Sfilate in costume, sacre celebrazioni eimponenti pire di fuoco (i Pignarûi, di antichissime origini pagane) segnano e propiziano i riti legati alla festa del 5 e 6 gennaio
Corriere della Sera, 12 Dicembre 2006
In Friuli Venezia Giulia, nei giorni dell'Epifania, rivivono antichi riti in cui si fondono tradizioni pagane e cristiane. Il fuoco, dal mare alle montagne, è protagonista. Elemento rituale, arde in molte località e accende il paesaggio con le luci di piccoli e grandi falò: uno spettacolo davvero unico. La tradizione delle pire di fuoco ha origini antichissime, celtiche. La loro accensione era un rito che allontanava gli influssi malefici invocando la benevolenza delle divinità. Il Cristianesimo fa sua questa tradizione. Ancor oggi alla vigilia dell'Epifania vengono accesi i pignarûi (chiamati anche foghère o pan e vin), grandi falò propiziatori, per lo più collocati sull'alto dei colli. Mentre bruciano, in base all'orientamento di fumo e faville, si traggono previsioni sul nuovo anno. Attorno, la gente mangia la tradizionale pinza (una focaccina con farina di mais, pinoli, fichi secchi, uvetta) bevendo vin brulé (vino caldo aromatizzato con cannella e chiodi di garofano), sintesi genuina di questa antica festa.
Fra i falò più belli e suggestivi vi è il Pignarûl Grant di Tarcento (graziosa cittadina sulle colline alle spalle di Udine), che arde su un'altura, tra le rovine del Cjastelàt (Castello).
All'imbrunire del 5 gennaio un corteo di centinaia di figuranti in costume medievale percorre le strade del paese fino ai piedi del Colle di Coia, dove il Vecchio venerando (metà druido, metà sacerdote) accende il rogo. Altri e più piccoli falò brillano nelle frazioni vicine, punteggiando la notte. A concludere la festa i rappresentanti delle borgate (Pignarûlars), muniti di fiaccola, partecipano alla spettacolare Corsa dei carri infuocati per conquistare il Palio. Ad illuminare la notte di Paularo, in Carnia, è invece, il 5 gennaio, la fiamma di un'altra grande pira detta Falò della Femenate. Anche in questo caso si osserva la direzione presa dal fumo per predire l'andamento dell'anno. La femenate è una vecchia padrona di casa alla quale, con diverse filastrocche, viene chiesta un po' di farina e cibo in cambio del fuoco propiziatorio. Sempre alla Carnia e all'Epifania è legata la tradizione de Las Cidules. A Comeglians e Pesariis i giovani lanciano dalla cima di alture delle rotelle di legno infuocate, che illuminano la notte con imprevedibili traiettorie. Frasi beneauguranti, legate soprattutto all'amore, accompagnano il volo. I fuochi epifanici non mancano neanche a Cassacco (il falò più alto della regione) e a Tricesimo; a Latisana, in una vera e propria sfida tra capoluogo e frazioni; a San Vito alTagliamento (ne vengono accesi una decina), a Sesto al Reghena e Cordenons: da tutti si traggono auspici. In queste ultime località, sulla cima del falò viene posto un fantoccio con le fattezze di strega.
Nella località sciistica di Piancavallo, il 5 gennaio, si tiene una grande fiaccolata dei maestri di sci, seguita da falò, pinza e vin brulé. Alla vigilia dell'Epifania le befane scendono nelle piazze di Tarvisio ai piedi delle Alpi Giulie, mentre a Stolvizza di Resia – sempre in montagna - è in programma la rappresentazione della discesa della Stella cometa, con l'arrivo dei Re Magi nel presepe vivente.
Ancora nel Tarvisiano, a Fusine il 6 gennaio una fiaccolata preannuncia l'arrivo della Befana e per le strade di Pontebba si snoda la sfilata dei Re Magi. A Moggio Udinese, in Canal del Ferro, la Befana anticipa l'accensione del Pignarûl. Il 6 gennaio antiche cerimonie religiose di grande suggestione riportano alla luce gesti e riti le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Particolarmente significativa in provincia di Udine è la Messa dello Spadone di Cividale, antica capitale longobarda. Qui, il giorno dell'Epifania, il Duomo ospita la rievocazione della solenne investitura del patriarca Morquardo Von Randeck, avvenuta nel 1366. Il diacono di Cividale con il capo coperto da un elmo piumato stringe in una mano la spada e nell'altra un antico Evangelario. Benedetta la folla ribadisce il doppio potere, temporale e spirituale. Segue una spettacolare rievocazione con centinaia di figuranti, che per tutta la giornata riporta Cividale agli antichi fasti medievali. Anche a Gemona, suggestivo borgo dell'Alto Friuli, il 6 gennaio si ripete un'antica e sentita cerimonia religiosa: la Messa del Tallero, preceduta e seguita da un corteo storico in costume. Nel Duomo di Santa Maria Assunta il sindaco consegna nelle mani del rappresentante della Chiesa, l'arciprete, un tallero d'argento di Maria Teresa d'Austria: anche in questo caso la sottomissione del potere temporale a quello spirituale.
Informazioni: numero verde Turismo FVG 800.016044, www.turismo.fvg.it
Corriere della Sera, 12 Dicembre 2006
In Friuli Venezia Giulia, nei giorni dell'Epifania, rivivono antichi riti in cui si fondono tradizioni pagane e cristiane. Il fuoco, dal mare alle montagne, è protagonista. Elemento rituale, arde in molte località e accende il paesaggio con le luci di piccoli e grandi falò: uno spettacolo davvero unico. La tradizione delle pire di fuoco ha origini antichissime, celtiche. La loro accensione era un rito che allontanava gli influssi malefici invocando la benevolenza delle divinità. Il Cristianesimo fa sua questa tradizione. Ancor oggi alla vigilia dell'Epifania vengono accesi i pignarûi (chiamati anche foghère o pan e vin), grandi falò propiziatori, per lo più collocati sull'alto dei colli. Mentre bruciano, in base all'orientamento di fumo e faville, si traggono previsioni sul nuovo anno. Attorno, la gente mangia la tradizionale pinza (una focaccina con farina di mais, pinoli, fichi secchi, uvetta) bevendo vin brulé (vino caldo aromatizzato con cannella e chiodi di garofano), sintesi genuina di questa antica festa.
Fra i falò più belli e suggestivi vi è il Pignarûl Grant di Tarcento (graziosa cittadina sulle colline alle spalle di Udine), che arde su un'altura, tra le rovine del Cjastelàt (Castello).
All'imbrunire del 5 gennaio un corteo di centinaia di figuranti in costume medievale percorre le strade del paese fino ai piedi del Colle di Coia, dove il Vecchio venerando (metà druido, metà sacerdote) accende il rogo. Altri e più piccoli falò brillano nelle frazioni vicine, punteggiando la notte. A concludere la festa i rappresentanti delle borgate (Pignarûlars), muniti di fiaccola, partecipano alla spettacolare Corsa dei carri infuocati per conquistare il Palio. Ad illuminare la notte di Paularo, in Carnia, è invece, il 5 gennaio, la fiamma di un'altra grande pira detta Falò della Femenate. Anche in questo caso si osserva la direzione presa dal fumo per predire l'andamento dell'anno. La femenate è una vecchia padrona di casa alla quale, con diverse filastrocche, viene chiesta un po' di farina e cibo in cambio del fuoco propiziatorio. Sempre alla Carnia e all'Epifania è legata la tradizione de Las Cidules. A Comeglians e Pesariis i giovani lanciano dalla cima di alture delle rotelle di legno infuocate, che illuminano la notte con imprevedibili traiettorie. Frasi beneauguranti, legate soprattutto all'amore, accompagnano il volo. I fuochi epifanici non mancano neanche a Cassacco (il falò più alto della regione) e a Tricesimo; a Latisana, in una vera e propria sfida tra capoluogo e frazioni; a San Vito alTagliamento (ne vengono accesi una decina), a Sesto al Reghena e Cordenons: da tutti si traggono auspici. In queste ultime località, sulla cima del falò viene posto un fantoccio con le fattezze di strega.
Nella località sciistica di Piancavallo, il 5 gennaio, si tiene una grande fiaccolata dei maestri di sci, seguita da falò, pinza e vin brulé. Alla vigilia dell'Epifania le befane scendono nelle piazze di Tarvisio ai piedi delle Alpi Giulie, mentre a Stolvizza di Resia – sempre in montagna - è in programma la rappresentazione della discesa della Stella cometa, con l'arrivo dei Re Magi nel presepe vivente.
Ancora nel Tarvisiano, a Fusine il 6 gennaio una fiaccolata preannuncia l'arrivo della Befana e per le strade di Pontebba si snoda la sfilata dei Re Magi. A Moggio Udinese, in Canal del Ferro, la Befana anticipa l'accensione del Pignarûl. Il 6 gennaio antiche cerimonie religiose di grande suggestione riportano alla luce gesti e riti le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Particolarmente significativa in provincia di Udine è la Messa dello Spadone di Cividale, antica capitale longobarda. Qui, il giorno dell'Epifania, il Duomo ospita la rievocazione della solenne investitura del patriarca Morquardo Von Randeck, avvenuta nel 1366. Il diacono di Cividale con il capo coperto da un elmo piumato stringe in una mano la spada e nell'altra un antico Evangelario. Benedetta la folla ribadisce il doppio potere, temporale e spirituale. Segue una spettacolare rievocazione con centinaia di figuranti, che per tutta la giornata riporta Cividale agli antichi fasti medievali. Anche a Gemona, suggestivo borgo dell'Alto Friuli, il 6 gennaio si ripete un'antica e sentita cerimonia religiosa: la Messa del Tallero, preceduta e seguita da un corteo storico in costume. Nel Duomo di Santa Maria Assunta il sindaco consegna nelle mani del rappresentante della Chiesa, l'arciprete, un tallero d'argento di Maria Teresa d'Austria: anche in questo caso la sottomissione del potere temporale a quello spirituale.
Informazioni: numero verde Turismo FVG 800.016044, www.turismo.fvg.it