Il Sole 24 Ore, 23/12/2007
Corbezzoli, arriva il Natale
I cosiddetti ciliegi marini, gli abeti, il pungitopo e il vischio fanno tutti parte della nostra flora mediterranea e sono gli addobbi ideali per le feste. Il «pino» è tradizione più recente - Un tempo i regali venivano disposti su un trespolo di legno infiocchettato e nel Sud si bruciava l'olivo
Francesca Marzotto Caotorta
Sono speciali le piante del Natale perché sono figure che si stagliano tra le favole, le poesie, le canzoni, le leggende. Per qualche giorno all'anno si trasformano: da vegetali a figure in attesa della nostra meraviglia. E intanto: "respirano lievi gli altissimi abeti" di Rilke e gli agrifogli si dispongono a formare una magica stanza, come in quel "Canto di Natale" alla fine del quale si ravvede anche un tristissimo cattivo come Scrooge. Nessuno fin'ora, ha inventato immagini di Natale intorno ai sempre verdi corbezzoli, che proprio in questi giorni sono simultaneamente pieni di fiori color crema e dei loro piccoli frutti rossi e rotondi e che appartengono ai paesaggi mediterranei, dove la tradizione dell'abete di Natale è faccenda recente. Si dice fosse stata la Regina Margherita a portare un abete al Quirinale, mentre nel resto d'Italia rimaneva la tradizione del ceppo di olivo o di quercia da far bruciare nel camino, ma senza farlo consumare, fino alla Befana. I regali invece che sotto l'abete venivano disposti su un trespolo di legno tutto infiocchettato. Una tradizione quasi persa ed evocata dai dolci a forma di tronchetto ricoperto di cioccolata, che si trovano in questi giorni nelle pasticcerie dell'Italia centrale. Antichissima era la tradizione di scambiarsi rami ben augurali tagliati da boschi sacri, come quello dedicato alla dea Strenia, da cui la parola strenna. Abeti, agrifogli, corbezzoli formano un gruppetto apparentemente eterogeneo riunitosi solo per la scena del Natale, sulla quale vien chiamato anche il poco tenero pungitopo e il morbido vischio. Tutti fanno parte della nostra flora mediterranea. Anche se la sagoma degli abeti è per lo più associata alle montagne settentrionali ci sono specie tipiche delle isole, come il siciliano, preziosissimo perché quasi estinto, abete dei Nebrodi e l'abete greco (Abies cephalonica). Sarebbe gran bella cosa se, nei prossimi anni, riuscissimo a regalare un abete dei Nebrodi o un abete di Cefalonia per il Natale di chi sa cosa farsene di un abete, anche a feste concluse. Scegliendo tra le centinaia di specie di abete, tra le molte varietà di agrifoglio, raccogliendo tutti i possibili corbezzoli, coltivando il pungitopo quanto basta e facendo qualche esperimento col vischio, potremmo avere una parte del giardino o del terrazzo che faccia da quinta a un Natale non solo comprato, ma a un Natale che si manifesta per quanto abbiamo dato. Provare a riprodurre il vischio, pianta sacra ai Germani, usata in fitoterapia, è faccenda possibile ma dagli esiti incerti, come quando si prova a seminare i capperi. Il vischio è un parassita di alberi come pioppi, tigli, olmi, querce; i semi sono "distribuiti" dagli uccelli che si cibano dei suoi frutti, quindi sono semi in qualche modo trattati dalla digestione. Noi senza ali possiamo incidere la corteccia di uno degli alberi adatti a essere ospitati e schiacciare "sotto pelle" un frutto, sapendo che l'attesa dei primi segni di nuova vita può durare anche due anni. Il pungitopo (Ruscus aculeatus) cresce spontaneo nel sottobosco di quercie, pini e perfino nelle leccete; i giovani getti che spuntano a primavera vengono raccolti come gli asparagi e hanno un sapore buono ma amarognolo; le bacche che fanno allegro il Natale sono velenose, mentre le radici hanno molte proprietà officinali e sono usate per la preparazione di farmaci tonico-venosi vaso costrittori. E tale è la richiesta, che in certe regioni, come la Turchia ad esempio, la pianta è data come estinta e la si trova spesso nell'elenco delle specie protette; malgrado non sia facile da riprodurre per seme la si trova comunque in molti vivai. Non vuole il pieno sole, non vuole terreni acidi, non vuole ristagno d'acqua, se bruciata dal fuoco dopo un anno ricaccia getti nuovi. Creatura del sottobosco, anche del l'oculato sottobosco dei faggi, è l'agrifoglio che nel primo giorno della creazione era pianta dioica, per cui per avere frutti ci voleva una pianta maschile in prossimità di una femminile. Oggi si trovano molte varietà di piante ermafrodite per cui basta un solo esemplare per avere bacche sontuose; sempre più ricca è la scelta del profilo delle foglie, del loro colore e della spinosità. Le varietà dalla foglia screziata di bianco portano luce nel sotto bosco. Sono molto decorativi disposti a gruppi lasciati crescere liberamente, e indicati a formare siepi di cui scoraggiare il varco. Il loro legno chiaro e compatto viene usato per le caselle "bianche" delle tavole di scacchi. Per la collezione di corbezzoli da non dimenticare, oltre agli americani, il corbezzolo greco (Arbutus andrachne) dalla corteccia che si scorteccia con tante sfumature rossiccie. E ora arriviamo agli abeti, alle 400 specie che ne costituiscono il genere e che si affrettano a ricordarci che, per l'albero di Natale, guai ad avere a che fare con l'abete rosso (Picea abies) i cui rami tendono verso il basso come le sue pigne, come gli ornamenti e le candeline che metteremo su quei rami. Il nostro abete, buono per far festa, è l'abete bianco (Abies alba), le cui pigne stanno dritte all'insù, e i cui rami stanno belli orizzontali, tanto da tenere in buona posizione delle candele che illumineranno un buon Natale.
Corbezzoli, arriva il Natale
I cosiddetti ciliegi marini, gli abeti, il pungitopo e il vischio fanno tutti parte della nostra flora mediterranea e sono gli addobbi ideali per le feste. Il «pino» è tradizione più recente - Un tempo i regali venivano disposti su un trespolo di legno infiocchettato e nel Sud si bruciava l'olivo
Francesca Marzotto Caotorta
Sono speciali le piante del Natale perché sono figure che si stagliano tra le favole, le poesie, le canzoni, le leggende. Per qualche giorno all'anno si trasformano: da vegetali a figure in attesa della nostra meraviglia. E intanto: "respirano lievi gli altissimi abeti" di Rilke e gli agrifogli si dispongono a formare una magica stanza, come in quel "Canto di Natale" alla fine del quale si ravvede anche un tristissimo cattivo come Scrooge. Nessuno fin'ora, ha inventato immagini di Natale intorno ai sempre verdi corbezzoli, che proprio in questi giorni sono simultaneamente pieni di fiori color crema e dei loro piccoli frutti rossi e rotondi e che appartengono ai paesaggi mediterranei, dove la tradizione dell'abete di Natale è faccenda recente. Si dice fosse stata la Regina Margherita a portare un abete al Quirinale, mentre nel resto d'Italia rimaneva la tradizione del ceppo di olivo o di quercia da far bruciare nel camino, ma senza farlo consumare, fino alla Befana. I regali invece che sotto l'abete venivano disposti su un trespolo di legno tutto infiocchettato. Una tradizione quasi persa ed evocata dai dolci a forma di tronchetto ricoperto di cioccolata, che si trovano in questi giorni nelle pasticcerie dell'Italia centrale. Antichissima era la tradizione di scambiarsi rami ben augurali tagliati da boschi sacri, come quello dedicato alla dea Strenia, da cui la parola strenna. Abeti, agrifogli, corbezzoli formano un gruppetto apparentemente eterogeneo riunitosi solo per la scena del Natale, sulla quale vien chiamato anche il poco tenero pungitopo e il morbido vischio. Tutti fanno parte della nostra flora mediterranea. Anche se la sagoma degli abeti è per lo più associata alle montagne settentrionali ci sono specie tipiche delle isole, come il siciliano, preziosissimo perché quasi estinto, abete dei Nebrodi e l'abete greco (Abies cephalonica). Sarebbe gran bella cosa se, nei prossimi anni, riuscissimo a regalare un abete dei Nebrodi o un abete di Cefalonia per il Natale di chi sa cosa farsene di un abete, anche a feste concluse. Scegliendo tra le centinaia di specie di abete, tra le molte varietà di agrifoglio, raccogliendo tutti i possibili corbezzoli, coltivando il pungitopo quanto basta e facendo qualche esperimento col vischio, potremmo avere una parte del giardino o del terrazzo che faccia da quinta a un Natale non solo comprato, ma a un Natale che si manifesta per quanto abbiamo dato. Provare a riprodurre il vischio, pianta sacra ai Germani, usata in fitoterapia, è faccenda possibile ma dagli esiti incerti, come quando si prova a seminare i capperi. Il vischio è un parassita di alberi come pioppi, tigli, olmi, querce; i semi sono "distribuiti" dagli uccelli che si cibano dei suoi frutti, quindi sono semi in qualche modo trattati dalla digestione. Noi senza ali possiamo incidere la corteccia di uno degli alberi adatti a essere ospitati e schiacciare "sotto pelle" un frutto, sapendo che l'attesa dei primi segni di nuova vita può durare anche due anni. Il pungitopo (Ruscus aculeatus) cresce spontaneo nel sottobosco di quercie, pini e perfino nelle leccete; i giovani getti che spuntano a primavera vengono raccolti come gli asparagi e hanno un sapore buono ma amarognolo; le bacche che fanno allegro il Natale sono velenose, mentre le radici hanno molte proprietà officinali e sono usate per la preparazione di farmaci tonico-venosi vaso costrittori. E tale è la richiesta, che in certe regioni, come la Turchia ad esempio, la pianta è data come estinta e la si trova spesso nell'elenco delle specie protette; malgrado non sia facile da riprodurre per seme la si trova comunque in molti vivai. Non vuole il pieno sole, non vuole terreni acidi, non vuole ristagno d'acqua, se bruciata dal fuoco dopo un anno ricaccia getti nuovi. Creatura del sottobosco, anche del l'oculato sottobosco dei faggi, è l'agrifoglio che nel primo giorno della creazione era pianta dioica, per cui per avere frutti ci voleva una pianta maschile in prossimità di una femminile. Oggi si trovano molte varietà di piante ermafrodite per cui basta un solo esemplare per avere bacche sontuose; sempre più ricca è la scelta del profilo delle foglie, del loro colore e della spinosità. Le varietà dalla foglia screziata di bianco portano luce nel sotto bosco. Sono molto decorativi disposti a gruppi lasciati crescere liberamente, e indicati a formare siepi di cui scoraggiare il varco. Il loro legno chiaro e compatto viene usato per le caselle "bianche" delle tavole di scacchi. Per la collezione di corbezzoli da non dimenticare, oltre agli americani, il corbezzolo greco (Arbutus andrachne) dalla corteccia che si scorteccia con tante sfumature rossiccie. E ora arriviamo agli abeti, alle 400 specie che ne costituiscono il genere e che si affrettano a ricordarci che, per l'albero di Natale, guai ad avere a che fare con l'abete rosso (Picea abies) i cui rami tendono verso il basso come le sue pigne, come gli ornamenti e le candeline che metteremo su quei rami. Il nostro abete, buono per far festa, è l'abete bianco (Abies alba), le cui pigne stanno dritte all'insù, e i cui rami stanno belli orizzontali, tanto da tenere in buona posizione delle candele che illumineranno un buon Natale.