Il Sole 24 Ore, 04/01/1987
LA BEFANIA TUTTE LE FESTE SI PORTA VIA
Giuseppe Pittano
Natale e Capodanno sono oggi le due piu' importanti sagre commerciali dell' anno. Tredicesime e gratifiche se ne vanno infatti in gran parte nelle casse dei negozi spesso aperti con orari non stop per sedare quella febbre emitoria _ come diceva Bianciardi nel romanzo La vita agra _ scatenata dalle feste dei regali. Una volta questa febbre scoppiava per lo piu' il 6 gennaio, giorno dell' Epifania o della Befana, e interessava quasi solo i bambini. Epifania e Befana sono la stessa cosa, poiche' la seconda parola non e' altro che una corruzione della prima. Da Epifania infatti derivo' prima la voce pifani' a, poi befani' a, e infine befana. Epifania vuol dire e deriva dal greco epiphaneia, aggettivo neutro plurale di epiphane' s (* visibile, che appare). In senso cristiano l' Epifania indica infatti la prima manifestazione della divinita' di Cristo. La festa odierna nacque probabilmente in Oriente, nel sec. II d.C., per celebrare contemporaneamente la nascita di Gesu' e l' adorazione dei Magi: si diffuse poi in Occidente mantenendo la data del 6 gennaio e il valore della duplice celebrazione. Quando, verso la meta' del IV secolo, Papa Liberio sposto' al 25 dicembre la festivita' del Natale, l' Epifania divento' una festa autonoma, e la Chiesa, sfruttando il racconto dell' offerta fatta a Gesu' dai tre re Magi, riusci' a collegare a questa festivita' la maggior parte dei riti pagani di Capodanno, dedicati allo scambio di omaggi e di strenne, fondendo cosi' il rito sacro della manifestazione divina a quello profano della festa dei regali. Molto probabilmente anche la Befana e' una soppravvivenza di magiche credenze pagane, come quelle dell' orco, della capra ferrata, del lupo mannaro, dei nani e delle fate. Secondo un' antica usanza, ancor oggi conservata nei paesini e nelle campagne delle aree depresse, la Befana e' raffigurata in un fantoccio di cenci, con ampie tasche gonfie di regali che si fa girare di casa in casa il giorno della vigilia per spaventare i ragazzi, per convincerli a essere buoni e ad andare a letto presto. I bambini credono che la vecchia dai capelli di stoppa di notte si aggiri a origliare dal tetto prima di scendere lungo la cappa del camino con la sua gerla piena di doni. E se i bambimi dormono, allora la Befana porta caramelle, torrone e regali di ogni genere se invece non sono buoni, la vecchietta getta lungo la cappa carbone e cipolla. E mentre i genitori preparano i regali che li renderanno felici al risveglio, i bimbi, anche se non dormono, trattengono il respiro e nascondono il capo sotto le coperte, perche' sanno che la Befana non vuole essere vista. Guai a chi cerca di sapere chi e' : non la vedra piu' non avra' piu' doni. La magia della Befana e' tutta qui: dolci e regali di poco valore si possono comprare spesso, ma quando li porta la Befana hanno il sapore della favola e del segreto che circonda le cose piu' belle. Ormai questa magia e' pero' scomparsa, non ci sono piu' ne' la vigilia, ne' la gioia del risveglio. E' rimasto si' l' uso delle strenne e le bancarelle di piazza Navona e di tante altre piazze meno famose hanno ancora il loro fascino. Ma il posto della Befana e' ormai stato preso dai genitori, dai parenti, dai sindaci, dai direttori delle aziende e degli enti di beneficenza, dai segretari di partito e dai parroci, che fanno a gara per riempire un poco di quel grande vuoto lasciato dalla buona vecchietta. Questo uso della Befana pubblica non e' pero' recente, come si puo' credere: ha un precursore nel Duca di Ferrara Ercole I, che nel 1473, come narrano le cronache, con grande codazzo di nobili e musicanti, percorse la citta' la sera dell' Epifania bussando alle porte delle famiglie benestanti. Ovviamente, i regali furono degni del sovrano che se ne torno' alla reggia carico di strenne che distribui' poi ai suoi sudditi. Sempre a Ferrara nel giorno dell' Epifania del 1492, si istitui' la Festa della Ventura, che in seguito si trasformo' nel gioco del lotto. In quell' anno, con pochi soldi, i ferraresi poterono concorrere al sorteggio dei doni raccolti dal duca: 21 manzi, 95 vitelli, 15 agnelli, 5 caprioli, 1 capretto, 1 maiale, oltre 2.000 tra capponi, galline, anatre, fagiani, tarabusi e pile di forme, formaggi, marzapani, ciambelle, ceste di tortellini e fiaschi di vino. Una Befana veramente ducale.
LA BEFANIA TUTTE LE FESTE SI PORTA VIA
Giuseppe Pittano
Natale e Capodanno sono oggi le due piu' importanti sagre commerciali dell' anno. Tredicesime e gratifiche se ne vanno infatti in gran parte nelle casse dei negozi spesso aperti con orari non stop per sedare quella febbre emitoria _ come diceva Bianciardi nel romanzo La vita agra _ scatenata dalle feste dei regali. Una volta questa febbre scoppiava per lo piu' il 6 gennaio, giorno dell' Epifania o della Befana, e interessava quasi solo i bambini. Epifania e Befana sono la stessa cosa, poiche' la seconda parola non e' altro che una corruzione della prima. Da Epifania infatti derivo' prima la voce pifani' a, poi befani' a, e infine befana. Epifania vuol dire e deriva dal greco epiphaneia, aggettivo neutro plurale di epiphane' s (* visibile, che appare). In senso cristiano l' Epifania indica infatti la prima manifestazione della divinita' di Cristo. La festa odierna nacque probabilmente in Oriente, nel sec. II d.C., per celebrare contemporaneamente la nascita di Gesu' e l' adorazione dei Magi: si diffuse poi in Occidente mantenendo la data del 6 gennaio e il valore della duplice celebrazione. Quando, verso la meta' del IV secolo, Papa Liberio sposto' al 25 dicembre la festivita' del Natale, l' Epifania divento' una festa autonoma, e la Chiesa, sfruttando il racconto dell' offerta fatta a Gesu' dai tre re Magi, riusci' a collegare a questa festivita' la maggior parte dei riti pagani di Capodanno, dedicati allo scambio di omaggi e di strenne, fondendo cosi' il rito sacro della manifestazione divina a quello profano della festa dei regali. Molto probabilmente anche la Befana e' una soppravvivenza di magiche credenze pagane, come quelle dell' orco, della capra ferrata, del lupo mannaro, dei nani e delle fate. Secondo un' antica usanza, ancor oggi conservata nei paesini e nelle campagne delle aree depresse, la Befana e' raffigurata in un fantoccio di cenci, con ampie tasche gonfie di regali che si fa girare di casa in casa il giorno della vigilia per spaventare i ragazzi, per convincerli a essere buoni e ad andare a letto presto. I bambini credono che la vecchia dai capelli di stoppa di notte si aggiri a origliare dal tetto prima di scendere lungo la cappa del camino con la sua gerla piena di doni. E se i bambimi dormono, allora la Befana porta caramelle, torrone e regali di ogni genere se invece non sono buoni, la vecchietta getta lungo la cappa carbone e cipolla. E mentre i genitori preparano i regali che li renderanno felici al risveglio, i bimbi, anche se non dormono, trattengono il respiro e nascondono il capo sotto le coperte, perche' sanno che la Befana non vuole essere vista. Guai a chi cerca di sapere chi e' : non la vedra piu' non avra' piu' doni. La magia della Befana e' tutta qui: dolci e regali di poco valore si possono comprare spesso, ma quando li porta la Befana hanno il sapore della favola e del segreto che circonda le cose piu' belle. Ormai questa magia e' pero' scomparsa, non ci sono piu' ne' la vigilia, ne' la gioia del risveglio. E' rimasto si' l' uso delle strenne e le bancarelle di piazza Navona e di tante altre piazze meno famose hanno ancora il loro fascino. Ma il posto della Befana e' ormai stato preso dai genitori, dai parenti, dai sindaci, dai direttori delle aziende e degli enti di beneficenza, dai segretari di partito e dai parroci, che fanno a gara per riempire un poco di quel grande vuoto lasciato dalla buona vecchietta. Questo uso della Befana pubblica non e' pero' recente, come si puo' credere: ha un precursore nel Duca di Ferrara Ercole I, che nel 1473, come narrano le cronache, con grande codazzo di nobili e musicanti, percorse la citta' la sera dell' Epifania bussando alle porte delle famiglie benestanti. Ovviamente, i regali furono degni del sovrano che se ne torno' alla reggia carico di strenne che distribui' poi ai suoi sudditi. Sempre a Ferrara nel giorno dell' Epifania del 1492, si istitui' la Festa della Ventura, che in seguito si trasformo' nel gioco del lotto. In quell' anno, con pochi soldi, i ferraresi poterono concorrere al sorteggio dei doni raccolti dal duca: 21 manzi, 95 vitelli, 15 agnelli, 5 caprioli, 1 capretto, 1 maiale, oltre 2.000 tra capponi, galline, anatre, fagiani, tarabusi e pile di forme, formaggi, marzapani, ciambelle, ceste di tortellini e fiaschi di vino. Una Befana veramente ducale.