martedì 8 dicembre 2020
domenica 6 dicembre 2020
Torri si spaventa
TORRI SI SPAVENTA
Un carbonaio di nome Torri, che per ragione di mestiere passava la notte in
Cambra, senti una volta chiamare: « Oh! Torri! ». Rispose:
« Oh Ma la voce seguitò: « Oh! Torri, oh ». Ed
una terza volta: « Oh! Torri! ». Torri seccato disse asciutto:
« Oh un c... Non l’avesse mai detto! Spaventose grida
accompagnate da strepito di catene echeggiarono per quelle rupi, ed egli
dovette fuggire spaventato da Campolo.
domenica 8 novembre 2020
il sangue del Drago
IL SANGUE DEL DRAGO
La roccia del ponte di Morettaz presenta parecchi canali tortuosi e molto
levigati. Una di queste cavita è soprattutto notevole per le sue sinuosità,
quasi fosse servita di stampo a qualche rettile antidiluviano. Secondo la
tradizione popolare, essa sarebbe servita di riparo a un grosso drago che
desolava il paese divorando uomini e bestie, ed estendeva anche più oltre lo
sterminio e il terrore spingendosi nella valle sin presso Marina e Mollietaz, e
mietendo ovunque numerose vittime.
Un certo Vignal, di Perloz, dotato di una forza erculea, e lusingato dalla
ricompensa promessa a chi uccidesse il mostro, si armò e, con mille
precauzioni, si accinse a scendere verso il ponte. Si avvicinò allo schifoso
rettile coricato sulla roccia in attesa di preda; e gli tese un grosso pane
infisso nella punta di una spada. Quando il mostro spalancò la bocca per
ingoiare l’offa, il valoroso gli piantò forte l’arma nelle fauci. Mortalmente
ferito, il drago si accasciò e si contorse tra spaventevoli ruggiti. Ebbro
della vittoria, il Vignal gli immerse a più riprese la spada nel corpo sino
all’elsa, ma la sua gioia fu di breve durata; un fiotto di sangue scorrendo
lungo la lama inondò il braccio dell’eroe, che morì poco dopo, fra le atroci
torture causate dal veleno del rettile.
Leggenda della Valle del Lys.
domenica 1 novembre 2020
mercoledì 28 ottobre 2020
i colori giallo e grigio
GIALLO: colore portafortuna per eccellenza, grazie alla sua valenza solare. E' indizio di prosperità, purezza, espansione sia interiore che materiale.
Giallo, oltre all'arancione, è il colore di molti talismani del Sole e del Leone.
GRIGIO: colore di incerta attribuzione astrologica. Secondo antiche fonti è colore di Saturno, quindi non troppo positivo; secondo altre è invece colore di Mercurio, e quindi fortunato e distensivo. Se invece si vuol considerare la sua analogia col grigio-stagno di Giove - analogia senz'altro più corretta - allora è da considerarsi altamente positivo.
sabato 24 ottobre 2020
leggende legate alla cravatta
CRAVATTA
E' oggetto di una superstizione tutta... italiana: se uno scapolo si ritrova con il nodo della cravatta inspiegabilmente girato di traverso, vuol dire che entro breve tempo sposerà una vedova piacente.
Inoltre, in virtù del chiaro simbolismo fallico della cravatta, per un uomo sarà bene recarsi al primo appuntamento galante evitando d'indossare una cravatta nuova di zecca: rischierebbe di... andare in bianco.
Maggior fortuna gli porterà, dunque, una cravatta già... "collaudata".
Tanto meglio, poi, se la cravatta prescelta sarà stata "testimone", in passato, d'indimenticabili conquiste amorose.
giovedì 22 ottobre 2020
sette morti per un tesoro
SETTE MORTI PER UN TESORO
Nel territorio di Mascali, a poco più di un chilometro dalla sezione
Annunziata, presso la chiesetta del Carmine, passa un torrentaccio, che proprio
in questo punto dà origine ad un salto. La natura ha formato colà un antro. In
quest’antro abitava in tempi antichi una comitiva di ladri, i quali vi
incantarono un grande tesoro, per trovare il quale occorre che muoiano, in quei
dintorni, per effetto di qualche disgrazia, sette persone.
Intanto, ben cinque vi hanno trovato la morte: due sepolti da una frana del
terreno mentre riparavano il muro di un argine; una donna, perché scivolò e
cadde in fondo alla cascata; un quarto perché, venuto di notte a cercar la
trovatura (il tesoro), rimase così atterrito dagli spiriti comparsi, che perdé
la parola e poco dopo la vita; ed un quinto perché in circostanze misteriose si
uccise da se stesso. Costui, che era un massaro dei dintorni, vide un giorno un
grosso cane nero accostarsi alla casa e minacciare il suo cane: e siccome, per
quanto lo scacciasse, esso non si allontanava, prese lo schioppo; ma anziché
sparargli, tentò di colpirlo col calcio. Allora lo schioppo esplose e lo
uccise, senza che del cane nero si riuscisse più ad avere notizie.
Leggenda della zona di Mascali.
martedì 20 ottobre 2020
i colori argento e azzurro
ARGENTO: ha lo stesso valore positivo del bianco, ma non ha effetto energetico.
E' il colore lunare, da usarsi nel disegnare i talismani della Luna e per intingervi metalli meno nobili, come per esempio il rame, nella costruzione di amuleti.
AZZURRO: colore freddo ma fortunato, perchè in analogia col pianeta Giove, detto il "Grande Benefico".
E' indicato nelle operazioni di magia d'amore essendo il colore del manto di Iside e, successivamente, della Vergine Maria.
La sua combinazione (in un talismano o un amuleto) con il giallo e l'argento è di effetto particolarmente beneaugurante e positivo.
venerdì 16 ottobre 2020
leggende legate alla forcina
FORCINA
Ci riferiamo, ovviamente, alle forcine per capelli che tanto ruolo avevano, fino a non molto tempo fa, nell'architettura delle capigliature femminili.
Chi trova una forcina per terra, non dovrà raccoglierla, perché porta male, dovrà, invece, semplicemente ignorarla.
Altro conto è, invece, trovare una vecchia forcina nei cassetti di casa. Ciò porta bene, e anzi sarà opportuno non gettarla via ma riporla accuratamente da qualche parte.
Se è un uomo ha trovare una forcina per capelli, vuol dire che per lui c'è in vista un prossimo legame sentimentale.
Fatalmente, un sorriso femminile illuminerà di lì a poco la sua vita.
lunedì 12 ottobre 2020
leggende legate alla farfalla
FARFALLA
La presenza di una farfalla, meglio ancora di una farfallina, in casa va vista come essenzialmente fortunata, perché apportatrice a breve o brevissima scadenza di una buona notizia o di un buon affare.
In alcune regioni dell'Italia centrale, si ricorda ancora oggi il "mottetto" toscano secondo il quale"Farfalla nera/sfortuna mena; farfalla bianca/fortuna non manca".
In altri luoghi italiani, invece, è la farfalla nera ad esser considerata il portafortuna per eccellenza.
Generalmente, lo scorgere una farfallina di tipo non meglio identificato preannuncia buone notizie da parte della persona amata, o al riguardo di essa.
giovedì 8 ottobre 2020
leggende legate ai fagioli
FAGIOLI
Sono tra i portafortuna più insoliti: allontanavano i cattivi influssi, proteggono la salute dei bambini, apportano fortuna economica in genere.
Vi è che appende a una collanina un piccolo fagiolo d'oro o d'argento come amuleto a favore dei guadagni.
Gli antichi Romani gettavano fagioli nel fuoco sotto forma di estemporaneo esorcismo; mentre ancor oggi, in Scozia, vi è chi pone al collo dei neonati - per la prima notte di vita - una collanina di fagioli come talismano contro le malattie.
A parte le usanze locali, c'è da ricordare che nelle culture mediterranee i legumi sono spesso considerati fonte di abbondanza, e come tali oggetti di piccoli rituali propiziatori.
domenica 4 ottobre 2020
il vento aspetta
IL VENTO ASPETTA
Due viandanti, giunti alla svolta di un sentiero, che dalla strada del
Sempione conduce al paesello di Vovogna, furono sorpresi da uno sbuffo di
vento.
« Curioso! — disse uno — è già
la terza volta che passo di qui e sempre ci trovo questo noioso vento che mi
porta via il cappello! ». « Si vede che sei
forestiero » rispose l’altro. « Devi sapere che da
questa strada, prima ancora che passasse Napoleone, Belloveso e tanti altri,
era già disceso, nei tempi antichi, un gran personaggio: il Diavolo. Cammin
facendo, s’incontrò con Vento, col quale proseguì la via: Giunti a questo passo
il diavolo, picchiandosi la fronte: « To’ — disse
— dimenticavo quella piccola faccenda che debbo sbrigare a
Vovogna; è un affare molto delicato, e bisogna che ci vada io stesso; aspettami
un momento che son subito di ritorno».
Ma, dopo quella piccola faccenda, il Diavolo ne trovò altre ben più
importanti, poi altre e altre in gran numero, trovò insomma così buon terreno
per i suoi affari che non s’è più potuto
disbrigare di là, mentre il Vento, fedele alla consegna, è ancora qui ad
aspettarlo da secoli.
Leggenda della zona di Como.
mercoledì 30 settembre 2020
i colori indaco - marrone - nero
INDACO: è uno dei setti colori dell'arcobaleno, tendente all'azzurro violaceo.
Ha tradizionale analogia con significati di fortuna e positività, benché spesso accada che sia confuso col viola e quindi ritenuto colore dalle vibrazioni niente affatto positive.
MARRONE: il suo sfumare nel rosso o nel rossiccio lo pone in analogia con Marte e con Scorpione.
E' un colore che può comportare melanconia, ma favorisce la concentrazione e il rendimento nei lavori molto impegnativi sul piano mentale.
NERO: a una connotazione negativa in tutte le culture.
Colore di Saturno, indica ostinazione, cristallizzazione, mancanza di evoluzione.
E' antitesi e negazione dei colori cosiddetti "solari".
sabato 26 settembre 2020
i colori verde e viola
VERDE: colore di Venere, quindi di vibrazione altamente positiva.
Il suo tradizionale significato di "speranza" deriva proprio dall'analogia col pianeta.
E' il colore dei paramenti usati dal mago nelle magie d'amore positive e quello dei talismani di Venere, ugualmente indicati per l'amore.
VIOLA: è il colore di Giove, e quindi è un colore di connotazione positiva, come quello della preziosa ametista, gemma in analogia con quel benefico pianeta. Nelle sue sfumature più chiare simboleggia autorità, ricchezza, saggezza e potere. Negatività, invece, la sua fama nell'ambiente del teatro: il che ha finito col far credere che il viola sia a tutti gli effetti un colore generalmente infausto.
martedì 22 settembre 2020
leggende legate ai fiammiferi
FIAMMIFERI
Se ne sono dette e scritte di ogni colore sui fiammiferi, e sono tutte storie simpatiche o comunque emblematiche.
Innanzitutto, soffiare su un fiammifero (o un cerino) in mano a una persona dell'altro sesso, dopo aver acceso una sigaretta, costituisce pressante invito d'amore: la controparte dovrebbe capirlo, e dare una risposta quanto più celere possibile.
Non è cosa fortunata, invece, accendere una sigaretta in tre con lo stesso fiammifero: forse ciò si ricollega all'antica costatazione secondo cui quando i soldati in trincea accendevano - di notte - più sigarette con lo stesso fiammifero, l'ultimo veniva spesso beccato dai cecchini nemici il cui tiro veniva, per l'appunto, guidato dal tenue bagliore.
venerdì 18 settembre 2020
leggende legate alle corna
CORNA
Sembrano essere le più infallibili "armi" contro la jellatura, il malocchio, la cattiva sorte.
Simbolo difensivo di antichissima origine, il gesto delle corna fatto con indice e mignolo mentre le altre dita della mano sono ripiegate su se stesse ha ancora oggi un fortissimo contenuto evocativo e suggestivo, in quanto avente vero e proprio potere liberatorio nei confronti di qualsiasi influsso o presenza nefasta possano occasionalmente entrare nel nostro campo di azione o di visuale.
Per estensione, anche il ciondolino a forma di corno o di corna, in metallo o in corallo che sia, ha assunto oggi un valore di amuleto di "collaudata" efficacia e molto diffuso.
Una più semplice ma ancora più diffusa variante delle corna è costituita dal corno.
giovedì 17 settembre 2020
Il vocabolario del Cimbro è custode di un «tesoro»
L'Arena, Venerdì 4 Aprile 2008
GIAZZA. Oltre duecento anni di testimonianza orale provenienti dai 13 Comuni che parlavano l’antico idioma
Il vocabolario del Cimbro è custode di un «tesoro»
L’opera, costata tre anni di lavoro, sarà presentata alla Civica di Verona. Salva un patrimonio a rischio
Vittorio Zambaldo
Vede la luce dopo tre anni di lavoro il primo «Vocabolario comparato della lingua cimbra». Pubblicato dal Curatorium Cimbricum Veronense, sarà presentato oggi alle 16 in Sala Farinati, nella Biblioteca civica di Verona. Il Vocabolario comparato è un’opera colossale per impegno profuso in documentazione, ricerca, analisi delle forme della parlata cimbra a partire dagli scritti di don Marco Pezzo del 1763, dei fratelli Cipolla del 1883-84, del linguaggio cimbro di don Pietro Mercante del 1936 e di monsignor Giuseppe Cappelletti del1956. Ma anche gli studi di Gianni Rapelli del 1983 e le conoscenze linguistiche apprese dalla madre di Renzo Dal Bosco di Giazza nel 2004.
Oltre duecento anni di testimonianze scritte e orali sono affrontate dal vocabolario nelle diverse forme riportate dai cimbri non solo di Giazza, ma anche di tutta la Lessinia. Ben seimila lemmi vengono presentati su colonne affiancate, evidenziando le varie forme della parola secondi i diversi autori. Non è solo un excursus storico attraverso la lingua, ma anche un lavoro di consolidamento della stessa e la sua evoluzione nel tempo.
«Quando una lingua sta per morire, quando una minoranza lotta per la sua sopravvivenza linguistica, sociale e culturale, quando un patrimonio sembra soccombere di fronte all’inevitabile affievolirsi delle parole, la realizzazione di un vocabolario diventa un elemento di difesa di un patrimonio, ormai di poche decine di parlanti a Giazza», riconosce Vito Massalongo, presidente del Curatorium.
«Era una decina d’anni che si pensava di realizzare un lavoro di recupero di questo genere», ammette il presidente, «e con l’introduzione dello sportello linguistico, frutto della legge 482 e dei fondi della legge regionale sulle minoranze linguistiche del Veneto, si sono potuti avere tempo e risorse per affrontarlo».
L’impresa ha coinvolto in primis la curatrice Adriana Bulgarelli per più di tre anni, ma anche un folto gruppo di collaboratori, tra i quali Aldo Ridolfi, caporedattore della rivista Cimbri-Tzimbar; Renzo Dal Bosco (uno di pochi a parlare ancora cimbro); Gianni Molinari, che ha affrontato questo argomento insieme a Marta Tezza, Ezio Bonomi, Roberto Nordera, Piero Piazzola, Gianni Rapelli,Vito Massalongo e Marzio Miliani, responsabile della grafica e delle illustrazioni.
Adriana Bulgarelli spiega la filosofia dell’opera: «Abbiamo voluto realizzare un vocabolario della parlata dei Tredici Comuni Veronesi, limitandolo al cimbro della zona raccolto dalla viva voce dei parlanti nel corso degli anni, ponendolo a confronto con ciò che è stato scritto da chi ci ha preceduti. Mettere per iscritto una lingua parlata è un controsenso», continua la curatrice, «perché una lingua di tradizione orale è soggetta inevitabilmente a continue interpretazioni ed alterazioni, ancor più di una lingua scritta, la cui incessante evoluzione è ben nota».
Il lavoro svolto per il Vocabolario è secondo Piero Piazzola, presidente emerito del Curatorium, «un grande aiuto a frenare o a contenere la perdita di questo patrimonio linguistico; e quindi è un’opera straordinaria e singolare».
Il programma della presentazione dell’opera prevede una prolusione in musica con Adriana Avventini (arpa), Patrizia Borromeo (arpa e canto) ed Emanuele Zanfretta (fiati e cornamuse), a cui seguiranno i saluti delle autorità presenti e del direttore della Biblioteca civica, Agostino Contò. Massalongo introdurrà l’opera e Bulgarelli farà una relazione del lavoro svolto, mentre Renzo Dal Bosco, insegnante di madrelingua cimbra, porterà i suoi saluti nell’antico linguaggio e Aldo Ridolfi presenterà l’ultimo numero della rivista Cimbri-Tzimbar. Dopo un intermezzo musicale interverranno anche Piero Piazzola e il linguista Marcello Bondardo, prima del dibattito e del saluto finale accompagnato da un rinfresco “cimbro”.
GIAZZA. Oltre duecento anni di testimonianza orale provenienti dai 13 Comuni che parlavano l’antico idioma
Il vocabolario del Cimbro è custode di un «tesoro»
L’opera, costata tre anni di lavoro, sarà presentata alla Civica di Verona. Salva un patrimonio a rischio
Vittorio Zambaldo
Vede la luce dopo tre anni di lavoro il primo «Vocabolario comparato della lingua cimbra». Pubblicato dal Curatorium Cimbricum Veronense, sarà presentato oggi alle 16 in Sala Farinati, nella Biblioteca civica di Verona. Il Vocabolario comparato è un’opera colossale per impegno profuso in documentazione, ricerca, analisi delle forme della parlata cimbra a partire dagli scritti di don Marco Pezzo del 1763, dei fratelli Cipolla del 1883-84, del linguaggio cimbro di don Pietro Mercante del 1936 e di monsignor Giuseppe Cappelletti del1956. Ma anche gli studi di Gianni Rapelli del 1983 e le conoscenze linguistiche apprese dalla madre di Renzo Dal Bosco di Giazza nel 2004.
Oltre duecento anni di testimonianze scritte e orali sono affrontate dal vocabolario nelle diverse forme riportate dai cimbri non solo di Giazza, ma anche di tutta la Lessinia. Ben seimila lemmi vengono presentati su colonne affiancate, evidenziando le varie forme della parola secondi i diversi autori. Non è solo un excursus storico attraverso la lingua, ma anche un lavoro di consolidamento della stessa e la sua evoluzione nel tempo.
«Quando una lingua sta per morire, quando una minoranza lotta per la sua sopravvivenza linguistica, sociale e culturale, quando un patrimonio sembra soccombere di fronte all’inevitabile affievolirsi delle parole, la realizzazione di un vocabolario diventa un elemento di difesa di un patrimonio, ormai di poche decine di parlanti a Giazza», riconosce Vito Massalongo, presidente del Curatorium.
«Era una decina d’anni che si pensava di realizzare un lavoro di recupero di questo genere», ammette il presidente, «e con l’introduzione dello sportello linguistico, frutto della legge 482 e dei fondi della legge regionale sulle minoranze linguistiche del Veneto, si sono potuti avere tempo e risorse per affrontarlo».
L’impresa ha coinvolto in primis la curatrice Adriana Bulgarelli per più di tre anni, ma anche un folto gruppo di collaboratori, tra i quali Aldo Ridolfi, caporedattore della rivista Cimbri-Tzimbar; Renzo Dal Bosco (uno di pochi a parlare ancora cimbro); Gianni Molinari, che ha affrontato questo argomento insieme a Marta Tezza, Ezio Bonomi, Roberto Nordera, Piero Piazzola, Gianni Rapelli,Vito Massalongo e Marzio Miliani, responsabile della grafica e delle illustrazioni.
Adriana Bulgarelli spiega la filosofia dell’opera: «Abbiamo voluto realizzare un vocabolario della parlata dei Tredici Comuni Veronesi, limitandolo al cimbro della zona raccolto dalla viva voce dei parlanti nel corso degli anni, ponendolo a confronto con ciò che è stato scritto da chi ci ha preceduti. Mettere per iscritto una lingua parlata è un controsenso», continua la curatrice, «perché una lingua di tradizione orale è soggetta inevitabilmente a continue interpretazioni ed alterazioni, ancor più di una lingua scritta, la cui incessante evoluzione è ben nota».
Il lavoro svolto per il Vocabolario è secondo Piero Piazzola, presidente emerito del Curatorium, «un grande aiuto a frenare o a contenere la perdita di questo patrimonio linguistico; e quindi è un’opera straordinaria e singolare».
Il programma della presentazione dell’opera prevede una prolusione in musica con Adriana Avventini (arpa), Patrizia Borromeo (arpa e canto) ed Emanuele Zanfretta (fiati e cornamuse), a cui seguiranno i saluti delle autorità presenti e del direttore della Biblioteca civica, Agostino Contò. Massalongo introdurrà l’opera e Bulgarelli farà una relazione del lavoro svolto, mentre Renzo Dal Bosco, insegnante di madrelingua cimbra, porterà i suoi saluti nell’antico linguaggio e Aldo Ridolfi presenterà l’ultimo numero della rivista Cimbri-Tzimbar. Dopo un intermezzo musicale interverranno anche Piero Piazzola e il linguista Marcello Bondardo, prima del dibattito e del saluto finale accompagnato da un rinfresco “cimbro”.
lunedì 14 settembre 2020
domenica 6 settembre 2020
la fonte di donna Culina
LA FONTE DI DONNA CULINA
Nella contrada Aucellaria, poco lontano dalle mura di Atri, è una fonte
nella quale dicono che vegga la fata Donna Culina con un filatojo d’oro con
venti pulcini pure d’oro. Una giovanetta afferma di averla veduta, e un
contadino dice che a mezzanotte, andatovi a prender acqua, si senti quasi
togliere di mano il ramaiuolo, d’aver veduta vuota interamente la gran vasca,
che dopo un’ora era già tornata pienissima.
A cinque ore di notte, non molto lontano da Atri presso il Colle della
Giustizia, in un campo de’Signori Sorricchio, il medesimo contadino crede aver
veduto de’ carrozzoni di fuoco con cavalli e uomini di fuoco, che con
grandissimo rumore rotolavano si giù per quelle rupi.
Leggenda della zona di Atri.
giovedì 3 settembre 2020
il colore arancione
Formano una tra le più antiche "serie di corrispondenze naturali", con innumerevoli implicazioni occulte che spaziano dalla magia all'astrologia, dall'alchimia alla superstizione.
Esiste al riguardo una letteratura quasi imponente, che però è sostanzialmente conforme alla tradizione astrologica mediterranea e alle corrispondenze tradizionali fissate nell'ambito di essa, e che sono le seguenti:
ARANCIONE: scaturisce dalla fusione del rosso e del giallo in pari misura. E' il colore solare per eccellenza, insieme al giallo. Porta bene scrivere sui talismani le frasi propiziatorie con inchiostro arancione.
Alcuni corpi militari hanno ancora oggi un fazzoletto da collo arancione, o una mostrina dello stesso colore, come parte integrante della divisa, per propiziarsi - pare - l'esito delle varie imprese.
domenica 30 agosto 2020
i colori oro - rosa - rosso
ORO: è il più fortunato in assoluto tra tutti i colori.
Il suo influsso altamente beneaugurante è fortemente sfruttato nella magia talismanica, nell'ambito della quale è il colore preferito per tracciare i cerchi difensivi entro i quali si disegnano i pentacoli planetari, cioè i talismani dedicati ai pianeti.
Un ambiente con una certa presenza di colore oro contribuisce a dare una connotazione energetica molto positiva a chi vi si trova.
ROSA: colore di Mercurio, in armonia con le vibrazioni più positive di questo pianeta.
E' uno dei colori più fortunati perché in corrispondenza con il "primo amore".
ROSSO: il colore Marte e dell'Ariete indica passionalità e irruenza, ma è anche uno tra i colori più nobili.
Indicato come colore dell'ambiente quando si voglia ottenere un effetto eccitante sotto ogni punto di vista.
Il suo influsso altamente beneaugurante è fortemente sfruttato nella magia talismanica, nell'ambito della quale è il colore preferito per tracciare i cerchi difensivi entro i quali si disegnano i pentacoli planetari, cioè i talismani dedicati ai pianeti.
Un ambiente con una certa presenza di colore oro contribuisce a dare una connotazione energetica molto positiva a chi vi si trova.
ROSA: colore di Mercurio, in armonia con le vibrazioni più positive di questo pianeta.
E' uno dei colori più fortunati perché in corrispondenza con il "primo amore".
ROSSO: il colore Marte e dell'Ariete indica passionalità e irruenza, ma è anche uno tra i colori più nobili.
Indicato come colore dell'ambiente quando si voglia ottenere un effetto eccitante sotto ogni punto di vista.
martedì 18 agosto 2020
leggende legate ai dati
DADI
Sono simboli di materialità, di stabilità e di fortuna da tentare.
Ma, al di là del loro ben noto impiego in coppia nel gioco che porta il loro stesso nome, i dadi sono considerati, presi singolarmente, come tradizionali portafortuna, in virtù dei numeri che recano sulle loro sei faccie e la cui somma dà 21, numero altamente simbolico nel campo dell'occultismo in quanto corrispondente agli Arcani Maggiori dei Tarocchi (escluso il Matto, che ha numero Zero).
Infatti, ogni numero dal a 6 ha, nella cabala popolare, un forte valore protettivo, e la loro presenza sui dadi li rende pari ad una sintesi di significati magici e protettivi.
Molte sono le persone che eleggono a portafortuna personale un dado di avorio, o di legno, o di altro materiale "naturale", il dado è un amuleto particolarmente adatto a essere "manipolato" e quindi "magnetizzato", perciò può rivelarsi notevolmente efficace una volte che sia stato scelto come portafortuna.
giovedì 6 agosto 2020
la principessa e l angelo
LA PRINCIPESSA E L’ANGELO
A Monteborello c’era una vaccheria con vacche, pecore e galline, e vi era
inoltre una chioccia con tutti i pulcini. Un giorno il Principe e la
Principessa andarono a vedere la vaccheria. Appena apparve loro la facciata, al
primo vederla, la Principessa disse: « Oh, com’è bella la
nostra vaccheria! Che possa ogni cosa tramutarsi in oro! » — Proprio
in quell’istante passò l’angelo, il quale disse: « Così sia! », e tutte
le cose diventarono d’oro.; il monte si voltò sottosopra, ed il Principe e la
Principessa rimasero lì sotto e diventarono anch’essi d’oro.
Leggenda Siciliana.
domenica 2 agosto 2020
lo spirito dell'otre
LO SPIRITO DELL’OTRE
Una notte un contadino tornava a casa a piedi dalla piana. Giunto a
Pisciazzaro antico, a occidente di San Pietro, vide in mezzo al]a strada un
otre pieno di olio. Il poveretto si rallegrò, si caricò l’otre sulla spalle e
continuò a camminare per la strada di casa. Ma più andava e più l’otre
diventava pesante, finché, giunto a un certo punto, il contadino non poté più e
lo posò sopra un muro.
Ma mentre lo deponeva, intese una voce grossa da dentro all’otre: « Posami
piano, che mi ammacco ».
Il poveraccio, come udì in quel modo: « Mamma mia, era il
diavolo! », e si fece il segno della croce. L’otre cadde in terra,
ruzzolò giù per la strada, gettò un cerchio di fuoco e scomparve. In
quell’istante suonava mezzanotte.
Il villano fuggì, ma tanta fu la paura, che di lì a quindici giorni morì.
sabato 1 agosto 2020
‘La leggenda del mare'. Tesori sommersi, racconti e curiosità'
‘La leggenda del mare'. Tesori sommersi, racconti e curiosità'
martedì 27 gennaio 2009
Per raccontare ancora il sogno di Ulisse
‘'Ha ragione Quilici: non è che per un Omero sia stato detto e raccontato tutto del mare''. Lo scrive Antonio Parlato, Commissario dell'Ipsema, l'Ente di previdenza del settore marittimo, presentando il libro La leggenda del Mare. Tesori sommersi, racconti e curiosità, supplemento della rivista ‘Nautes', edita dallo stesso Istituto.
Il saggio, con l'introduzione di Palmira Petrocelli e la prefazione di Folco Quilici, presenta un'antologia degli articoli pubblicati su ‘Nautes' dal 2003 ai nostri giorni, con contributi di Daniela Squarcia Matticoli, Gerardo Picardo, Tommaso Visone e Antonio Nardo. Un unico vento che impagina a più nodi le sezioni ‘Le arti e il mare' e ‘Le onde raccontano', disegnando il mare come orizzonte e speranza soprattutto del Sud, all'interno del confronto del Mediterraneo dei popoli e delle culture.
Negli anni il "bimestrale dell'Ipsema - rimarca Parlato - ha aperto le sue pagine a speciali rubriche che ‘raccontano' il mare di ieri e di oggi disegnando anche quello di domani, lo hanno esplorato sopra e sotto le onde, lungo ‘l'opera viva' e ‘l'opera morta', come dicono i marinai, dallo scafo della nave, agli abissi, alle montagne emergenti dal fondo e che chiamiamo isole''.
Le pagine di Nautes che hanno così rivelato del mare antiche leggende popolari e suggestive tradizioni, sorprendenti risultati della ricerca scientifica, con nuovi materiali e impieghi in campo minerario, alimentare, medico, cosmetico, energetico, misteriosi tesori sommersi che ne aumentano il fascino.
Ma, fa notare Parlato, hanno dato anche ‘'una dura risposta, nel loro piccolo beninteso, allo sconcertante esito di una indagine del Censis, commissionata da Confitarma qualche anno fa. All'interrogativo su quale percezione avessero del mare gli italiani, la risposta prevalente fu quella che vi si identificava il luogo delle loro vacanze estive. Non il luogo nel quale c'era stata e c'e' la via degli esodi epocali e delle bibliche migrazioni delle genti, delle guerre e del commercio internazionale, dell'approvvigionamento petrolifero e gasiero mondiale, della cantieristica, della pesca''.
‘'Per un ente pubblico come l'Ipsema - rimarca l'avvocato napoletano, peraltro autore di molti importanti saggi di storia meridionale- dinanzi al cosi' diffuso ‘analfabetismo' marino, da porre in diretta relazione con la genesi di molte tragedie del mare, dai sinistri navali agli infortuni che colpiscono i marittimi, era necessario reagire. Reagire costruendo il binomio cultura-prevenzione: questo mentre il Codice della nautica ipotizzava l'attenzione, in vari modi, a questo stesso argomento a partire dalle scuole e, piu' di recente, il D.L.vo 81/08 sulla tutela della salute e della sicurezza del lavoro riprendeva la scelta di una strategia formativa a partire dal basso e che, in questo nostro campo, non puo' prescindere dalla conoscenza dell'elemento, il mare appunto, con il quale, e mai a prescindere dal quale, uomini e navi interagiscono''.
Questo volume, il secondo della serie antologica di quello che Nautes ha pubblicato in questi ultimi due anni, non è dunque un solitario contributo alla conoscenza e alla diffusione della cultura del mare: Ipsema vi ha aggiunto la sua "Biblioteca del mare" da tutti fruibile e che, inserita in una rete ed in un circuito librario nazionale e che ha come capofila la Treccani, ha superato in questi giorni il primo migliaio di volumi tutti dediti alla letteratura, alle scoperte scientifiche, alla cantieristica, ai grandi viaggi, al mare, alla storia e persino ai manuali della navigazione ed alla sicurezza. Ecco dunque il significato di queste pagine e il ripetersi della innovazione. Perche' la leggenda del mare, che per Hegel e' sempre l'aperto e il confronto, continua dai tempi di Ulisse a raccontare il sogno di uomini che vogliono conoscere terre e storia diverse.
(Fonte Adnkronos)
ripreso da: agenziaradicale.com
martedì 27 gennaio 2009
Per raccontare ancora il sogno di Ulisse
‘'Ha ragione Quilici: non è che per un Omero sia stato detto e raccontato tutto del mare''. Lo scrive Antonio Parlato, Commissario dell'Ipsema, l'Ente di previdenza del settore marittimo, presentando il libro La leggenda del Mare. Tesori sommersi, racconti e curiosità, supplemento della rivista ‘Nautes', edita dallo stesso Istituto.
Il saggio, con l'introduzione di Palmira Petrocelli e la prefazione di Folco Quilici, presenta un'antologia degli articoli pubblicati su ‘Nautes' dal 2003 ai nostri giorni, con contributi di Daniela Squarcia Matticoli, Gerardo Picardo, Tommaso Visone e Antonio Nardo. Un unico vento che impagina a più nodi le sezioni ‘Le arti e il mare' e ‘Le onde raccontano', disegnando il mare come orizzonte e speranza soprattutto del Sud, all'interno del confronto del Mediterraneo dei popoli e delle culture.
Negli anni il "bimestrale dell'Ipsema - rimarca Parlato - ha aperto le sue pagine a speciali rubriche che ‘raccontano' il mare di ieri e di oggi disegnando anche quello di domani, lo hanno esplorato sopra e sotto le onde, lungo ‘l'opera viva' e ‘l'opera morta', come dicono i marinai, dallo scafo della nave, agli abissi, alle montagne emergenti dal fondo e che chiamiamo isole''.
Le pagine di Nautes che hanno così rivelato del mare antiche leggende popolari e suggestive tradizioni, sorprendenti risultati della ricerca scientifica, con nuovi materiali e impieghi in campo minerario, alimentare, medico, cosmetico, energetico, misteriosi tesori sommersi che ne aumentano il fascino.
Ma, fa notare Parlato, hanno dato anche ‘'una dura risposta, nel loro piccolo beninteso, allo sconcertante esito di una indagine del Censis, commissionata da Confitarma qualche anno fa. All'interrogativo su quale percezione avessero del mare gli italiani, la risposta prevalente fu quella che vi si identificava il luogo delle loro vacanze estive. Non il luogo nel quale c'era stata e c'e' la via degli esodi epocali e delle bibliche migrazioni delle genti, delle guerre e del commercio internazionale, dell'approvvigionamento petrolifero e gasiero mondiale, della cantieristica, della pesca''.
‘'Per un ente pubblico come l'Ipsema - rimarca l'avvocato napoletano, peraltro autore di molti importanti saggi di storia meridionale- dinanzi al cosi' diffuso ‘analfabetismo' marino, da porre in diretta relazione con la genesi di molte tragedie del mare, dai sinistri navali agli infortuni che colpiscono i marittimi, era necessario reagire. Reagire costruendo il binomio cultura-prevenzione: questo mentre il Codice della nautica ipotizzava l'attenzione, in vari modi, a questo stesso argomento a partire dalle scuole e, piu' di recente, il D.L.vo 81/08 sulla tutela della salute e della sicurezza del lavoro riprendeva la scelta di una strategia formativa a partire dal basso e che, in questo nostro campo, non puo' prescindere dalla conoscenza dell'elemento, il mare appunto, con il quale, e mai a prescindere dal quale, uomini e navi interagiscono''.
Questo volume, il secondo della serie antologica di quello che Nautes ha pubblicato in questi ultimi due anni, non è dunque un solitario contributo alla conoscenza e alla diffusione della cultura del mare: Ipsema vi ha aggiunto la sua "Biblioteca del mare" da tutti fruibile e che, inserita in una rete ed in un circuito librario nazionale e che ha come capofila la Treccani, ha superato in questi giorni il primo migliaio di volumi tutti dediti alla letteratura, alle scoperte scientifiche, alla cantieristica, ai grandi viaggi, al mare, alla storia e persino ai manuali della navigazione ed alla sicurezza. Ecco dunque il significato di queste pagine e il ripetersi della innovazione. Perche' la leggenda del mare, che per Hegel e' sempre l'aperto e il confronto, continua dai tempi di Ulisse a raccontare il sogno di uomini che vogliono conoscere terre e storia diverse.
(Fonte Adnkronos)
ripreso da: agenziaradicale.com
mercoledì 29 luglio 2020
le chiocciole fatate
LE CHIOCCIOLE FATATE
Dal monte Marabito, l’oro trasuda per ogni parte e perfino l’erba che vi
nasce n’è impregnata, tanto che i caprai trovano dorati i denti delle capre che
vi pascolano.
Sulla montagna, un giorno, alcuni individui presero a scavare. Scava e
scava, ogni speranza sembrava perduta, quand’ecco un colpo di zappa dà un cupo
rintocco, e una gran pentola si vede apparire tra la terra e le pietre. Le
ricchezze son là, senza fallo, ed i cercatori raddoppiano i colpi, e non badano
alla stanchezza, e non pensano che a scoprire il recipiente di creta che, a
poco a poco, si mostra loro per intero. Allora vi si gettano sopra; vi cacciano
dentro le mani.., delusione! esso non contiene che gusci di chiocciole, I
demoni, vedendo scoperto il loro tesoro, avevano fatto sparire l’oro e
l’avevano sostituito con quella roba.
Leggenda della zona di Mazzarino.
sabato 25 luglio 2020
il cannone di donna Ivoga
IL CANNONE DI DONNA IVOGA
Non molto distante dalla famosa grotta di Scuderi, nel territorio di Alì,
si trova una caverna, detta Valori, dove il popolo ritiene sia pure incantato
un gran tesoro.
Narrasi che esso vi fu nascosto da un giovane conte, il quale formò
l’incanto col sangue di quattro suoi domestici; per prendere il tesoro
occorreva avere gran coraggio, senza invocazioni religiose, ed i cuori di sette
fratelli, da consacrare alle ombre custodi.
Un merciaio di Nizza di Sicilia ebbe l’ardire di tentare l’impresa. Perciò
prese sette galletti nati da unica covata, strappò loro i cuori ed entrato
nella caverna, aiutato da una lanterna, li posò su una pietra e gridò che gli
si desse il tesoro. Immediatamente gli comparvero Don Papasso, Donna Chica,
bellissima fanciulla di quindici anni, Donna Voga, e la vecchia Donna Ivoga;
che val quanto dire le quattro persone uccisevi dal conte, e gli buttarono in
faccia i sette cuori, rimproverandolo perché non erano di uomini. Poi lo
presero per mano, e per provarne il coraggio lo portarono attorno per le stanze
ov’era il tesoro, tentando di spaventarlo con l’apparizione di ogni sorta di
animali, che subivano una serie di metamorfosi.
Ma il merciaio sorrideva a tutte quelle prove e senza tremare e senza fare
alcuna invocazione religiosa, andava innanzi meravigliando le quattro ombre,
che alla fine stavano per concedergli il tesoro. Quand’ecco l’orribile Donna
Ivoga ha una nuova idea, e mentre il merciaio gode a studiare le ricchezze di
cui si crede padrone, gli fa comparire innanzi un gran cannone, puntato giusto
contro di lui, con un artigliere che sta per appostarvi la miccia accesa.
Il povero diavolo, colto così all’improvviso, ebbe un moto istintivo di
paura, e con un alto grido invocò la sua salvezza alla Madonna. Nella grotta
avvenne un grande sconvolgimento, ed egli si trovò tramortito sulla spiaggia di
Alì.
Leggenda della zona di Alì.
lunedì 20 luglio 2020
venerdì 17 luglio 2020
Oro dei Saraceni
L’ORO DEI SARACENI
Il Marabito è un’alta e lunga montagna di otto o novecento metri sul
livello del mare, quasi a metà strada tra il comune di Mezzoiuso e la borgata
di Campofelice di Fitalia.
Or è già molto tempo, i saraceni avevano un castello in quei dintorni, e
precisamente sulla cima del pizzo di case, ma, assaliti e distrutti, essi
raccolsero tutti i loro immensi tesori in una grotta del Marabito e li diedero
in consegna ai diavoli, che da allora gelosamente li guardano.
Molte e molte persone hanno avuto l’ardire di arrampicarsi sin là ed hanno
trovato stanzoni ripieni di verghe e di monete d’oro, di vasi preziosissimi e
di gioie. Essi hanno potuto inebriarsi a maneggiar quelle ricchezze; ma non un
centesimo hanno potuto portar via. Sin che si ha addosso la più piccola di
quelle monetucce, la porta non si può ritrovare e, per tornare ad uscire,
occorre aver lasciato tutto quanto si è potuto prendere là dentro.
Un giorno, certe persone ingegnose portarono lassù un cane e, messe in
mezzo a dei pezzi di pane un buon numero di quelle monete, gliele fecero
inghiottire. Poi lo legarono con una lunga corda ed uscirono senza impaccio. Ma
quando, pervenute al passo, esse tirarono la corda, sperando di fare uscire
l’animale che vi era legato, questa si ruppe ed il cane non venne fiori che quando ebbe evacuato tutto
l’oro che gli avevano fatto inghiottire.
Leggenda della zona di Mazzarino.
martedì 14 luglio 2020
leggende legate alla cornucopia
CORNUCOPIA
E' il mitico "corno dell'abbondanza", uno tra i simboli più antichi del mondo mitologico greco, ove lo si considerava dono di Zeus ed emblema dii fertilità, ricchezza, produttività.
In pratica, l'effigie della cornucopia può esser considerata come un vero e proprio talismano se disegnata su un supporto adatto da fare da talismano, come per esempio un frammento di carta pergamena o una sottile lamina di rame, di argento o di oro.
La cornucopia era anche un simbolo della dea Fortuna, la quale donava agli uomini ricchezza o povertà a seconda del suo umore mutevolissimo.
lunedì 13 luglio 2020
domenica 12 luglio 2020
leggende legate alla conchiglia
CONCHIGLIA
Dato che molte conchiglie richiamano, con la loro forma, i genitali femminili, sono considerate uno tra i più antichi simboli di fecondità.
Si ricordi che, nell'iconografia pagana ripresa dalla cultura rinascimentale, Venere sorgente dalla spuma del mare è portata a riva, sospinta dagli Zefiri, da una conchiglia.
La conchiglia è quindi un amuleto di Venere, perciò d'amore.
Molti collezionisti d'amuleti hanno anche, nelle loro collezioni, una conchiglia.
Altrettanto numerosi sono coloro che considerano come portafortuna personale una piccolissima conchiglia da portare sempre in tasca.
In Spagna, invece, un tempo la conchiglia era considerata un efficacissimo amuleto per i viaggi, essendo simbolo di San Iago di Compostella al cui Santuario si effettuavano lunghi e faticosi pellegrinaggi.
sabato 11 luglio 2020
leggende legate alla felce
FELCE
E' risaputo, specialmente nelle località montane, che i fiori della felce sono un potentissimo talismano per ottenere la felicità in amore.
Ma come procurarseli, visto che la maggior parte delle varietà di felce ha un breve periodo di fioritura? E' semplice. Non è necessario recarci noi tra i monti: possiamo anche incaricare qualcuno che vive in montagna di cercare per noi dei fiori di felce, ma l'importante è che poi c'è li porti avendo avuto cura di riporli in un sacchetto di seta rossa.
Ma il seme di felce è comunque un talismano universale: ancora oggi, in Germania, vi è chi porta nel borsellino o nel portafogli un fiore di felce essiccato: in questo modo, non si resterà senza soldi.
In Sardegna, invece, i fiori di felce sono considerati un antidoto efficacissimo contro i problemi di salute: basta portarne una addosso, senza mai farne parola con nessuno.
venerdì 10 luglio 2020
la fiera infernale
LA FIERA INFERNALE
Ogni sette anni, nella grande pianura che si
stende alle falde del monte Marabito, la tribù infernale dà una fiera. Essa ha
luogo di notte, verso le dodici pomeridiane, ed è ricchissima di oggetti, di
animali, di luminarie. Senonché, per vederla, occorre non saper nulla della sua
esistenza; chi, conoscendone qualche cosa, si recasse apposta da quelle parti,
o anche vi passasse per caso, non vedrebbe nulla di nulla.
Una notte, un tale veniva da Campofelice,
quando, pervenuto nei pressi del Marabìto, vide una illuminazione bellissima, e
fuochi d’artificio e baracche d’ogni specie. Stupito di quella strana visione,
stava per darsela a gambe, quando si sentì chiamare e si vide offerti a
vilissimo prezzo gli oggetti migliori. Un bue glielo davano per un soldo, un
agnellino per un grano. Ma egli non aveva la croce di un quattrino e con dolore
doveva rifiutare ogni cosa, allorché uno dei mercanti gli frugò in tasca e
trovatagli, con sua meraviglia, una monetuccia, gliela tolse e gli mandò dietro
un vitellino, che lo seguì sino alla casa, ove gli si cambiò in un mucchio
d’oro, che lo fece divenir cieco.
Leggenda della zona di Mazzarino.
giovedì 9 luglio 2020
mercoledì 8 luglio 2020
leggende legate alla cintura
CINTURA
E' un antico talismano d'amore, indicato per accrescere per "vis magica" la propria fortuna in amore e nel sesso nonché la propria capacità di seduzione.
Le antiche matrone romane portavano sotto il peplo, a stretto contatto con la pelle, una sottile catena d'oro che - sostenevano - avrebbe fatto in modo che non restassero mai senza... cavaliere.
Talora, vi era sospeso anche un piccolo ciondolo di rame (metallo sacro a Venere) che giungeva a sfiorare loro il basso ventre (per l'appunto, il monte di Venere) e che aveva un effetto ancor più propiziatorio.
Ma un sottile cintura di metallo preziosa è ancora oggi considerata, in senso lato, un portafortuna universale, efficace contro ogni tipo d'influenze maligne, in analogia col significato difensivo di tutto ciò che a forma circolare, come per esempio una cinta di mura.
martedì 7 luglio 2020
leggende legate al corno
CORNO
Significato di questo talismano prettamente mediterraneo, e solitamente di grande formato, è quello di potenza, di fertilità, di penetrazione virile, al contrario della coppia di corna bovine che - avendo invece forma di falce lunare - assumono significato femminile e lunare e che sono un portafortuna di connotazione più spiccatamente rurale, che molto di frequente scorgiamo sugli usci delle case delle nostre campagne.
Proprio la connotazione maschile e positiva è alla base del presunto potere difensivo del corno, potere che si esplicita nella diffusissima usanza di portar seco un ciondolo a forma di corno, meglio ancora se in metallo prezioso o in corallo, o di appenderlo - usanza ben più recente - al lunotto dell'autovettura.
Interessante notare che fino a pochi anni fa vigeva, tra il pubblico maschile, l'eloquentissima usanza di portare appeso a uno dei "passanti" anteriori della cintura dei pantaloni un piccolo corno di corallo, di osso o di metallo prezioso.
lunedì 6 luglio 2020
il lago stregato di Pisorno
IL LAGO STREGATO DI PISORNO
E’ tradizione che nel laghetto di Pisorno dimorino certi spiriti che, se
molestati con il lancio di sassi nell’acqua, ne traggono improvvisa e furiosa
vendetta.
Un giorno, un individuo si spinse fin là con un asino carico di corde, con
l’idea di misurare il lago e sfatare la leggenda della sua enorme profondità.
Legata una grossa pietra all’uno dei capi, la calò dentro l’acqua, lasciando
scorrere la corda finché fu esaurita, certo che essa sarebbe bastata
senz’altro. Ma il fondo non era ancora toccato; ed avendo egli allungato
incautamente la mano sfiorando l’acqua, una forza ignota lo trascinò
nell’abisso, ove miseramente annegò.
Leggenda della zona di Canal San Bovo.
domenica 5 luglio 2020
il falso prete
IL FALSO PRETE
A San Pietro, come in altri paesi, si usa pigiare l’uva non solo il giorno,
ma anche la notte. I pigiatori si alzano dopo la mezzanotte, infilano un paio
di scarponi e partono per il palmento. Il caporale di essi, che è quegli che fa
i conti col padrone e distribuisce il guadagno, ne tiene le chiavi, ed ha
l’obbligo di alzarsi il primo per aprire il palmento, e di ritirarsi l’ultimo
per poterlo chiudere.
Ora uno di questi caporali di pigiatori andò una volta, verso mezzanotte,
al palmento del Palazzazzo, ne aprì il cancello, vi entrò ed accesa la
candela si diede a preparare, perché appena i compagni arrivavano potessero
cominciare il lavoro. Quand’ecco un prete con la papalina in testa si mostra
accanto a lui, si dirige pian pianino alla lucerna e con un soffio la spegne.
L’uomo cercò i fiammiferi e la riaccese, dicendo a quegli che credeva un
vero prete: « Vossignoria, scherzi con qualche altro e non con me ». Ma
il prete tornò ad avanzarsi, emise un altro soffio e si rifece il buio. « Torna
a soffiare, questo prete! », scattò il villano, « Vossia
si diverte ed io ho soltanto un altro fiammifero, e gli uomini stanno arrivando
». E per la terza volta accese la lucerna. Per la terza
volta il prete vi soffiò sopra e per la terza volta la spense.
Allora il villano comprese: « Chistu diavulu è! » gridò.
E si fece il segno della croce. Si intese un grande rumore, e si vide un
cerchio di fuoco. Sonava mezzanotte.
Tremante per la paura, il villano accese l’ultimo fiammifero e con esso la
lucerna; ma non c’era più nessuno, e coi compagni che arrivavano poté darsi al
lavoro.
Leggenda della zona di San Pietro Clarenza.
sabato 4 luglio 2020
leggende legate al cuore
CUORE
Amuleti e talismani a forma di cuore vengono regalati come pegno di amore e di amicizia, quasi a simboleggiare il significato profondo dell'espressione "donare il cuore".
Un piccolo cuore d'argento o d'oro è, infatti, un talismano di grande valore per un amore appena iniziato: farne dono alla persona amata consentirà di rendere saldo e duraturo il rapporto di coppia.
E' dunque un talismano da regalarsi quando davvero si ama.
Per quanto si riesce a saperne, nell'antico Egitto gli amuleti a forma di cuore servivano a proteggere dalla magia negativa e dai cattivi incontri
venerdì 3 luglio 2020
leggende legate al sedere
sedere
Sede... anatomica della fortuna e della buona sorte, come il lessico popolare conferma.
Toccare con precisa ostentazione (o, se, non possibile, cercare di sfiorare furtivamente) quello di persona notoriamente fortunata servirà a conquistare la stessa fortuna di quest'ultima: perciò non se ne vogliano i fortunati a oltranza se qualcuno cercherà di... palpeggiarli!
Non dovranno assolutamente considerare oltraggioso quel gesto, ma dovranno semmai ritenerlo una sorta di privilegio che sta a significare un riconosciuto e anche invidiato "status" di benessere.
giovedì 2 luglio 2020
leggende legate ai confetti
CONFETTI
Sono i più diffusi e più noti portafortuna, anche se talora tendiamo a dimenticare questo aspetto del loro uso.
Infatti, molti secoli fa vi era già l'uso, in diverse contrade italiane, di spargere confetti bianchi sul cammino della sposa verso l'altare, insieme a petali di rase rosse e bianche.
Il confetto divenne, così, simbolo di amore e di purezza.
Col tempo,invalse invece l'uso di spargere del riso, i cui chicchi pur ricordano, per forma e colore, i confetti ma sono più comodi per dimensioni.
I confetti gettati incontro agli sposi ancora oggi rispecchiano i buoni desideri augurali dei convitati.
mercoledì 1 luglio 2020
martedì 30 giugno 2020
leggende legate alla falce
FALCE
Oggetto così lontano dall'attuale cultura urbana, la falce è invece un simbolo di grande importanza nella civiltà rurale, anche moderna.
Essa è il simbolo di Saturno, visto come Tempo (Kronos) che divora tutte le cose.
Ma può esser senzaltro vista anche come attributo di Cenere, dea delle messi mature e del raccolto, e per questo motivo simbolo di fertilità, di speranza di ricchezza.
Risultano tracce di amuleti in forme di falce nell'ambito della civiltà romana, usati per propiziare la buona riuscita del raccolto.
lunedì 29 giugno 2020
il cavaliere di bronzo
IL CAVALIERE DI BRONZO
Un giorno un tale, nel mezzo della piazza di Canicattì, si vide avvicinare
da due persone con i berretti rossi, che gli chiesero se conosceva la contrada
di Vitusullanu. Egli rispose di sì. Ma quelli soggiunsero: « Per
venire ad accompagnare noi in quelle terre, dovete essere in due, e dello
stesso sangue ». E lui: « Se vi aggrada, c’è qui
mio fratello e lo chiamo: abbiamo anche due muli ». «Se siete fratelli,
tanto meglio ». — risposero i due — « prendete i muli, e
andiamo ». Presero i muli e partirono per Vitusullanu.
Arrivati colà, tutti assieme, quelli del berretto rosso sparirono, e i due
fratelli entrarono nella grotta.
Varcata la soglia, la grotta si spaccò, e nello spacco sprofondarono i due
fratelli, finché scorsero tre stanze. Nella prima, videro due giganti con un
bastone in mano, e un mucchio di denaro. Senza paura, s’infilarono nella
seconda stanza, che aveva nei mezzo una statua di bronzo, rappresentante un
cavaliere in sella a un cavallo di bronzo, tutto armato e con l’elmo dalla
doppia visiera, una davanti, l’altra dietro. Per lo spavento, i due contadini
dimenticarono il denaro, e di corsa se la filarono. Usciti fuori, d’un balzo
sono in groppa ai muli e via, verso il paese, con la febbre in corpo per lo
spavento provato. Dopo tre giorni, i due fratelli morirono.
Leggenda della zona di Canicattì.
domenica 28 giugno 2020
leggende legate alle forbici
FORBICI
Come tutti gli oggetti acuminati o che servono per tagliare, contraddittoria è la tradizione magico-popolare al riguardo.
Trattandosi però di un oggetto capace di ferire, appare ovvio che la credenza popolare sostenga che pungersi con delle forbici significa essere oggetto di maldicenza.
Se, però, dalla puntura verrà fuori qualche goccia di sangue, allora l'auspicio si tramuta in positivo, perché vuol dire che in quel momento qualcuno sta facendo partire alla nostra volta una buona notizia.
sabato 27 giugno 2020
leggende legate al cherchio
CERCHIO
E' un simbolo universale di sicurezza, potenza, difesa.
Tracciare in terra un cerchio con un pugno di sale o con acqua benedetta è un gesto non solo difensivo ma anche altamente propiziatorio per il futuro se compiuto subito dopo la soluzione di un qualcosa che ci abbia fatto penare molto.
venerdì 26 giugno 2020
leggende legate al ciclamino
CICLAMINO
Seconda un'usanza riportata addirittura da Plinio, questa gradevole pianticella andrebbe collocata sul terrazzo o in balcone, o comunque il più vicino possibile alla casa: dov'essa prospera, nessun male potrà attecchire.
giovedì 25 giugno 2020
la Mammona di Tegiano
«LA MAMMONA » DI TEGIANO
In Tegiano, si dà grande importanza a « la Mammona », detto
anche « Pumpunalu ». Va girando nel paese,
specie nella notte di Natale, e le donne incinte debbono accortamente
guardarsi da lui: se partorissero, il « Pumpunalu » sarebbe
capace di rapire il neonato e di occupare il suo posto nella culla. Guai a chi
non crede a tal fatto: in punizione, potrebbe nascere un altro « Pumpunalu
».
In questa notte fatale, anche i giovanotti debbono guardarsi dall’attaccar
briga con « la Mammona ». Armato di nocchieruto
bastone, egli s’imbrodola nel brago della via, e scarica una mezza serqua di
bastonate sul passeggero.
Leggenda della zona di Tegiano.
mercoledì 24 giugno 2020
leggende legate alla cera
CERA
La cera che cola da una candela accesa non dovrebbe essere spezzettata e raccolta a più riprese, bensì lasciata fino a quando la candela non si spegne.
Meglio ancora se sarà a sua volta recuperata integralmente per farne poi un nuovo cero più piccolo.
La cera che cola da una candela accesa non dovrebbe essere spezzettata e raccolta a più riprese, bensì lasciata fino a quando la candela non si spegne.
Meglio ancora se sarà a sua volta recuperata integralmente per farne poi un nuovo cero più piccolo.
martedì 23 giugno 2020
leggende legate al fazzoletto
FAZZOLETTO
Malgrado alcuni lo considerino un oggetto negativo perché connesso, in qualche modo, alle lacrime, il fazzoletto ha molte implicazioni fortunate nella superstizione popolare.
Nel nostro Sud, il fazzoletto che lo sposo porta nel taschino esterno della giacca il giorno delle nozze non deve essere usato per nessun motivo, e a cerimonia finita andrà riposto come ricordo della festa: solo in tal modo assumerà un significato totalmente beneaugurante.
Un tempo, il fazzoletto che una fanciulla da marito lasciava cadere in presenza dell'uomo amato perché questi lo raccogliesse e glielo porgesse insieme a un furtivo bigliettino era considerato un accessorio che non doveva mai mancare nell'abbigliamento femminile, pena il rischio - per la fanciulla che ne fosse sprovvista - di restare senza marito.
Si ricordi, inoltre, di non prestare per nessun motivo, neppure a una persona cara o allo stesso coniuge, un fazzoletto che rechi le proprie iniziali ricamate: sarebbe un presagio quanto mai infausto.
lunedì 22 giugno 2020
leggende legate al cavalluccio marino
CAVALLUCCIO MARINO
Detto anche ippocampo, questo affascinante animaletto è ancora oggi considerato un validissimo antidoto contro ogni piccola sfortuna od ogni contrattempo.
Nelle località marine vi è ancora chi si dà da fare per cercarlo lungo le spiagge, ove approda ormai morto dopo le mareggiate.
domenica 21 giugno 2020
leggende legate al corvo
CORVO
Malgrado molti si ostinino a considerare il corvo come un uccello di cattivo augurio, o comunque non portafortuna, sarà bene rammentare che nella tradizione scandinava esso è considerato un uccello fortunato, e apportatore di buone nuove.
Da notare che Noè mandò un corvo fuori dall'arca per informarsi di ciò che avveniva nel mondo.
Malgrado molti si ostinino a considerare il corvo come un uccello di cattivo augurio, o comunque non portafortuna, sarà bene rammentare che nella tradizione scandinava esso è considerato un uccello fortunato, e apportatore di buone nuove.
Da notare che Noè mandò un corvo fuori dall'arca per informarsi di ciò che avveniva nel mondo.
sabato 20 giugno 2020
la Sibilla di Comano
LA SIBILLA DI COMANO
Dove ora si trovano le terme di Comano abitava una sibilla. Irte le chiome,
nebulosa la pupilla, essa proferiva i suoi tetri oracoli in mezzo ai boschi dei
dintorni, profetando il futuro. Ogni tanto, in mezzo alle sue profezie, usciva
a dire: «Verrà un giorno che molte genti giungeranno in quest’orrida vallea, a
ricercare, sospirando, il tesoro che hanno perduto. Senza picconi e senza
martelli, verranno qui come fratelli ricchi e poveri, tutti verranno alla
scoperta; verranno da ogni paese, di ogni credenza, di ogni clima. Vengano
primi o vengano ultimi, tutti e ciascheduno verranno ad occupare la loro parte ».
Non sapendo quale tesoro si potesse mai celare tra quei dirupi, la gente ne
parlava continuamente, almanaccando che cosa potesse mai essere. Chi credeva
oro e diamanti; chi la verga degli incantesimi; chi diceva che v’erano nascoste
le corono di sei re. Ma la cupa profetessa non chiariva l’arcano; e finito che
aveva di parlare, l’acre fremeva turbinoso intorno ad essa. Gli uccelli si
rannicchiavano tra le foglie; le bestie fuggivano urlando disperse qua e là, il
fiume ruggiva come mare in tempesta. La gente scappava confusa e tremante.
Leggenda della Valle del Sarca.
venerdì 19 giugno 2020
leggende legate alla fiaccola
FIACCOLA
La fiaccola, o face che dir si voglia, è un antichissimo e fausto simbolo di amore e di unione durevole: forse perché Cupido e Imeneo, rispettivamente dio dell'amore e delle nozze, erano raffigurati con in mano una fiaccola.
Porta bene il fare o il ricevere come regalo di nozze una statuina di soggetto classico o un soprammobile riproducenti una fiaccola.
giovedì 18 giugno 2020
leggende legate al chiodo
CHIODO
Portafortuna universale e popolarissimo.
Trovare per la strada un chiodo nuovo e lucente preannuncia un piccolo colpo di fortuna di lì a poco: per nessun motivo al mondo va lasciato dove si trova, ma va raccattato e posto accuratamente in borsa o in tasca.
In alcuni luoghi, anche il chiodo proveniente da una bara è considerato un antidoto a ogni influsso negativo.
mercoledì 17 giugno 2020
martedì 16 giugno 2020
leggende legate al fieno
FIENO
Ecco una simpaticissima usanza contadina. Se lungo la strada vi imbattete in un carro o di un qualsiasi altro mezzo che trasporta fieno, vuol dire che la fortuna vi sta venendo incontro.
E allora, senza farvi scorgere, prendetene una piccola manciata e, appena giunti a casa volta, bruciatela.
Disperdete poi la cenere in casa, in direzione dei quattro punti cardinali.
lunedì 15 giugno 2020
il montone smarrito
IL MONTONE SMARRITO
Un contadino, per recarsi a chiamare la levatrice,
passò alle undici di notte per Cambra e trovò in mezzo alla strada un montone.
Ravvisatolo per quello di un suo amico, che pensò avesse
perduto, le
prese, non senza fatica, e lo legò con una cordicella ad
un albero, per condurlo, al ritorno, al suo padrone.
Si spicciò presto e giunto vicino alla bestia la
slegò e cominciò a tirarla. Quella non voleva venire e dovette caricarsela in
spalla. Man mano che si avvicinava a una Madonna fissa in un albero al lato
della strada, il montone cresceva di peso, finché diventò insopportabile.
Allora il contadino lo gettò a terra dicendo: « Nemmeno fossi il diavolo »!
Quello fuggì mandando lampi di fuoco, mentre orribili rumori risuonavano per
Cambra.
Leggenda della zona di Cambra.
domenica 14 giugno 2020
leggende legate alla fede nuziale
FEDE NUZIALE
Checché se ne dica, può essere accortamente trasformata in un portafortuna.
Basterà che la sposa, nel momento in cui lo sposo le infilerà l'anello durante la cerimonia, pieghi leggermente il dito in modo da far sì che l'operazione risulti un po' difficile per lo sposo...
Una certa difficoltà daparte di questi, infatti, in quel delicato frangente sembra assicuri lunga felicità ai due.
sabato 13 giugno 2020
leggende legate al cuscino
CUSCINO
Sempre presso gli antichi Egizi, il cuscino di piume di volatile era considerato oltre che un lusso anche un potente talismano per la salute, al punto che i medici del tempo dedicavano quasi più importanza al cuscino, alla sua forma e composizione, che all'ammalato: suggerendo inoltre di evitare cuscini imbottiti con lane ovine o caprine perché aventi effetto controproducente per la salute di chi li usava.
venerdì 12 giugno 2020
leggende legate al ditale
DITALE
Si dice che il regalare o il trovare in casa un ditale da cucito porti male a una fanciulla non ancora sposata: cioè le renderà difficile o impossibile trovare marito.
Per trasformare - dunque - quest'incomodo oggetto in un valido portafortuna, la fanciulla potrà riporlo nel fondo di un cassetto e non toglierlo più di là se non quando si sarà sposata.
In tal modo, il marito potrà giungere addirittura più presto di quanto ella non creda.
giovedì 11 giugno 2020
leggende legate alla corda
CORDA
Ormai leggendaria è la diffusa credenza secondo cui un tratto di corda usata per impiccare un condannato diventava un amuleto dall'efficacia incredibilmente sicura.
Malgrado siano trascorsi molti decenni da quando le impiccagioni potevano esser cosa all'ordine del giorno, tale superstizione resiste ancora.
Anzi, si precisa che la corda d'impiccato sarebbe il migliore amuleto in assoluto per aver fortuna al gioco. Tutto sta a procurarsene un pezzo...
Ormai leggendaria è la diffusa credenza secondo cui un tratto di corda usata per impiccare un condannato diventava un amuleto dall'efficacia incredibilmente sicura.
Malgrado siano trascorsi molti decenni da quando le impiccagioni potevano esser cosa all'ordine del giorno, tale superstizione resiste ancora.
Anzi, si precisa che la corda d'impiccato sarebbe il migliore amuleto in assoluto per aver fortuna al gioco. Tutto sta a procurarsene un pezzo...
mercoledì 10 giugno 2020
il cappello sfondato
IL CAPPELLO SFONDATO
Viveva in un castello un ricco avaro. Tutto il popolo lo malediceva,
perché non aveva compassione di nessuno.
Un giorno un sarto, non avendo pane per sfamare i figli, pensò di
commuovere l’anima di quel crudele.
L’avaro gli disse: « Io ti darò un sacco di grano a patto però che quando
morirò farai la guardia alla mia tomba per tre notti consecutive, e se verrà il
diavolo a molestare il mio cadavere lo allontanerai
Il sarto accettò.
Dopo pochi giorni l’avaro morì e il sarto, giusto il patto, si recò al
cimitero a guardare la tomba del defunto. La prima notte passò senza alcun
incidente, così la seconda; ma alla terza notte, al Sarto comparve il diavolo,
il quale si avvicinò e gli domandò:
« Quanto oro vuoi perché io mi prenda l’anima del ricco avaro? » Il sarto
pensò un poco e poi rispose:
« Quanto ne va nel mio cappello».
Il diavolo partì per andare a prendere loro. Durante la sua assenza il
sarto fece un gran buco nei cappello, e quando il diavolo ritornò carico di
oro, lo versò nel cappello che mai si riempiva.
Il diavolo volendo mantenere il patto si allontanò di nuovo a prendere
altro denaro, ma neanche questa volta riempì il cappello.
Seccato di ciò, pretese la restituzione del denaro, ma l’altro non volle
ubbidirgli per rimanere ai patti.
Mentre essi litigavano cominciò a spuntar l’alba, ed allora il demonio
scomparve.
Così l’anima dell’avaro fu salva, ed il sarto, burlando il diavolo, divenne
ricco.
Leggenda Piemontese
martedì 9 giugno 2020
leggende legate alla croce
CROCE
I suoi significati profani, al di là di quelli sacri, sono innumerevoli, ma quasi tutti positivi.
Per esempio, il gesto d'incrociare le dita in segno di scongiuro è diffuso in tutto l'Occidente.
Altro gesto protettivo è quello consistente nell'incrociare i due indici di fronte a quelle visioni sgradevole o lugubri.
Già abbiamo ricordato che porta male incrociare due coltelli: ma ancor più diffusa l'usanza di evitere ad ogni costo che due posate vengano accidentalmente a trovarsi incrociate sulla tavola ove stiamo mangiando.
Con riferimento alla croce della cultura cristiana, occorre dire che questo simbolo è ancor più considerato come estremamente positivo.
Non solo, il segno della croce fatto prima di affrontare un'impresa o un'azione rischiosa o difficile è gesto protettivo altamente diffuso nella nostra cultura, quando si tratta di un gesto che il popolino considera quasi un "conditio sine qua non" ove si tratti di avviarsi verso qualcosa di ignoto, insolito o pericoloso.
Molti sono coloro che usano l'effigie della croce come vero e proprio amuleto religioso, da portarsi addosso preferibilmente appeso al collo con una catenina.
venerdì 5 giugno 2020
Un gigante nella notte
UN GIGANTE NELLA NOTTE
Due pesciaioli dovevano andare a Ortona per pescare. Era ancora notte. Uno
dei due stava già alla marina; l’altro usciva dai paese. Giunto alla « Loggia
dei Pescialoli », questi si vede davanti una persona di smisurata altezza
con occhi di brace. Non poteva esser altri che il diavolo; e provò di far il segno della croce, ma la mano non ubbidiva. Voleva gridare al
soccorso; ma la lingua era paralizzata. Tuttavia, continuò ad andare avanti; e
l’uomo smisuratamente alto avanti anche lui, camminando a ritroso.
Giunto alla marina, indicava lo spettro al compagno, ma non poteva dire
altro che: “Il diavolo!”.
Il compagno, che non vedeva nulla, quasi per beffarlo, alla sua volta gli
diceva di non vedere altro se non i cocomeri, che la piena dell’Alento aveva
gettato sul greto. Il fatto è che quel pover’uomo, dalla paura, giacque sette
mesi in un fondo di letto.
Leggenda di Francavilla a mare.
giovedì 4 giugno 2020
leggende legate al cucchiaio
CUCCHIAIO
Il cucchiaio, come tanti arnesi e suppellettili domestiche, ha una lunga tradizione magico-popolare.
La più nota riguarda il fatto che il cucchiaio è usato, insieme alla forchetta, per predire il "sesso2 dei nascituri.
Si disporrà, coprendolo con un panno, un cucchiaio su una sedia e una forchetta su un'altra: quindi si inviterà la gestante a sedersi su una delle due. Se ella andrà a sedersi sul cucchiaio, avrà un maschio; se si siederà sulla forchetta, allora avrà una femmina.
mercoledì 3 giugno 2020
i colori bianco e blu
BIANCO: non è uno tra i colori dall'impronta magica più fortunata, tuttavia è ritenuto senz'altro positivo, almeno nella cultura mediterranea, mentre è segno nefasto nei Paesi anglosassoni e in Estremo Oriente. Il corallo bianco è considerato un amuleto di grande fortuna.
BLU: come variazione dell'azzurro, è attribuito anch'esso al pianeta Giove, quindi ha connotazione fortunata. Tra l'altro, la sua analogia col colore del mare in certi momenti accentua questa sua valenza positiva.
martedì 2 giugno 2020
Carina si spegne
Carina
si spegne
Carina,
bellissima giovanetta di Nola, viveva beata dell’amore dei suoi genitori e
dell’affetto di Sandro, il suo fidanzato. Ma ad un tratto ella perdé e la madre
e il padre e il suo Sandro, perché, morta la madre, il padre per disperazione
emigrò in America, e, venuto il giorno della leva, il suo fidanzato fu costretto
a partite per t’esercito. Né qui finirono le sventure di Carina, perchè un
temporalaccio, di lì a poco sopravvenuto le intristì miseramente il campicello.
Penava
la poveretta, e invocava la morto quando le apparve un angelo oscuro dalle
pupille di carbone, che le promise ogni felicità, purché a lui s’abbandonasse;
ma Carina chiuse gli occhi, si sognò, devotamente, e il demonio sciogliendosi
in fumo, spari d’un tratto.
Ma il
fiero spettacolo sconvolse la salute di Carina: la notte, ora sentiva strani
sibili, ora vedeva gran fila di spettri; sicché, aggiunti questi strazi alle
amiche sventure, la Carina andò declinando un giorno dopo l’altro finché morì.
Leggenda
legata alle figure legate al diavolo.
Zona del
Canavese.
lunedì 1 giugno 2020
leggende legate alla cenere
CENERE
La cenere che resta nel camino una volta consumatasi la legna dovrebbe esser lasciata in loco fino a quando non sia, l'indomani, del tutto fredda.
Solo allora la si potrà rimuovere senza che perda il suo effetto di portafortuna nei confronti della casa.
Tale credenza è forse dovuta al fatto che la presenza della cenere calda presuppone quella di un focolare sempre pronto ad accogliere una pentola col cibo: il che è senz'altro un eccellente auspicio per tutti i componenti della famiglia.
domenica 31 maggio 2020
leggende legate al fallo
FALLO
Praticamente in tutte le civiltà del nostro pianeta, l'organo sessuale maschile ha avuto - da sempre - un significato di potenza e, per estensione, di creatività, sicurezza, fortuna.
Sono millenni che il suo simbolo è usato con intenti propiziatori, apotropaici, protettivi pepetuatisi immutati nel tempo e mutuati da una cultura all'altra.
Sta di fatto che nelle culture antiche a noi più vicine, come quella greca e quella romana, il culto magico per il fallo - che si estricava in quello per il dio Priapo - era fortemente radicato.
Inoltre, molte divinità maschili e molte immagini classiche erano raffigurate con genitali in forte evidenza, o addirittura sotto le sembianze di fallo "divinizzato".
Nell'antica Roma, amuleti a forma di fallo, in una miriade di materiali e in innumerevoli scale di grandezza (metalli, pietre più o meno preziose, marmo) erano estremamente diffusi come mezzo di protezione contro qualsiasi influenza nefasta o negativa e contro il malocchio.
Tracce di questa antica usanza sussistono ancora oggi prepotentemente sia nell'oggettistica (ciondoli e statuette in forma fallica) sia nella gestualità, non soltanto popolare.
Si può dire che il riferimento più o meno esplicito al simbolo fallico sia considerato ancora oggi come il più efficace portafortuna.
sabato 30 maggio 2020
leggende legate alle dita
DITA
Di enorme importanza, nella cultura cultura mediterranea, è il ruolo che le dita della mano possono svolgere nella gestualità scaramantica.
Il gesto apotropaico o scaramantico, infatti, ha le sue radici nelle più antiche opere del teatro greco, e la sua validità è giunta inalterata fino ai giorni nostri.
Si ricordi che, secondo quanto insegna l'antica arte della fisiognomica, esiste una serie di corrispondenze tra le dita della mano e l'astrologia: il pollice è il dito di Venere; l'indice è in analogia con Giove; il medio corrisponde a Saturno; l'anulare è il dito del Sole, mentre il mignolo è il dito di Mercurio.
Nel caso si portino propiziatori, sarebbe opportuno portare su un certo dito quello foggiato nel metallo in analogia con il relativo pianeta: rame-Venere, stagno-Giove; oro-Sole; argento-Mercurio.
Tuttavia l'oro può senz'altro sostituire, sul piano magico, qualsiasi altro metallo.
Quanto alla gestualità, oltre al gesto delle corna, di cui abbiamo già detto nelle pagine precedenti, il porre il pollice tra l'indice e il medio serrati e ripiegati è un gesto di disprezzo verso i nostri avversari ma anche un efficace gesto propiziatorio da farsi allorché qualcuno mette in dubbio le nostre capacità, al riguardo di qualsiasi cosa.
venerdì 29 maggio 2020
il segreto del pastore
IL SEGRETO DEL PASTORE
Il « Duca zoppo » era feudatario di Popoli
e la leggenda vuole che nascesse dal diavolo.
Una volta il diavolo in veste dì cappuccino, penetrò in un monastero
e prese a confessare le fanciulle. Ne trovò una assai bella, figlia di un Conte
montanaro, alla quale era di troppo la vita claustrale. Fuggì con lei e la rese
madre, ma sul punto di nascere il bambino, la madre morì. Un pastore raccolse
il bambino e lo portò al castello di Popoli.
A quella vista il vecchio feudatario disse alla moglie: « Ecco
il figliolo che il diavolo mi manda... ». E rivolto ai servi,
soggiunse: « Muoia il segreto col pastore». Ed il pastore fu ucciso.
Così quel bambino divenne il Duca di Popoli.
Leggenda popolare dell’Abruzzo.
giovedì 28 maggio 2020
tradizioni legate al coltello
COLTELLO
I più noti significati di portafortuna riguardano i coltelli da tavola, sia per il metallo di cui son fatti sia perchè sono strumenti da taglio.
In quanto lame, nel disporli a tavola non devono essere incrociati tra loro, pena il rischio di veder crearsi discordie in famiglia.
Porta bene, al contrario, disporre i coltelli al posto di ogni commensale col taglio della lama rivolto verso l'esterno.
Non porta bene, invece, cercare di specchiarsi nella lama di un coltello, sia a tavola che in altre occasioni.
Se, apparecchiando o sparecchiando la tavola, un coltello vi cade per terra e finisce sotto un mobile da dove è difficile recuperarlo, almeno per il momento, vuol dire che potrebbe arrivare un ospite gradito.
Porre un un coltello nella culla di un neonato, sotto il materasso, gli porterà grande fortuna.
Ancora oggi, in Danimarca, nella casa di una prossima partoriente si usa appendere sopra il camino un sacchetto contenente del sale,del pane e un coltello: è un antico rituale per propiziare la buona riuscita del parto.
Regalare al futuro coniuge un coltello significa avvertirlo che, nel caso provasse a tradirci, sapremo ben vendicarci sullo stesso terreno.
mercoledì 27 maggio 2020
leggende legate alla chiave
CHIAVE
Amuleto di origine tutt'altro che moderna, il cui effetto è quello di costruire pegno d'amore nonché porre una valida ipoteca sulla fedeltà del partner a cui lo si regala.
Donare una chiave alla persona con cui ci si fidanza ufficialmente vuol dire aver fede cieca nella di lei (o di lui) fedeltà.
Una piccola chiave d'oro o d'argento regalata da un uomo a colei da cui spera di ottenere un "si" definitivo e al più presto è un simbolo d'impazienza ma anche un preciso messaggio: "Voglio essere io il primo e unico a ricevere il tuo amore".
Una chiave disegnata su una piccola lamina di rame è un formidabile talismano di Venere: semplicemente mostrato - con un pretesto - alla persona che finora si è rifiutata di concederci il suo amore, le farà cambiare idea in brevissimo tempo.
Infine, una vecchia chiave di ferro messa ogni sera sotto il guanciale non solo garantirà un sonno profondo e ristoratore ma terrà lontano ogni male.
Vi sono invece altri che sostengono che la chiave, meglio ancora se vecchia e arrugginita, debba essere appesa a un chiodo fisso nel muro accanto al letto: solo in tal modo si riusciranno a far sogni fausti e, soprattutto, altamente premonitori.
martedì 26 maggio 2020
tradizioni legate al danaro
DANARO
Quando si parla di portafortuna, il parallelismo col danaro è inevitabile: non solo e non tanto perché la fortuna si valuta in acquisizione di danaro e nella possibilità di renderla stabile e continuativa, quanto anche per il fatto che il danaro, sotto forma di monete, ha a sua volta un elevato valore talismatico.
Diffusissimo è infatti l'uso di conservare in tasca con gran cura una o più monete "fior di conio", cioè nuove di zecca, meglio ancora nel caso in cui si tratti di un modello o di un "taglio", di nuova introduzione: si ritiene che una moneta nuova ne attrarrà molte altre, sia nuove che vecchie, in virtù della sua lucentezza.
Molti attribuiscono inoltre un valore di portafortuna a una moneta che sia stata dichiarata fuori corso. Ciò spiega perché mai molte persone ci tengono a conservare una o più monete metalliche dopo che esse siano state dichiarate fuori corso: e questo tanto più se già in precedenza avevano tra i loro portafortuna una moneta ancor più vecchia.
L'optimum per chi predilige tale tipo di portafortuna sarebbe quello di conservare per amuleto ogni taglio di moneta fuori corso, in unico esemplare in condizioni perfette.
Monete fior di conio (in corso o fuori corso, ma meglio ancora se in oro in argento) possono essere incantonate in una montatura da anello (se piccola) o da portachiavi.
Sempre in tema di danaro, ricordate che non porta bene contare monete o danaro in genere su una tavola imbandita: al ristorante, per esempio, il danaro sarà bene contarlo di lato alla tavola e non sulla tovaglia.
lunedì 25 maggio 2020
bruciare incenso
Sulle rive mediteranee della Tunisia del sud, resta l'antica tradizione di bruciare l'incenso attorno alla casa dove è nato un bambino. L'odore pungente dell'incenso ha la forza, secondo la tradizione, di allontanare gli spiriti malvagi che potrebbero influire negativamente sul futuro del neonato.
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