Il Sole 24 ore, 19/03/1989
FIABE
C' e' saggezza in quei boschi
Franco Loi
La fiaba ha una sua tradizione che sappiamo incentrata attorno a pochi nomi famosi, che nelle diverse epoche hanno lavorato attorno al folklore popolare e ai racconti da filo' o da satura per non lasciare dispersi patrimoni di saggezza e di fantasia altrimenti destinati, con la scomparsa dell' oralita' e della sua funzione culturale, ad andare perduti. I nomi sono noti a tutti: Esopo, Fedro, Perrault, La Fontaine, i fratelli Grimm, Krilov, Von Brentano, Afanasjev. Anche l' Italia ha una vasta e importante produzione fiabesca. Per non parlare dell' assunzione di storie e miti che Boccaccio fa nella sua narrativa, si pensi a Nastagio degli onesti, da Giovan Battista Basile sino alle recenti raccolte di Italo Calvino abbiamo un repertorio tra i piu' ricchi della mappa mondiale. Bene ha fatto quindi la Mondadori a pubblicare negli Oscar, e l' edizione e' in corso da anni, un repertorio della fiaba suddiviso nelle sue versioni e tradizioni regionali, anche se questo straordinario panorama avrebbe dovuto in alcuni volumi e per talune regioni avere studiosi piu' preparati e un piu' vasto riferimento. Ora la Salani ha voluto ristampare un libro che sul finire dell' 800 ha avuto grande popolarita' in Italia, scritto da uno studioso celebre in tutte le nostre scuole per una meritoria e ponderosa opera quale il Vocabolario della lingua italiana, noto a generazioni di studenti come . Ed e' proprio Policarpo Petrocchi l' autore illustre di questo Nei boschi incantati, che raccoglie circa otto fiabe introdotte da una premessa di Fernando Tempesti. Dico perche' alcune di queste sono una specie di repertorio di diverse fiabe, storie che cuciono insieme brani di altre ed eterogenee storie. Cioe' l' edizione toscaneggiante di un purpurri' o favolesco. Ed e' appunto nella lingua toscana, anzi nel vernacolo piu' basso, il fascino piu' sottile di quest' operazione. E anche se il prefatore afferma che e che in e, inoltre, che qui avremmo , a me pare che il toscano sia usato abbastanza in modo folklorico piuttosto che in funzione narrativa, specialmente nelle ultime quattro fiabe tratte da miti o antichissime leggende, e che appunto la , al modo di certo Fucini deteriore, prenda spesso la mano dell' affabulatore. Tuttavia un libro che andrebbe curato maggiormente e che avrebbe dovuto essere reintrodotto, non parendomi utile riproporre in modo cosi' brutale un testo che e' decisamente nei gusti di un periodo appena postunitario.
Policarpo Petrocchi, Nei Boschi incantati, Salani, Firenze 1989, pagg. 190, L. 18.000.
FIABE
C' e' saggezza in quei boschi
Franco Loi
La fiaba ha una sua tradizione che sappiamo incentrata attorno a pochi nomi famosi, che nelle diverse epoche hanno lavorato attorno al folklore popolare e ai racconti da filo' o da satura per non lasciare dispersi patrimoni di saggezza e di fantasia altrimenti destinati, con la scomparsa dell' oralita' e della sua funzione culturale, ad andare perduti. I nomi sono noti a tutti: Esopo, Fedro, Perrault, La Fontaine, i fratelli Grimm, Krilov, Von Brentano, Afanasjev. Anche l' Italia ha una vasta e importante produzione fiabesca. Per non parlare dell' assunzione di storie e miti che Boccaccio fa nella sua narrativa, si pensi a Nastagio degli onesti, da Giovan Battista Basile sino alle recenti raccolte di Italo Calvino abbiamo un repertorio tra i piu' ricchi della mappa mondiale. Bene ha fatto quindi la Mondadori a pubblicare negli Oscar, e l' edizione e' in corso da anni, un repertorio della fiaba suddiviso nelle sue versioni e tradizioni regionali, anche se questo straordinario panorama avrebbe dovuto in alcuni volumi e per talune regioni avere studiosi piu' preparati e un piu' vasto riferimento. Ora la Salani ha voluto ristampare un libro che sul finire dell' 800 ha avuto grande popolarita' in Italia, scritto da uno studioso celebre in tutte le nostre scuole per una meritoria e ponderosa opera quale il Vocabolario della lingua italiana, noto a generazioni di studenti come . Ed e' proprio Policarpo Petrocchi l' autore illustre di questo Nei boschi incantati, che raccoglie circa otto fiabe introdotte da una premessa di Fernando Tempesti. Dico perche' alcune di queste sono una specie di repertorio di diverse fiabe, storie che cuciono insieme brani di altre ed eterogenee storie. Cioe' l' edizione toscaneggiante di un purpurri' o favolesco. Ed e' appunto nella lingua toscana, anzi nel vernacolo piu' basso, il fascino piu' sottile di quest' operazione. E anche se il prefatore afferma che e che in e, inoltre, che qui avremmo , a me pare che il toscano sia usato abbastanza in modo folklorico piuttosto che in funzione narrativa, specialmente nelle ultime quattro fiabe tratte da miti o antichissime leggende, e che appunto la , al modo di certo Fucini deteriore, prenda spesso la mano dell' affabulatore. Tuttavia un libro che andrebbe curato maggiormente e che avrebbe dovuto essere reintrodotto, non parendomi utile riproporre in modo cosi' brutale un testo che e' decisamente nei gusti di un periodo appena postunitario.
Policarpo Petrocchi, Nei Boschi incantati, Salani, Firenze 1989, pagg. 190, L. 18.000.