mercoledì 29 luglio 2020

le chiocciole fatate


LE CHIOCCIOLE FATATE

Dal monte Marabito, l’oro trasuda per ogni parte e perfino l’erba che vi nasce n’è impregnata, tanto che i caprai trovano dorati i denti delle capre che vi pascolano.
Sulla montagna, un giorno, alcuni individui presero a scavare. Scava e scava, ogni speranza sembrava perduta, quand’ecco un colpo di zappa dà un cupo rintocco, e una gran pentola si vede apparire tra la terra e le pietre. Le ricchezze son là, senza fallo, ed i cercatori raddoppiano i colpi, e non badano alla stanchezza, e non pensano che a scoprire il recipiente di creta che, a poco a poco, si mostra loro per intero. Allora vi si gettano sopra; vi cacciano dentro le mani.., delusione! esso non contiene che gusci di chiocciole, I demoni, vedendo scoperto il loro tesoro, avevano fatto sparire l’oro e l’avevano sostituito con quella roba.

Leggenda della zona di Mazzarino.

sabato 25 luglio 2020

il cannone di donna Ivoga


IL CANNONE DI DONNA IVOGA

Non molto distante dalla famosa grotta di Scuderi, nel territorio di Alì, si trova una caverna, detta Valori, dove il popolo ritiene sia pure incantato un gran tesoro.
Narrasi che esso vi fu nascosto da un giovane conte, il quale formò l’incanto col sangue di quattro suoi domestici; per prendere il tesoro occorreva avere gran coraggio, senza invocazioni religiose, ed i cuori di sette fratelli, da consacrare alle ombre custodi.
Un merciaio di Nizza di Sicilia ebbe l’ardire di tentare l’impresa. Perciò prese sette galletti nati da unica covata, strappò loro i cuori ed entrato nella caverna, aiutato da una lanterna, li posò su una pietra e gridò che gli si desse il tesoro. Immediatamente gli comparvero Don Papasso, Donna Chica, bellissima fanciulla di quindici anni, Donna Voga, e la vecchia Donna Ivoga; che val quanto dire le quattro persone uccisevi dal conte, e gli buttarono in faccia i sette cuori, rimproverandolo perché non erano di uomini. Poi lo presero per mano, e per provarne il coraggio lo portarono attorno per le stanze ov’era il tesoro, tentando di spaventarlo con l’apparizione di ogni sorta di animali, che subivano una serie di metamorfosi.
Ma il merciaio sorrideva a tutte quelle prove e senza tremare e senza fare alcuna invocazione religiosa, andava innanzi meravigliando le quattro ombre, che alla fine stavano per concedergli il tesoro. Quand’ecco l’orribile Donna Ivoga ha una nuova idea, e mentre il merciaio gode a studiare le ricchezze di cui si crede padrone, gli fa comparire innanzi un gran cannone, puntato giusto contro di lui, con un artigliere che sta per appostarvi la miccia accesa.
Il povero diavolo, colto così all’improvviso, ebbe un moto istintivo di paura, e con un alto grido invocò la sua salvezza alla Madonna. Nella grotta avvenne un grande sconvolgimento, ed egli si trovò tramortito sulla spiaggia di Alì.


Leggenda della zona di Alì.

venerdì 17 luglio 2020

Oro dei Saraceni


L’ORO DEI SARACENI

Il Marabito è un’alta e lunga montagna di otto o novecento metri sul livello del mare, quasi a metà strada tra il comune di Mezzoiuso e la borgata di Campofelice di Fitalia.
Or è già molto tempo, i saraceni avevano un castello in quei dintorni, e precisamente sulla cima del pizzo di case, ma, assaliti e distrutti, essi raccolsero tutti i loro immensi tesori in una grotta del Marabito e li diedero in consegna ai diavoli, che da allora gelosamente li guardano.
Molte e molte persone hanno avuto l’ardire di arrampicarsi sin là ed hanno trovato stanzoni ripieni di verghe e di monete d’oro, di vasi preziosissimi e di gioie. Essi hanno potuto inebriarsi a maneggiar quelle ricchezze; ma non un centesimo hanno potuto portar via. Sin che si ha addosso la più piccola di quelle monetucce, la porta non si può ritrovare e, per tornare ad uscire, occorre aver lasciato tutto quanto si è potuto prendere là dentro.
Un giorno, certe persone ingegnose portarono lassù un cane e, messe in mezzo a dei pezzi di pane un buon numero di quelle monete, gliele fecero inghiottire. Poi lo legarono con una lunga corda ed uscirono senza impaccio. Ma quando, pervenute al passo, esse tirarono la corda, sperando di fare uscire l’animale che vi era legato, questa si ruppe ed il cane non  venne fiori che quando ebbe evacuato tutto l’oro che gli avevano fatto inghiottire.

Leggenda della zona di Mazzarino.

martedì 14 luglio 2020

leggende legate alla cornucopia

CORNUCOPIA
E' il mitico "corno dell'abbondanza", uno tra i simboli più antichi del mondo mitologico greco, ove lo si considerava dono di Zeus ed emblema dii fertilità, ricchezza, produttività.
In pratica, l'effigie della cornucopia può esser considerata come un vero e proprio talismano se disegnata su un supporto adatto da fare da talismano, come per esempio un frammento di carta pergamena o una sottile lamina di rame, di argento o di oro.
La cornucopia era anche un simbolo della dea Fortuna, la quale donava agli uomini ricchezza o povertà a seconda del suo umore mutevolissimo.

domenica 12 luglio 2020

leggende legate alla conchiglia

CONCHIGLIA
Dato che molte conchiglie richiamano, con la loro forma, i genitali femminili, sono considerate uno tra i più antichi simboli di fecondità.
Si ricordi che, nell'iconografia pagana ripresa dalla cultura rinascimentale, Venere sorgente dalla spuma del mare è portata a riva, sospinta dagli Zefiri, da una conchiglia.
La conchiglia è quindi un amuleto di Venere, perciò d'amore.
Molti collezionisti d'amuleti hanno anche, nelle loro collezioni, una conchiglia.
Altrettanto numerosi sono coloro che considerano come portafortuna personale una piccolissima conchiglia da portare sempre in tasca.
In Spagna, invece, un tempo la conchiglia era considerata un efficacissimo amuleto per i viaggi, essendo simbolo di San Iago di Compostella al cui Santuario si effettuavano lunghi e faticosi pellegrinaggi.

sabato 11 luglio 2020

leggende legate alla felce

FELCE
E' risaputo, specialmente nelle località montane, che i fiori della felce sono un potentissimo talismano per ottenere la felicità in amore.
Ma come procurarseli, visto che la maggior parte delle varietà di felce ha un breve periodo di fioritura? E' semplice. Non è necessario recarci noi tra i monti: possiamo anche incaricare qualcuno che vive in montagna di cercare per noi dei fiori di felce, ma l'importante è che poi c'è li porti avendo avuto cura di riporli in un sacchetto di seta rossa.
Ma il seme di felce è comunque un talismano universale: ancora oggi, in Germania, vi è chi porta nel borsellino o nel portafogli un fiore di felce essiccato: in questo modo, non si resterà senza soldi.
In Sardegna, invece, i fiori di felce sono considerati un antidoto efficacissimo contro i problemi di salute: basta portarne una addosso, senza mai farne parola con nessuno.

venerdì 10 luglio 2020

la fiera infernale


LA FIERA INFERNALE

Ogni sette anni, nella grande pianura che si stende alle falde del monte Marabito, la tribù infernale dà una fiera. Essa ha luogo di notte, verso le dodici pomeridiane, ed è ricchissima di oggetti, di animali, di luminarie. Senonché, per vederla, occorre non saper nulla della sua esistenza; chi, conoscendone qualche cosa, si recasse apposta da quelle parti, o anche vi passasse per caso, non vedrebbe nulla di nulla.
Una notte, un tale veniva da Campofelice, quando, pervenuto nei pressi del Marabìto, vide una illuminazione bellissima, e fuochi d’artificio e baracche d’ogni specie. Stupito di quella strana visione, stava per darsela a gambe, quando si sentì chiamare e si vide offerti a vilissimo prezzo gli oggetti migliori. Un bue glielo davano per un soldo, un agnellino per un grano. Ma egli non aveva la croce di un quattrino e con dolore doveva rifiutare ogni cosa, allorché uno dei mercanti gli frugò in tasca e trovatagli, con sua meraviglia, una monetuccia, gliela tolse e gli mandò dietro un vitellino, che lo seguì sino alla casa, ove gli si cambiò in un mucchio d’oro, che lo fece divenir cieco.

Leggenda della zona di Mazzarino.

mercoledì 8 luglio 2020

leggende legate alla cintura

CINTURA
E' un antico talismano d'amore, indicato per accrescere per "vis magica" la propria fortuna in amore e nel sesso nonché la propria capacità di seduzione.
Le antiche matrone romane portavano sotto il peplo, a stretto contatto  con la pelle, una sottile catena d'oro che - sostenevano - avrebbe fatto in modo che non restassero mai senza... cavaliere.
Talora, vi era sospeso anche un piccolo ciondolo di rame (metallo sacro a Venere) che giungeva a sfiorare loro il basso ventre (per l'appunto, il monte di Venere) e che aveva un effetto  ancor più propiziatorio.
Ma un sottile cintura di metallo preziosa è ancora oggi considerata, in senso lato, un portafortuna universale, efficace contro ogni tipo d'influenze maligne, in analogia col significato difensivo di tutto ciò che a forma circolare, come per esempio una cinta di mura.

martedì 7 luglio 2020

leggende legate al corno

CORNO
Significato di questo talismano prettamente mediterraneo, e solitamente di grande formato, è quello di potenza, di fertilità, di penetrazione virile, al contrario della coppia di corna bovine che - avendo invece forma di falce lunare - assumono significato femminile e lunare e che sono un portafortuna di connotazione più spiccatamente rurale, che molto di frequente scorgiamo sugli usci delle case delle nostre campagne.
Proprio la connotazione maschile e positiva è alla base del presunto potere difensivo del corno, potere che si esplicita nella diffusissima usanza di portar seco un ciondolo a forma di corno, meglio ancora se in metallo prezioso o in corallo, o di appenderlo - usanza ben più recente - al lunotto dell'autovettura.
Interessante notare che fino a pochi anni fa vigeva, tra il pubblico maschile, l'eloquentissima usanza di portare appeso a uno dei "passanti" anteriori della cintura dei pantaloni un piccolo corno di corallo, di osso o di metallo prezioso.

lunedì 6 luglio 2020

il lago stregato di Pisorno


IL LAGO STREGATO DI PISORNO

E’ tradizione che nel laghetto di Pisorno dimorino certi spiriti che, se molestati con il lancio di sassi nell’acqua, ne traggono improvvisa e furiosa vendetta.
Un giorno, un individuo si spinse fin là con un asino carico di corde, con l’idea di misurare il lago e sfatare la leggenda della sua enorme profondità. Legata una grossa pietra all’uno dei capi, la calò dentro l’acqua, lasciando scorrere la corda finché fu esaurita, certo che essa sarebbe bastata senz’altro. Ma il fondo non era ancora toccato; ed avendo egli allungato incautamente la mano sfiorando l’acqua, una forza ignota lo trascinò nell’abisso, ove miseramente annegò.

Leggenda della zona di Canal San Bovo.

domenica 5 luglio 2020

il falso prete


IL FALSO PRETE

A San Pietro, come in altri paesi, si usa pigiare l’uva non solo il giorno, ma anche la notte. I pigia­tori si alzano dopo la mezzanotte, infilano un paio di scarponi e partono per il palmento. Il caporale di essi, che è quegli che fa i conti col padrone e distribuisce il guadagno, ne tiene le chiavi, ed ha l’obbligo di alzarsi il primo per aprire il palmento, e di ritirarsi l’ultimo per poterlo chiudere.
Ora uno di questi caporali di pigiatori andò una volta, verso mezzanotte, al palmento del Palazzazzo, ne aprì il cancello, vi entrò ed accesa la candela si diede a preparare, perché appena i compagni arriva­vano potessero cominciare il lavoro. Quand’ecco un prete con la papalina in testa si mostra accanto a lui, si dirige pian pianino alla lucerna e con un soffio la spegne.
L’uomo cercò i fiammiferi e la riaccese, dicendo a quegli che credeva un vero prete: « Vossignoria, scherzi con qualche altro e non con me ». Ma il prete tornò ad avanzarsi, emise un altro soffio e si rifece il buio. « Torna a soffiare, questo prete! », scattò il villano, « Vossia si diverte ed io ho soltanto un altro fiammifero, e gli uomini stanno arrivando ». E per la terza volta accese la lucerna. Per la terza volta il prete vi soffiò sopra e per la terza volta la spense.
Allora il villano comprese: « Chistu diavulu è! » gridò. E si fece il segno della croce. Si intese un grande rumore, e si vide un cerchio di fuoco. Sonava mezzanotte.     
Tremante per la paura, il villano accese l’ultimo fiammifero e con esso la lucerna; ma non c’era più nessuno, e coi compagni che arrivavano poté darsi al lavoro.

Leggenda della zona di San Pietro Clarenza.

sabato 4 luglio 2020

leggende legate al cuore

CUORE
Amuleti e talismani a forma di cuore vengono regalati come pegno di amore e di amicizia, quasi a simboleggiare il significato profondo dell'espressione "donare il cuore".
Un piccolo cuore d'argento o d'oro è, infatti, un talismano di grande valore  per un amore appena iniziato: farne dono alla persona amata consentirà di rendere saldo  e duraturo il rapporto di coppia.
E' dunque un talismano da regalarsi quando davvero si ama.
Per quanto si riesce a saperne, nell'antico Egitto gli amuleti a forma di cuore servivano a proteggere dalla magia negativa e dai cattivi incontri

venerdì 3 luglio 2020

leggende legate al sedere

sedere
Sede... anatomica della fortuna e della buona sorte, come il lessico popolare conferma.
Toccare con precisa ostentazione (o, se, non possibile, cercare di sfiorare furtivamente) quello di persona notoriamente fortunata servirà a conquistare la stessa fortuna di quest'ultima: perciò non se ne vogliano i fortunati a oltranza se qualcuno cercherà di... palpeggiarli!
Non dovranno assolutamente considerare oltraggioso quel gesto, ma dovranno semmai ritenerlo una sorta di privilegio che sta a significare un riconosciuto e anche invidiato "status" di benessere.

giovedì 2 luglio 2020

leggende legate ai confetti

CONFETTI
Sono i più diffusi e più noti portafortuna, anche se talora tendiamo a dimenticare questo aspetto del loro uso.
Infatti, molti secoli fa vi era già l'uso, in diverse contrade italiane, di spargere confetti bianchi sul cammino della sposa verso l'altare, insieme a petali di rase rosse e bianche.
Il confetto divenne, così, simbolo di amore e di purezza.
Col tempo,invalse invece l'uso di spargere del riso, i cui chicchi pur ricordano, per forma e colore, i confetti ma sono più comodi per dimensioni.
I confetti gettati incontro agli sposi ancora oggi rispecchiano i buoni desideri augurali dei convitati.