta nelle
carceri del palazzo, dove, dicono i documenti antichi, sarebbe morta
in seguito alle nuove torture subite. Imponente come sempre la
rievocazione, fondata sulla ricerca storica e sui testi della maestra
Miriam Pederiva, con la regia di Bruno Vanzo . Molto apprezzate da
tutti la veridicità delle scene ed la fedeltà con la quale sono state
riproposte, seguendo scupolosamente i verbali dell'epoca.