Il mito e la storia ci hanno insegnato che il capello è simbolo di forza e di nobiltà: la storia di Sansone e Dalila è emblematica al riguardo.
In tempi remoti, quando la donna era ancora schiava dell'uomo, la femmina già si rendeva conto di avere tra le sue armi di bellezza la capacità di seduzione anche della chioma.
E poiché - di solito - ciò che è bello porta anche fortuna, ecco i capelli - anzi il capello - di donna assurgere al ruolo di portafortuna.
Il più noto detto popolare riferisce che "un capello di donna è più forte di una fune di bastimento".
Assioma veritiero o scontato, perché se la bellezza muliebre è sempre qualcosa di positivo e a sua volta fonte di potenziali fortune, un particolare soffuso di valenze magiche e stregonesche com'è, Per l'appunto, il capello, non poteva non avere risvolti apotropaici.
Così come la tradizione popolare prescriveva alla donna - ancora fino a qualche tempo fa - di non lasciare in giro residui di capelli dopo essersi pettinata, nel timore che qualcuno potesse impadronirsi per fini magici di connotazione negativa, così il capello muliebre acquista implicazioni predittive o apotropaiche tra le più disparate.
Così, notare un capello di donna che fa bella mostra di sé sulle spalle di un uomo preannuncia - per chi lo scorge - imminente incontro piacevole con una persona dell'altro sesso.
Trovare un capello di donna tra le pagine di un libro indica che si è oggetto o vittima di un delicato segreto d'amore.
Una strana usanza orientale, seguita fino ad alcuni decenni or sono nel Vicino Oriente, imponeva alle donne di celare nel copricapo o negli abiti del marito, che si allontanava per qualche tempo da casa per motivi di viaggio o di lavoro, una piccola treccia dei propri capelli.
Questo amuleto avrebbe un solo porta fortuna al consorte, ma ne avrebbe anche garantito il ritorno a casa senza essersi reso protagonista di tradimenti.