Gazzetta del Sud, 20 giugno 1999
Incontro con lo studioso Orlando Sorgonà organizzato dall'associazione "L'Agorà"
La leggenda della Fata Morgana
La colonna di Nettuno e il Cavallo magico di Scilla
Domenico Grillone
Si occupa di tradizioni popolari dall'età di diciotto anni. Per Orlando Sorgonà, responsabile del Centro studi dell'associazione culturale "L'Agorà", lo studio particolare dei miti e leggende nell'area dello Stretto riveste un fascino particolare, tanto da contattare vecchi pescatori della fascia ionica, anziani del vibonese che hanno ereditato dalla tradizione orale dei propria vi una serie di racconti che possono essere identificati in tantissime leggende, come quella che riguarda Teti, la grande madre dello Stretto, con al suo seguito le nereidi. Proprio una di queste nife fece perdere la testa ad un mitico pastore di Bagnara, un certo Graziano. Lo sfortunato amante, dopo una serie di vicissitudini, si disperò e lacrimò tanto da trasformarsi nell'omonimo torrente, il cui alveo ancora oggi si può osservare dalle alture dell'autostrada. È solo una delle tante leggende che Orlando Sorgonà ha tratteggiato nel corso di un incontro organizzato nella sala Piacentini del Museo. Ieri avevamo parlato della leggenda di Mata e Grifone, "u giganti e a gigantissa" , e del mitico tuffatore Cola Pesce. MA il patrimonio mitologico della nostra area è davvero ricchissimo, tanto da spingere i numerosi turisti che visitano il museo a richiedere sistematicamente notizie e pubblicazioni mitologiche. Un altra interessante leggenda riguarda la colonna di Nettuno. Nel porto di Catona, i reggini per difendersi dalle calamità naturali e dagli invasori, avevano eretto una colonna a forma di torre sormontata dalla statua di Nettuno. Questa divinità, secondo il mito, preservò la città quando con il suo tridente formò lo stretto affinché più sicuro dalle insidie vivesse a Reggio Giocasto, figlio di Eolo. Questa colonna esistette fino al 1500, e Paolo Diacono la vide in mezzo al mare, pressocchè identica a quella, pure in mezzo al mare, che si nota nel celebre "Trionfo della morte" di Brueghel il vecchi, ambientato nel porto di Catona. Ancora più affascinante la leggenda di Ruggero e la Fata Morgana. Si narra che dopo aver accompagnato il fratello morente ai piedi dell'Etna, Morgana, che con l'inganno aveva carpito a Merlino i segreti dei suoi poteri magici, costruì fra il vulcano e lo Stretto di Messina un castello sul fondo del mare. Un giorno, mentre Ruggero D'Altavilla guardava dalla costa calabra la Sicilia, aspettando il momento propizio per conquistarla, ecco uscire dal mare e prendere forma davanti allo sbigottito Ruggero la bellissima Morgana che gli promette la conquista in breve tempo dell'isola.
Ma Ruggero rifiutò. Solo il sostegno di Dio ed il coraggio può essere utile ad un valoroso condottiero, che non può accettare di essere vittorioso in battaglia per un incantesimo. La Fata Morgana è ancora lì, nel suo castello in fondo al mare, nel segreto di quelle acque, e produce sullo stretto una delle magie che incantano i viaggiatori. Fenomeni di tremule fantastiche immagini, sospese tra mare e cielo, che da sempre gli abitanti dei luoghi chiamano, chissà perché, Fata Morgana. Un miraggio che, com'é noto, è un fenomeno ottico dovuto alla rifrazione che i raggi luminosi subiscono quando passano attraverso strati d'aria di diversa densità: nell'aria appaiono immagini varie e suggestive che possono avverarsi nelle giornate calde e con aria e mare calmo. Nei pressi di Scilla, su un promontorio, si trovano i resti di una torre diroccata che guarda lo Stretto, chiamata Torre Cavallo: la fantasia popolare vuole che il nome della località derivi dall'antica statua di un destriero costruita con arte magica dal cui piede destro usciva fuoco e dal sinistro acqua; con l'acqua difendeva la Sicilia dagli incendi del vulcano e col fuoco dal passaggio dei barbari. Sono solo alcune delle tante leggende fiorite nell'area dello Stretto, presto curate in un volume curato dalla stessa associazione culturale "L'Agorà", assieme a dei video ed ampi servizi fotografici che il presidente Gianni Aiello e lo stesso Sorgonà stanno curando da tempo.
Incontro con lo studioso Orlando Sorgonà organizzato dall'associazione "L'Agorà"
La leggenda della Fata Morgana
La colonna di Nettuno e il Cavallo magico di Scilla
Domenico Grillone
Si occupa di tradizioni popolari dall'età di diciotto anni. Per Orlando Sorgonà, responsabile del Centro studi dell'associazione culturale "L'Agorà", lo studio particolare dei miti e leggende nell'area dello Stretto riveste un fascino particolare, tanto da contattare vecchi pescatori della fascia ionica, anziani del vibonese che hanno ereditato dalla tradizione orale dei propria vi una serie di racconti che possono essere identificati in tantissime leggende, come quella che riguarda Teti, la grande madre dello Stretto, con al suo seguito le nereidi. Proprio una di queste nife fece perdere la testa ad un mitico pastore di Bagnara, un certo Graziano. Lo sfortunato amante, dopo una serie di vicissitudini, si disperò e lacrimò tanto da trasformarsi nell'omonimo torrente, il cui alveo ancora oggi si può osservare dalle alture dell'autostrada. È solo una delle tante leggende che Orlando Sorgonà ha tratteggiato nel corso di un incontro organizzato nella sala Piacentini del Museo. Ieri avevamo parlato della leggenda di Mata e Grifone, "u giganti e a gigantissa" , e del mitico tuffatore Cola Pesce. MA il patrimonio mitologico della nostra area è davvero ricchissimo, tanto da spingere i numerosi turisti che visitano il museo a richiedere sistematicamente notizie e pubblicazioni mitologiche. Un altra interessante leggenda riguarda la colonna di Nettuno. Nel porto di Catona, i reggini per difendersi dalle calamità naturali e dagli invasori, avevano eretto una colonna a forma di torre sormontata dalla statua di Nettuno. Questa divinità, secondo il mito, preservò la città quando con il suo tridente formò lo stretto affinché più sicuro dalle insidie vivesse a Reggio Giocasto, figlio di Eolo. Questa colonna esistette fino al 1500, e Paolo Diacono la vide in mezzo al mare, pressocchè identica a quella, pure in mezzo al mare, che si nota nel celebre "Trionfo della morte" di Brueghel il vecchi, ambientato nel porto di Catona. Ancora più affascinante la leggenda di Ruggero e la Fata Morgana. Si narra che dopo aver accompagnato il fratello morente ai piedi dell'Etna, Morgana, che con l'inganno aveva carpito a Merlino i segreti dei suoi poteri magici, costruì fra il vulcano e lo Stretto di Messina un castello sul fondo del mare. Un giorno, mentre Ruggero D'Altavilla guardava dalla costa calabra la Sicilia, aspettando il momento propizio per conquistarla, ecco uscire dal mare e prendere forma davanti allo sbigottito Ruggero la bellissima Morgana che gli promette la conquista in breve tempo dell'isola.
Ma Ruggero rifiutò. Solo il sostegno di Dio ed il coraggio può essere utile ad un valoroso condottiero, che non può accettare di essere vittorioso in battaglia per un incantesimo. La Fata Morgana è ancora lì, nel suo castello in fondo al mare, nel segreto di quelle acque, e produce sullo stretto una delle magie che incantano i viaggiatori. Fenomeni di tremule fantastiche immagini, sospese tra mare e cielo, che da sempre gli abitanti dei luoghi chiamano, chissà perché, Fata Morgana. Un miraggio che, com'é noto, è un fenomeno ottico dovuto alla rifrazione che i raggi luminosi subiscono quando passano attraverso strati d'aria di diversa densità: nell'aria appaiono immagini varie e suggestive che possono avverarsi nelle giornate calde e con aria e mare calmo. Nei pressi di Scilla, su un promontorio, si trovano i resti di una torre diroccata che guarda lo Stretto, chiamata Torre Cavallo: la fantasia popolare vuole che il nome della località derivi dall'antica statua di un destriero costruita con arte magica dal cui piede destro usciva fuoco e dal sinistro acqua; con l'acqua difendeva la Sicilia dagli incendi del vulcano e col fuoco dal passaggio dei barbari. Sono solo alcune delle tante leggende fiorite nell'area dello Stretto, presto curate in un volume curato dalla stessa associazione culturale "L'Agorà", assieme a dei video ed ampi servizi fotografici che il presidente Gianni Aiello e lo stesso Sorgonà stanno curando da tempo.