Le Rogazioni. Nel mondo agricolo questa festa è stata un tempo particolarmente importante perchè legata alla fecondità dei campi
Il Gazzettino. 21 maggio 2004
La fede dei contadini bellunesi nella protezione divina era assoluta, senza tentennamenti. Un esempio di tale profonda fiducia riposta nell'Altissimo ci viene dalla partecipazione, devota ed in massa, all'antichissimo e primaverile rito collettivo delle Rogazioni, officiato ogni anno con solennità dalla Chiesa al fine di ottenere da Dio benedizioni per la fecondità dei campi e la serenità dell'aria nelle campagne. Le Rogazioni avevano luogo in due periodi: nel giorno di S. Marco e nei giorni immediatamente precedenti l'amata festività della "Sensa" (l'Ascensione). O meglio, il 25 aprile si celebravano le Rogazioni o Litanie maggiori, i cui antenati erano i sacrifici pagani che nacquero a Roma col nome di Rubigalia e si svolgevano 31 giorni dopo l'equinozio di primavera fino al 28 aprile; le Rogazioni minori, invece, erano di origine gallica ed erano dette Ambaravalia. Dunque, come è avvenuto per molte altre cerimonie liturgiche cristiane, anche le Rogazioni affondano le loro radici storiche addirittura nel paganesimo. Si tratta di riti penitenziali cattolici con tanto di preghiere e di devote processioni che partivano dalla parrocchiale la mattina presto e toccavano tutte le terre coltivate entro i confini parrocchiali.
Il pio corteo era formato da appartenenti a tutte le frazioni, ognuna delle quali si distingueva per la presenza della propria croce e del proprio stendardo. Alla testa dei fedeli si poneva naturalmente il parroco, con paramenti sacri, chierichetti, aspersorio e croce. La processione compiva un itinerario noto e fissato nel tempo dalla tradizione, sostando di volta in volta presso i capitelli, gli incroci, gli alberi sacri e gli altaroi (piccoli altari provvisori) che incontrava lungo il cammino. I penitenti pregavano insieme contro i malanni del tempo e per ottenere con l'aiuto celeste un raccolto sufficiente a sfamare tutte le famiglie. Ad ogni fermata il sacerdote intonava un brano del Vangelo e le litanie dei santi, poi benediva i campi brandendo la croce in direzione di tutti e quattro i punti cardinali. Egli pronunciava quindi ad alta voce l'invocazione latina "a fulgure et tempestate, a flagello terremotus, a peste, fame et bello" (dal fulmine e dalla tempesta, dal flagello del terremoto, dalla peste, dalla fame e dalla guerra), mentre i fedeli per tre volte imploravano in risposta "Libera nos Domine" (liberaci o Signore). All'invocazione "ut fructus terrae dare et conservare digneris" (affinché ti degni di dare e conservare i frutti della terra) si doveva invece rispondere con la formula "te rogamus audi nos" (ti preghiamo ascoltaci). Va ricordato infine che in occasione delle Rogazioni la popolazione offriva in dono al parroco alcuni prodotti del proprio lavoro come burro, ricotta e formaggi.
Giovanni Larese
Il Gazzettino. 21 maggio 2004
La fede dei contadini bellunesi nella protezione divina era assoluta, senza tentennamenti. Un esempio di tale profonda fiducia riposta nell'Altissimo ci viene dalla partecipazione, devota ed in massa, all'antichissimo e primaverile rito collettivo delle Rogazioni, officiato ogni anno con solennità dalla Chiesa al fine di ottenere da Dio benedizioni per la fecondità dei campi e la serenità dell'aria nelle campagne. Le Rogazioni avevano luogo in due periodi: nel giorno di S. Marco e nei giorni immediatamente precedenti l'amata festività della "Sensa" (l'Ascensione). O meglio, il 25 aprile si celebravano le Rogazioni o Litanie maggiori, i cui antenati erano i sacrifici pagani che nacquero a Roma col nome di Rubigalia e si svolgevano 31 giorni dopo l'equinozio di primavera fino al 28 aprile; le Rogazioni minori, invece, erano di origine gallica ed erano dette Ambaravalia. Dunque, come è avvenuto per molte altre cerimonie liturgiche cristiane, anche le Rogazioni affondano le loro radici storiche addirittura nel paganesimo. Si tratta di riti penitenziali cattolici con tanto di preghiere e di devote processioni che partivano dalla parrocchiale la mattina presto e toccavano tutte le terre coltivate entro i confini parrocchiali.
Il pio corteo era formato da appartenenti a tutte le frazioni, ognuna delle quali si distingueva per la presenza della propria croce e del proprio stendardo. Alla testa dei fedeli si poneva naturalmente il parroco, con paramenti sacri, chierichetti, aspersorio e croce. La processione compiva un itinerario noto e fissato nel tempo dalla tradizione, sostando di volta in volta presso i capitelli, gli incroci, gli alberi sacri e gli altaroi (piccoli altari provvisori) che incontrava lungo il cammino. I penitenti pregavano insieme contro i malanni del tempo e per ottenere con l'aiuto celeste un raccolto sufficiente a sfamare tutte le famiglie. Ad ogni fermata il sacerdote intonava un brano del Vangelo e le litanie dei santi, poi benediva i campi brandendo la croce in direzione di tutti e quattro i punti cardinali. Egli pronunciava quindi ad alta voce l'invocazione latina "a fulgure et tempestate, a flagello terremotus, a peste, fame et bello" (dal fulmine e dalla tempesta, dal flagello del terremoto, dalla peste, dalla fame e dalla guerra), mentre i fedeli per tre volte imploravano in risposta "Libera nos Domine" (liberaci o Signore). All'invocazione "ut fructus terrae dare et conservare digneris" (affinché ti degni di dare e conservare i frutti della terra) si doveva invece rispondere con la formula "te rogamus audi nos" (ti preghiamo ascoltaci). Va ricordato infine che in occasione delle Rogazioni la popolazione offriva in dono al parroco alcuni prodotti del proprio lavoro come burro, ricotta e formaggi.
Giovanni Larese