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Claudia e Luigi Manciocco
Una casa senza porte. Viaggio intorno alla figura della Befana
Melusina Editrice, 1995 Roma. pp. 340, L. 39.000.
Recensione di Maria Franca Bagliani
Momento significativo e culminante di un periodo che è temporale, ma soprattutto psicologico, quello tra il 25 dicembre e il 6 gennaio, la festa della Befana chiude il ciclo dei dodici giorni magici successivi al Natale e conclude il ritorno annuale dei morti alle loro famiglie.
La Befana. Di questa figura così familiare, eppure sostanzialmente misteriosa, il saggio in oggetto, avvalendosi di ricerche di carattere antropologico, etnologico ed archeologico, mira ad individuare l'origine ed a rilevare il significato più profondo. L'esame degli elementi che costituiscono l'immagine della Befana e la sua Festa, ci fa comprendere i nessi culturali, religiosi e sociali che le sottendono.
La ricerca sulle origini ne rivela le affinità con figure
tradizionali della cultura egeo-anatolica preindoeuropea. Del resto
essa non è fenomeno esclusivo del folclore italiano, ma è diffusa
dalla Persia alla Normandia, dalla Russia all'Africa del Nord.
Attraverso millenni di storia i culti della Dea Madre preindoeuropea,
della fertilità, i riti e i miti connessi all'agricoltura, le pratiche
funerarie e innumerevoli altri elementi si conservano nella cultura
mediterranea costituendo quel substrato del quale si trovano tracce
fino ai nostri giorni.
Dopo le trasformazioni della società avvenute intorno al III e II
millennio a.C., le precedenti immagini mitiche perdurarono sotto forma
di reminiscenze o di usanze conformi ai prototipi originari. Così la
figura della Dea Madre, della genitrice primordiale, signora della
vita, della morte, della rigenerazione, sopravvisse in diversi tipi di
strutture sociali nella Grande Antenata, e la befana può essere
facilmente collocata in questa sfera mitica legata all'agricoltura.
Il rapporto tra il mondo dei vivi e quello degli avi defunti è sempre
stato molto complesso. Alle anime degli antenati è sempre stato
attribuito il ruolo di guide e protettori, di qui l'importanza e
l'universalità della festa del ritorno dei morti alle loro case per
visitare i vivi. Festa che segna anche l'inizio dell'anno.
Nell'avvicendamento e stratificazione di culture diverse che hanno
caratterizzato aree geografiche, si può rilevare la ricorrenza di
feste che hanno finalità e significati simili.
Testimonianze etnografiche e storiche ci dicono che presso i Celti
l'anno pare iniziasse ai primi giorni di novembre, in concomitanza con
la celebrazione dei defunti: che a Roma la data di Capodanno venne
fissata il primo gennaio nel 153 a.C., ed alcuni documenti
ecclesiastici testimoniano la contiguità tra la ricorrenza delle
calende di gennaio e l'Epifania ancora intorno al 500.
Giorno dei morti, Capodanno, Epifania sono festività partecipi di un
unico momento spirituale, nel quale si fondono riti di rinnovamento e
ritorno degli avi defunti.
E' evidente quindi l'analogia tra il ritorno a casa dell'antenato e
l'arrivo della Befana.
Per entrambi il passaggio avviene attraverso il camino, ossia il foro
del tetto che nelle case della città preindoeuropea Catal Huyuk
costituiva via d'uscita del fumo del focolare ed ingresso per gli
abitanti. La sacralità del focolare, venerato quale sede degli avi,
era dovuta al fatto che i defunti venivano sepolti sotto il pavimento
delle abitazione.
L'usanza di seppellire i piccoli nelle case sembra essersi conservata
più a lungo rispetto all'usanza analoga relativa agli adulti e rivela
un indubbio legame tra gli spiriti degli antenati e i bambini, ed ai
bambini appunto la Befana porta i suoi doni.
L'indagine sulla figura della Befana non sarebbe stata completa senza
un approfondito esame dei suoi attributi peculiari: la scopa, il
sacco, il dono.
Il motivo della scopa, intesa quale mezzo di trasferimento dello
spirito, ricorre in un gran numero di credenze. Talvolta si usava
lasciare la scopa sulle tombe, affinché le anime aggrappandosi ad essa
potessero tornare sulla terra. E' dalla scopa è facile risalire al
bastone da scavo, il più antico utensile da lavoro femminile e simbolo
dell'autorità della donna, che veniva piantato presso la sua
sepoltura, affinché la defunta se ne servisse nelle sue peregrinazione
nell'oltretomba, e persino all'albero cosmico che, passato dalla terra
la cielo, ha cominciato a volare ed è divenuto mezzo di trasporto per
inoltrarsi nel difficile cammino verso l'al di là.
Il sacco, derivazione dalla pelle dell'animale totemico, che aveva il
compito di accogliere le reliquie dei morti. era anche utilizzato per
porgere loro i doni; una volta perduto il suo significato originario,
il sacco ripieno di offerte per i defunti si è trasformato in quello
trasportato dalla Befana carico di strenne per i bambini.
Il Capodanno dei raccoglitori e degli agricoltori ricorreva
generalmente nel periodo di maggior penuria alimentare, quando era
necessario invocare l'aiuto di potenze soprannaturali. Nel mito era
stata l'Antenata primordiale a elargire in un tempo remoto il cibo
alla comunità vivente. La Befana è immagine della Madre Terra
dispensatrice di doni e frutti della terra sono le strenne
tradizionali che i bambini trovano nella calza: fichi secchi, noci,
nocciole, castagne, mele.
Ancora oggi nel giorno dell' Epifania si usa regalare ai bambini anche
carbone di zucchero. questa sostanza ha un intrinseco valore magico e
fa parte come i prodotti della natura, dei doni fatati portati dalla
vecchina. Il giorno di Epifania aveva i caratteri della Grande festa
di rinnovamento e di rinascita, è quindi presumibile che ne
costituissero parte integrante i riti di iniziazione. accanto ai
rituali destinati ai ragazzi più grandi ne erano forse previsti altri
di consacrazione dei bambini piccoli agli antenati.
Sembra che nelle cerimonie di passaggio degli adolescenti venissero
utilizzate maschere. Queste, oltre a rappresentare i defunti,
conservavano magicamente qualcosa dell'antenato stesso. Nella loro
indagine gli Autori non trascurano di approfondire altri elementi
relativi alla figura della Befana o ai riti dell'Epifania, quali il
legame tra le stelle e le anime dei defunti, il significato dell'oro
dell'incenso e della mirra, offerto dai Magi della tradizione
cristiana, dell'acqua e del fuoco.
Essi inoltre sottolineano la complessità di una figura che, se da un
lato è Antenata benefica nel suo ruolo di donatrice,contemporaneamente
rivela però tratti stregoneschi e non dobbiano stupirci se nel
bellunese le è attribuito il nome di Redodesa, quella Redodesa o
Erodiade che nella notte dell'Epifania vaga nel cielo guidando le
schiere delle streghe.
In sintesi: le puntuali, rigorose e documentate ricerche di C. e L.
Manciocco sulla befana hanno messo in evidenza lo stretto legame tra questa figura e il culto degli antenati, in quanto, come si è detto, la Befana riassume nella sua immagine di antenata mitica gli attributi primordiali della Dea Madre. In questa veste essa assolve le funzioni peculiari di guardiana del focolare e come tutte le figure degli avi domestici non può apparire disgiunta dal luogo sacro della casa.
In lei si ravvisano i tratti della Donna del Capodanno, di colei che preside a tutto ciò che rinasce e si rinnova, e a tutto quello che ha inizio. Per questo essa protegge i giovani iniziandi e dona i frutti della terra, simbolico seme per i raccolti futuri.
Claudia e Luigi Manciocco
Una casa senza porte. Viaggio intorno alla figura della Befana
Melusina Editrice, 1995 Roma. pp. 340, L. 39.000.
Recensione di Maria Franca Bagliani
Momento significativo e culminante di un periodo che è temporale, ma soprattutto psicologico, quello tra il 25 dicembre e il 6 gennaio, la festa della Befana chiude il ciclo dei dodici giorni magici successivi al Natale e conclude il ritorno annuale dei morti alle loro famiglie.
La Befana. Di questa figura così familiare, eppure sostanzialmente misteriosa, il saggio in oggetto, avvalendosi di ricerche di carattere antropologico, etnologico ed archeologico, mira ad individuare l'origine ed a rilevare il significato più profondo. L'esame degli elementi che costituiscono l'immagine della Befana e la sua Festa, ci fa comprendere i nessi culturali, religiosi e sociali che le sottendono.
La ricerca sulle origini ne rivela le affinità con figure
tradizionali della cultura egeo-anatolica preindoeuropea. Del resto
essa non è fenomeno esclusivo del folclore italiano, ma è diffusa
dalla Persia alla Normandia, dalla Russia all'Africa del Nord.
Attraverso millenni di storia i culti della Dea Madre preindoeuropea,
della fertilità, i riti e i miti connessi all'agricoltura, le pratiche
funerarie e innumerevoli altri elementi si conservano nella cultura
mediterranea costituendo quel substrato del quale si trovano tracce
fino ai nostri giorni.
Dopo le trasformazioni della società avvenute intorno al III e II
millennio a.C., le precedenti immagini mitiche perdurarono sotto forma
di reminiscenze o di usanze conformi ai prototipi originari. Così la
figura della Dea Madre, della genitrice primordiale, signora della
vita, della morte, della rigenerazione, sopravvisse in diversi tipi di
strutture sociali nella Grande Antenata, e la befana può essere
facilmente collocata in questa sfera mitica legata all'agricoltura.
Il rapporto tra il mondo dei vivi e quello degli avi defunti è sempre
stato molto complesso. Alle anime degli antenati è sempre stato
attribuito il ruolo di guide e protettori, di qui l'importanza e
l'universalità della festa del ritorno dei morti alle loro case per
visitare i vivi. Festa che segna anche l'inizio dell'anno.
Nell'avvicendamento e stratificazione di culture diverse che hanno
caratterizzato aree geografiche, si può rilevare la ricorrenza di
feste che hanno finalità e significati simili.
Testimonianze etnografiche e storiche ci dicono che presso i Celti
l'anno pare iniziasse ai primi giorni di novembre, in concomitanza con
la celebrazione dei defunti: che a Roma la data di Capodanno venne
fissata il primo gennaio nel 153 a.C., ed alcuni documenti
ecclesiastici testimoniano la contiguità tra la ricorrenza delle
calende di gennaio e l'Epifania ancora intorno al 500.
Giorno dei morti, Capodanno, Epifania sono festività partecipi di un
unico momento spirituale, nel quale si fondono riti di rinnovamento e
ritorno degli avi defunti.
E' evidente quindi l'analogia tra il ritorno a casa dell'antenato e
l'arrivo della Befana.
Per entrambi il passaggio avviene attraverso il camino, ossia il foro
del tetto che nelle case della città preindoeuropea Catal Huyuk
costituiva via d'uscita del fumo del focolare ed ingresso per gli
abitanti. La sacralità del focolare, venerato quale sede degli avi,
era dovuta al fatto che i defunti venivano sepolti sotto il pavimento
delle abitazione.
L'usanza di seppellire i piccoli nelle case sembra essersi conservata
più a lungo rispetto all'usanza analoga relativa agli adulti e rivela
un indubbio legame tra gli spiriti degli antenati e i bambini, ed ai
bambini appunto la Befana porta i suoi doni.
L'indagine sulla figura della Befana non sarebbe stata completa senza
un approfondito esame dei suoi attributi peculiari: la scopa, il
sacco, il dono.
Il motivo della scopa, intesa quale mezzo di trasferimento dello
spirito, ricorre in un gran numero di credenze. Talvolta si usava
lasciare la scopa sulle tombe, affinché le anime aggrappandosi ad essa
potessero tornare sulla terra. E' dalla scopa è facile risalire al
bastone da scavo, il più antico utensile da lavoro femminile e simbolo
dell'autorità della donna, che veniva piantato presso la sua
sepoltura, affinché la defunta se ne servisse nelle sue peregrinazione
nell'oltretomba, e persino all'albero cosmico che, passato dalla terra
la cielo, ha cominciato a volare ed è divenuto mezzo di trasporto per
inoltrarsi nel difficile cammino verso l'al di là.
Il sacco, derivazione dalla pelle dell'animale totemico, che aveva il
compito di accogliere le reliquie dei morti. era anche utilizzato per
porgere loro i doni; una volta perduto il suo significato originario,
il sacco ripieno di offerte per i defunti si è trasformato in quello
trasportato dalla Befana carico di strenne per i bambini.
Il Capodanno dei raccoglitori e degli agricoltori ricorreva
generalmente nel periodo di maggior penuria alimentare, quando era
necessario invocare l'aiuto di potenze soprannaturali. Nel mito era
stata l'Antenata primordiale a elargire in un tempo remoto il cibo
alla comunità vivente. La Befana è immagine della Madre Terra
dispensatrice di doni e frutti della terra sono le strenne
tradizionali che i bambini trovano nella calza: fichi secchi, noci,
nocciole, castagne, mele.
Ancora oggi nel giorno dell' Epifania si usa regalare ai bambini anche
carbone di zucchero. questa sostanza ha un intrinseco valore magico e
fa parte come i prodotti della natura, dei doni fatati portati dalla
vecchina. Il giorno di Epifania aveva i caratteri della Grande festa
di rinnovamento e di rinascita, è quindi presumibile che ne
costituissero parte integrante i riti di iniziazione. accanto ai
rituali destinati ai ragazzi più grandi ne erano forse previsti altri
di consacrazione dei bambini piccoli agli antenati.
Sembra che nelle cerimonie di passaggio degli adolescenti venissero
utilizzate maschere. Queste, oltre a rappresentare i defunti,
conservavano magicamente qualcosa dell'antenato stesso. Nella loro
indagine gli Autori non trascurano di approfondire altri elementi
relativi alla figura della Befana o ai riti dell'Epifania, quali il
legame tra le stelle e le anime dei defunti, il significato dell'oro
dell'incenso e della mirra, offerto dai Magi della tradizione
cristiana, dell'acqua e del fuoco.
Essi inoltre sottolineano la complessità di una figura che, se da un
lato è Antenata benefica nel suo ruolo di donatrice,contemporaneamente
rivela però tratti stregoneschi e non dobbiano stupirci se nel
bellunese le è attribuito il nome di Redodesa, quella Redodesa o
Erodiade che nella notte dell'Epifania vaga nel cielo guidando le
schiere delle streghe.
In sintesi: le puntuali, rigorose e documentate ricerche di C. e L.
Manciocco sulla befana hanno messo in evidenza lo stretto legame tra questa figura e il culto degli antenati, in quanto, come si è detto, la Befana riassume nella sua immagine di antenata mitica gli attributi primordiali della Dea Madre. In questa veste essa assolve le funzioni peculiari di guardiana del focolare e come tutte le figure degli avi domestici non può apparire disgiunta dal luogo sacro della casa.
In lei si ravvisano i tratti della Donna del Capodanno, di colei che preside a tutto ciò che rinasce e si rinnova, e a tutto quello che ha inizio. Per questo essa protegge i giovani iniziandi e dona i frutti della terra, simbolico seme per i raccolti futuri.