Il Gazzettino, 28 marzo 2008
Miti, Leggende e Storia. Dopo aver parlato della presenza (e dell'importanza) del fico nelle vicende leggendarie dell'origine di Roma e nel Vecchio e Nuovo Testamento, non possiamo non accennare al suo significato nella mitologia egizia. Va tuttavia precisato che anche in questo caso ci riferiamo al sicomoro (ficus sycomorus), pianta presente in particolare nell'Africa Orientale e, soprattutto, in Egitto. A differenza del fico nostrano, si tratta di un grosso albero con tronchi eretti, dai cui rami scendono radici avventizie tabulari che servono di sostegno. Il suo legno, durissimo, veniva usato dagli antichi Egizi soprattutto per la fabbricazione dei sarcofagi.
Ebbene, secondo gli antichi Egizi, con l'arrivo della primavera l'Uovo cosmico (plasmato da Ptah e da lui deposto sulle rive del Nilo) si apriva e ne usciva Ra/Osiride, il Sole. Il fiume viveva in simbiosi col dio del sole. Recita infatti il "Libro dei Morti" (celebrando il perpetuo rigenerarsi della vita, la resurrezione di tutte le cose caduche): "Cresce, io cresco; vive, io vivo". Finalmente cessava il pianto di Iside (sempre alla ricerca del suo amato Osiride) e, per festeggiare la fine del suo dolore, si mettevano in scena gli episodi del mito di Osiride, culminanti nella resurrezione del dio, che avveniva quando dalle zolle alla base del sicomoro sacro iniziavano a spuntare i germogli di grano e orzo. Il fico sicomoro era insomma considerato un albero cosmico assimilato alla fenice. Era reputato quindi simbolo di immortalità, di vittoria sulla morte, di rinascita dalla distruzione. Era, in altre parole, l'Albero della Vita. Il suo succo, inoltre, era prezioso perché si riteneva donasse poteri occulti e il suo legno (come abbiamo già visto) era usato per la fabbricazione dei sarcofagi: seppellire un morto in una cassa di sicomoro significava reintrodurre la persona nel grembo della dea madre dell'albero, facilitando così il viaggio nell'aldilà. Nel "Libro dei Morti", infine, il sicomoro è l'albero che sta fuori dalla porta del Cielo, da cui ogni giorno sorge il dio sole Ra.
Esso inoltre era consacrato alla dea Hathor, chiamata anche la "dea del sicomoro". La dea Hathor appare sotto forme diverse. Dea madre, feconda e nutrice, Hathor abita gli alberi ed è la "signora del sicomoro del sud", a Menfi; ma è anche la "signora dell'occidente", ossia la signora del regno dei morti.
Un ultimo accenno infine al fico sicomoro nella numerologia. Il sicomoro è legato al numero 9, il numero tre volte sacro (3x3=9), il numero dell'Amore Universale. Rappresenta l'immagine completa dei 3 mondi: materiale, psichico e animico ed è simbolo di verità totale e completa (il 9 moltiplicato per qualsiasi altro numero dà un prodotto le cui cifre sommate tra loro danno ancora 9).
Legno e suo uso.E' di colore (parliamo evidentemente dell'albero "nostrano") bianco-giallognolo, senza netta distinzione degli anelli annuali, è tenero, idoneo per piccoli lavori; è di modestissimo valore anche come combustibile.
Proprietà curative.Dato che quasi tutte le parti della pianta hanno (in modo più o meno marcato) proprietà medicinali, descriveremo (in modo ovviamente schematico) le caratteristiche terapeutiche di ognuna.
Gemme fresche:l'attività è da attribuirsi agli enzimi digestivi contenuti; regolarizza la motilita' e la secrezione gastroduodenale, soprattutto in soggetti con reazioni psicosomatiche a livello gastrointestinale.
Foglie:raccolte da maggio ad agosto e fatte essiccare lentamente, hanno proprietà in particolare antinfiammatorie ed espettoranti.
Frutti immaturi, parti verdi e giovani rametti:il lattice che sgorga dai tagli viene applicato per uso esterno per eliminare calli e verruche, soprattutto per la sua azione caustica; è irritante per la pelle.
Frutti freschi:assunti in quantità hanno un effetto lassativo.
Frutti essiccati:ricchi di vitamine A e B, proteine e zuccheri, hanno proprietà emollienti, espettoranti e lassative.
Fichi cotti:si possono impiegare per applicazioni esterne in caso di foruncoli, scottature o altre irritazioni della pelle.
Decotto di fichi secchi:è indicato contro infiammazioni delle vie respiratorie e urinarie, gastriti e coliti; può essere impiegato per sciacqui e gargarismi, utili nelle irritazioni delle gengive e nel mal di gola.
Curiosità.Il cosiddetto fico strangolatore. E' una pianta terribile, che non è presente alle nostre latitudini, ma si trova per lo più nelle foreste tropicali. Già il nome, di per sé, non promette niente di buono. Si sviluppa come una pianta aerea e, mentre cresce, si avvolge al tronco di un altro albero; si prolunga fino a penetrare nel terreno e prendere lentamente il posto dell'albero ospite. L'esito è normalmente quello della morte dell'albero ospite, che sopraggiunge per soffocamento e oscuramento della chioma. A prima vista, le foglie del fico strangolatore mascherano il "delitto" e anche le radici aeree sono così saldate e aderenti da sembrare il vero tronco anziché le appendici del parassita. Un suo esemplare lo troviamo, ad esempio, nel museo zoologico e giardino botanico (Zoologisches und Botanisches Museum) di Amburgo, che (tra l'altro) possiede una collezione di reperti zoologici di così alto valore scientifico da essere considerato uno dei musei più importanti nel suo genere in Germania. Nella sezione botanica si svela il mondo vegetale nelle sue infinite varietà: piante utili, spezie, piante tessili, caucciù, piante oleifere e da zucchero, piante tintorie, cereali e funghi autoctoni. Tra le attrazioni, il segmento di un potente 'fico strangolatore' del Camerun, una pianta, appunto, che cresce come un parassita attorno ad un'altra fino a causarne la morte.
(4- fine)
A cura dell'Associazione Forestali d'Italia
e della Direzione centrale per le risorse agricole, forestali , naturali e montagna
della regione Friuli Venezia Giulia
Miti, Leggende e Storia. Dopo aver parlato della presenza (e dell'importanza) del fico nelle vicende leggendarie dell'origine di Roma e nel Vecchio e Nuovo Testamento, non possiamo non accennare al suo significato nella mitologia egizia. Va tuttavia precisato che anche in questo caso ci riferiamo al sicomoro (ficus sycomorus), pianta presente in particolare nell'Africa Orientale e, soprattutto, in Egitto. A differenza del fico nostrano, si tratta di un grosso albero con tronchi eretti, dai cui rami scendono radici avventizie tabulari che servono di sostegno. Il suo legno, durissimo, veniva usato dagli antichi Egizi soprattutto per la fabbricazione dei sarcofagi.
Ebbene, secondo gli antichi Egizi, con l'arrivo della primavera l'Uovo cosmico (plasmato da Ptah e da lui deposto sulle rive del Nilo) si apriva e ne usciva Ra/Osiride, il Sole. Il fiume viveva in simbiosi col dio del sole. Recita infatti il "Libro dei Morti" (celebrando il perpetuo rigenerarsi della vita, la resurrezione di tutte le cose caduche): "Cresce, io cresco; vive, io vivo". Finalmente cessava il pianto di Iside (sempre alla ricerca del suo amato Osiride) e, per festeggiare la fine del suo dolore, si mettevano in scena gli episodi del mito di Osiride, culminanti nella resurrezione del dio, che avveniva quando dalle zolle alla base del sicomoro sacro iniziavano a spuntare i germogli di grano e orzo. Il fico sicomoro era insomma considerato un albero cosmico assimilato alla fenice. Era reputato quindi simbolo di immortalità, di vittoria sulla morte, di rinascita dalla distruzione. Era, in altre parole, l'Albero della Vita. Il suo succo, inoltre, era prezioso perché si riteneva donasse poteri occulti e il suo legno (come abbiamo già visto) era usato per la fabbricazione dei sarcofagi: seppellire un morto in una cassa di sicomoro significava reintrodurre la persona nel grembo della dea madre dell'albero, facilitando così il viaggio nell'aldilà. Nel "Libro dei Morti", infine, il sicomoro è l'albero che sta fuori dalla porta del Cielo, da cui ogni giorno sorge il dio sole Ra.
Esso inoltre era consacrato alla dea Hathor, chiamata anche la "dea del sicomoro". La dea Hathor appare sotto forme diverse. Dea madre, feconda e nutrice, Hathor abita gli alberi ed è la "signora del sicomoro del sud", a Menfi; ma è anche la "signora dell'occidente", ossia la signora del regno dei morti.
Un ultimo accenno infine al fico sicomoro nella numerologia. Il sicomoro è legato al numero 9, il numero tre volte sacro (3x3=9), il numero dell'Amore Universale. Rappresenta l'immagine completa dei 3 mondi: materiale, psichico e animico ed è simbolo di verità totale e completa (il 9 moltiplicato per qualsiasi altro numero dà un prodotto le cui cifre sommate tra loro danno ancora 9).
Legno e suo uso.E' di colore (parliamo evidentemente dell'albero "nostrano") bianco-giallognolo, senza netta distinzione degli anelli annuali, è tenero, idoneo per piccoli lavori; è di modestissimo valore anche come combustibile.
Proprietà curative.Dato che quasi tutte le parti della pianta hanno (in modo più o meno marcato) proprietà medicinali, descriveremo (in modo ovviamente schematico) le caratteristiche terapeutiche di ognuna.
Gemme fresche:l'attività è da attribuirsi agli enzimi digestivi contenuti; regolarizza la motilita' e la secrezione gastroduodenale, soprattutto in soggetti con reazioni psicosomatiche a livello gastrointestinale.
Foglie:raccolte da maggio ad agosto e fatte essiccare lentamente, hanno proprietà in particolare antinfiammatorie ed espettoranti.
Frutti immaturi, parti verdi e giovani rametti:il lattice che sgorga dai tagli viene applicato per uso esterno per eliminare calli e verruche, soprattutto per la sua azione caustica; è irritante per la pelle.
Frutti freschi:assunti in quantità hanno un effetto lassativo.
Frutti essiccati:ricchi di vitamine A e B, proteine e zuccheri, hanno proprietà emollienti, espettoranti e lassative.
Fichi cotti:si possono impiegare per applicazioni esterne in caso di foruncoli, scottature o altre irritazioni della pelle.
Decotto di fichi secchi:è indicato contro infiammazioni delle vie respiratorie e urinarie, gastriti e coliti; può essere impiegato per sciacqui e gargarismi, utili nelle irritazioni delle gengive e nel mal di gola.
Curiosità.Il cosiddetto fico strangolatore. E' una pianta terribile, che non è presente alle nostre latitudini, ma si trova per lo più nelle foreste tropicali. Già il nome, di per sé, non promette niente di buono. Si sviluppa come una pianta aerea e, mentre cresce, si avvolge al tronco di un altro albero; si prolunga fino a penetrare nel terreno e prendere lentamente il posto dell'albero ospite. L'esito è normalmente quello della morte dell'albero ospite, che sopraggiunge per soffocamento e oscuramento della chioma. A prima vista, le foglie del fico strangolatore mascherano il "delitto" e anche le radici aeree sono così saldate e aderenti da sembrare il vero tronco anziché le appendici del parassita. Un suo esemplare lo troviamo, ad esempio, nel museo zoologico e giardino botanico (Zoologisches und Botanisches Museum) di Amburgo, che (tra l'altro) possiede una collezione di reperti zoologici di così alto valore scientifico da essere considerato uno dei musei più importanti nel suo genere in Germania. Nella sezione botanica si svela il mondo vegetale nelle sue infinite varietà: piante utili, spezie, piante tessili, caucciù, piante oleifere e da zucchero, piante tintorie, cereali e funghi autoctoni. Tra le attrazioni, il segmento di un potente 'fico strangolatore' del Camerun, una pianta, appunto, che cresce come un parassita attorno ad un'altra fino a causarne la morte.
(4- fine)
A cura dell'Associazione Forestali d'Italia
e della Direzione centrale per le risorse agricole, forestali , naturali e montagna
della regione Friuli Venezia Giulia