La fata
Nelle fiabe che vedono la protagonista adolescente le fate compaiono ad aiutare la realizzazione della femminilità.
La matrigna-strega di Biancaneve è l'esatto opposto della protettrice-fata di Cenerentola. Madri non reali, donne dotate di poteri magici, che utilizzano per fini contrari. La fatina di Cenerentola le procura vestiti, gioielli, carrozze e cavalli per recarsi al ballo reale, ne valorizza in pieno la femminilità e la capacità di attrazione. È proprio lei che rende possibile l'incontro con il principe e contemporaneamente lo tutela imponendo dei limiti.
Le fatine delle adolescenti sono provvide di consigli, di suggerimenti e di aiuti. Sanno sempre dove si trova il principe e che cosa bisogna fare per conquistarlo, trasmettono conoscenza e potere alle loro protette. Sono abilissime nei lavori di casa: tessono chilometri di tela in una notte, separano tonnellate di chicchi di miglio da quelli di grano ecc.
Spesso agiscono apertamente come potere compensativo rispetto a quello della strega o della matrigna. La matrigna lascia Cenerentola a casa coperta di stracci, la fatina rimedia al danno; la strega impone di filare stanze piene di cotone, la fatina svolge tutto il lavoro in un battibaleno.
Queste figure compaiono quando la protagonista completamente impotente, piange disperatamente.
Nello sviluppo del racconto è sempre presente qualche evento drammatico precedente, che ha posto la ragazza in una situazione in cui sola, senza aiuto e sostegno, è incapace di compiere l'opera che la potrebbe salvare.
Il suo processo evolutivo ha subito qualche distorsione drammatica ed è ora minacciato di un arresto definitivo. Qui interviene la fata a portare il processo a buon fine.
Come è tipico della figura materna negativa compiere operazioni che, qualunque esse siano, hanno sempre l'effetto di impedire lo sviluppo, così è altrettanto tipico della figura materna positiva eliminare gli ostacoli, rimediare ai danni, colmare le lacune, in modo tale che il processo evolutivo possa continuare il suo corso naturale.
Questa funzione viene svolta dalla fata anche più tardi, quando la ragazza ormai donna ha trovato il suo principe.
È la fata, o la vecchia saggia, quella che fornisce consigli e aiuti per ritrovare il marito scomparso, per riconquistare lo sposo distratto, o per fargli tornare la memoria quando, perso in qualche regno lontano e colpito da amnesia, è in procinto di risposarsi.
Vediamo qui all'opera un femminile esperto e alleato che si prodiga al mantenimento della relazione coniugale in opposizione alla matrigna-madre-strega che fa di tutto per romperla.
Ancora nell'ultimo passaggio della realizzazione del femminile, quello della procreazione, troviamo all'opera la fata.
«Eccoti una rossa melograna, mangiala al cantare del gallo e prima che l'anno abbia volto al suo termine, ti nascerà un bei bambino dai riccioli d'oro...» dice la fata alla regina disperata per la sua sterilità.
Sono le fate quelle che conoscono le pozioni magiche per avere figli, e gli incantesimi per assicurare al nascituro un avvenire felice.
Quanto più la figura della vecchia esperta mostra di possedere doti magiche, tanto più si manifesta il senso liberatorio della sua opera.
La fata libera il principe dalle segrete del castello ove giaceva prigioniero del drago, scioglie la principessa dai potenti incantesimi, che la paralizzavano, opera trasformazioni in senso filogeneticamente evolutivo trasformando gli animali in uomini, riporta in vita i morti, ridona funzioni perdute. Il senso dei suoi interventi è sempre ricostruttivo, risanatorio, aggiuntivo.
Vediamo ora come si comporta in particolare la fata rispetto ai protagonisti maschili.
Direttamente o indirettamente, attraverso strumenti ed emissari, favorisce la fuga dalla prigionia, quindi in senso simbolico la emancipazione da una femminile inglobante.
Conferisce poteri attivi: forza, coraggio, capacità straordinarie, tanto quanto la strega li toglieva, privando le sue vittime delle forze e paralizzandole. Agisce quindi in senso stimolante sul maschile espandendone le possibilità.
Guida e indirizza il principe nella ricerca della principessa, fornendogli i consigli e gli strumenti per superare gli ostacoli, svolgendo così una funzione favorevole all'incontro tra le due polarità.
Interviene quando il principe è stato ucciso o privato della vista, delle braccia o delle gambe, restituendogli piene facoltà, ripristinando cioè le funzioni che sono andate perdute.
Rappresenta un femminile che da un lato è presente, non abbandona i suoi protetti nel momento del pericolo, ma d'altro lato non li vincola in nessun modo a sé.
La fata compare all'occorrenza e poi scompare, non costringe il protagonista a una relazione di dipendenza coatta da lei.
Le figure femminili positive svolgono una funzione stimolante sul maschile, opposta rispetto a quelle negative che agiscono sull'inibizione.
Riza scienze, curarsi con le fiabe
Nelle fiabe che vedono la protagonista adolescente le fate compaiono ad aiutare la realizzazione della femminilità.
La matrigna-strega di Biancaneve è l'esatto opposto della protettrice-fata di Cenerentola. Madri non reali, donne dotate di poteri magici, che utilizzano per fini contrari. La fatina di Cenerentola le procura vestiti, gioielli, carrozze e cavalli per recarsi al ballo reale, ne valorizza in pieno la femminilità e la capacità di attrazione. È proprio lei che rende possibile l'incontro con il principe e contemporaneamente lo tutela imponendo dei limiti.
Le fatine delle adolescenti sono provvide di consigli, di suggerimenti e di aiuti. Sanno sempre dove si trova il principe e che cosa bisogna fare per conquistarlo, trasmettono conoscenza e potere alle loro protette. Sono abilissime nei lavori di casa: tessono chilometri di tela in una notte, separano tonnellate di chicchi di miglio da quelli di grano ecc.
Spesso agiscono apertamente come potere compensativo rispetto a quello della strega o della matrigna. La matrigna lascia Cenerentola a casa coperta di stracci, la fatina rimedia al danno; la strega impone di filare stanze piene di cotone, la fatina svolge tutto il lavoro in un battibaleno.
Queste figure compaiono quando la protagonista completamente impotente, piange disperatamente.
Nello sviluppo del racconto è sempre presente qualche evento drammatico precedente, che ha posto la ragazza in una situazione in cui sola, senza aiuto e sostegno, è incapace di compiere l'opera che la potrebbe salvare.
Il suo processo evolutivo ha subito qualche distorsione drammatica ed è ora minacciato di un arresto definitivo. Qui interviene la fata a portare il processo a buon fine.
Come è tipico della figura materna negativa compiere operazioni che, qualunque esse siano, hanno sempre l'effetto di impedire lo sviluppo, così è altrettanto tipico della figura materna positiva eliminare gli ostacoli, rimediare ai danni, colmare le lacune, in modo tale che il processo evolutivo possa continuare il suo corso naturale.
Questa funzione viene svolta dalla fata anche più tardi, quando la ragazza ormai donna ha trovato il suo principe.
È la fata, o la vecchia saggia, quella che fornisce consigli e aiuti per ritrovare il marito scomparso, per riconquistare lo sposo distratto, o per fargli tornare la memoria quando, perso in qualche regno lontano e colpito da amnesia, è in procinto di risposarsi.
Vediamo qui all'opera un femminile esperto e alleato che si prodiga al mantenimento della relazione coniugale in opposizione alla matrigna-madre-strega che fa di tutto per romperla.
Ancora nell'ultimo passaggio della realizzazione del femminile, quello della procreazione, troviamo all'opera la fata.
«Eccoti una rossa melograna, mangiala al cantare del gallo e prima che l'anno abbia volto al suo termine, ti nascerà un bei bambino dai riccioli d'oro...» dice la fata alla regina disperata per la sua sterilità.
Sono le fate quelle che conoscono le pozioni magiche per avere figli, e gli incantesimi per assicurare al nascituro un avvenire felice.
Quanto più la figura della vecchia esperta mostra di possedere doti magiche, tanto più si manifesta il senso liberatorio della sua opera.
La fata libera il principe dalle segrete del castello ove giaceva prigioniero del drago, scioglie la principessa dai potenti incantesimi, che la paralizzavano, opera trasformazioni in senso filogeneticamente evolutivo trasformando gli animali in uomini, riporta in vita i morti, ridona funzioni perdute. Il senso dei suoi interventi è sempre ricostruttivo, risanatorio, aggiuntivo.
Vediamo ora come si comporta in particolare la fata rispetto ai protagonisti maschili.
Direttamente o indirettamente, attraverso strumenti ed emissari, favorisce la fuga dalla prigionia, quindi in senso simbolico la emancipazione da una femminile inglobante.
Conferisce poteri attivi: forza, coraggio, capacità straordinarie, tanto quanto la strega li toglieva, privando le sue vittime delle forze e paralizzandole. Agisce quindi in senso stimolante sul maschile espandendone le possibilità.
Guida e indirizza il principe nella ricerca della principessa, fornendogli i consigli e gli strumenti per superare gli ostacoli, svolgendo così una funzione favorevole all'incontro tra le due polarità.
Interviene quando il principe è stato ucciso o privato della vista, delle braccia o delle gambe, restituendogli piene facoltà, ripristinando cioè le funzioni che sono andate perdute.
Rappresenta un femminile che da un lato è presente, non abbandona i suoi protetti nel momento del pericolo, ma d'altro lato non li vincola in nessun modo a sé.
La fata compare all'occorrenza e poi scompare, non costringe il protagonista a una relazione di dipendenza coatta da lei.
Le figure femminili positive svolgono una funzione stimolante sul maschile, opposta rispetto a quelle negative che agiscono sull'inibizione.
Riza scienze, curarsi con le fiabe