martedì 22 luglio 2008

Miti e leggende in laguna

Miti e leggende in laguna

la tribuna di Treviso — 19 novembre 2007 pagina 41 sezione: SPETTACOLO

Ora languida e suadente cortigiana, ora potente macchina da guerra imperialista, ora colta e raffinata oasi di libertà, ora dimessa e impolverata area urbana ripudiata dal modernismo, Venezia è la mitica città che non ha mai finito di crearsi e ricrearsi nel tempo, profondendo innumerevoli immagini di sé. Del resto è una città unica al mondo, una città che galleggia, che si alza e che si abbassa con il crescere e il calare della marea. Da questa unicità ha tratto linfa una miriade di storie e leggende fantastiche, a volte basate su fatti reali reinterpretati nei secoli, a volte frutto di pura immaginazione, che riguardano un po’ tutti gli aspetti della vita lagunare: le origini, i simboli, i maggiori personaggi, le chiese, i palazzi, i ponti, le isole e i litorali.
Tutti questi racconti sono riportati con fedeltà storica e dovizia di particolari nel nuovo libro di Marcello Brusegan, bibliotecario della Marciana e già autore di numerosi altri volumi di storia e tradizione veneziana.
Il libro narra le antiche credenze nate intorno a fatti ed edifici storici e le leggende metropolitane fiorite da episodi di cronaca del passato remoto e di quello più recente. Brusegan riporta con precisione le testimonianze dei documenti e non lesina qualche ironico ma sempre garbato commento sulla città di ieri e quella di oggi.
Sfogliare le pagine del volume di Brusegan significa immergersi nella storia della città, delle sue calli, dei suoi ponti e delle sue isole e incontrare tra le centinaia di curiosità il menù del banchetto per la festa della Sensa offerto dal Doge (fette di pan di Spagna, naranze garbe, pollastre allesse, colombini rosti...), accanto a tappeti naviganti; cortigiane e dogaresse; le streghe delle Fondamenta Nove e i fantasmi dei campielli; il santo che non esiste (Trovaso) e l’angelo degli innamorati (Raffaele); i relitti che affiorano in Laguna e le sampierote.
E il libro di Brusegan cattura i veneziani che vogliono conservare la memoria della loro città così come i visitatori “foresti” che cercano itinerari inconsueti e informazioni non turistiche. A questi ultimi sembra dedicata l’etimologia del toponimo Venezia secondo «un antico e anonimo quanto dotto scrittore veneziano»: dal latino veni etiam, torna ancora.
Marcello Brusegan, «Miti e leggende di Venezia» Newton Compton, pagg 325 con illustrazioni, euro 20

martedì 15 luglio 2008

La Ghertelina leggenda sempre amata

Il Giornale di Vicenza, Martedì 15 Luglio 2008

TEATRO/2. A CANOVE APPLAUSI CONVINTI
La Ghertelina leggenda sempre amata
Ottimo il lavoro allestito da Theama Teatro

Gerardo Rigoni
ROANA
«Guarda che bella luna, guarda che cielo azzurro, nemmeno un fil di vento, che tranquillità». Sulle note della canzone delle “beate donnette” di Pierangelo Tamiozzo, che ha chiuso “La leggenda della Ghertelina”, in scena domenica sera al teatro parrocchiale di Canove di Roana, è partito un fragoroso applauso dal pubblico che gremiva la sala.
Un applauso sentito, a conferma dell'ottimo lavoro svolto dalla compagnia teatrale Theama Teatro di Vicenza nel mettere in scena una delle fiabe cimbre più amate e conosciute, quella che racconta la storia di Ghertelina, fanciulla dalla voce magica che, finché cantava, teneva lontani coloro che si inoltravano nella valle con cattivi pensieri. Un giorno però Jekele, un giovane suonatore di liuto, fece innamorare la fanciulla che, vinta dall'amore, interruppe il suo canto lasciando l'Altopiano alla mercé di invasori dal nord. Da allora l'Altopiano non ha più conosciuto pace e ha dovuto difendersi con le proprie forze; forse, un giorno, il frutto dell'amore tra Ghertelina e Jekele tornerà nella valle e l'Altopiano sarà nuovamente sereno.
La rappresentazione teatrale di Piergiorgio Piccoli e David Conati, con la collaborazione alla regia di Adriano Marcolini, a causa del maltempo è stata allestita nel teatro di Canove anziché nell’anfiteatro naturale del Bisele, ma ha comunque trasmesso al pubblico il significato della fiaba: il rispetto dell'ambiente e dei sentimenti, la necessità di proseguire nonostante le avversità. Manuela Padoan nelle vesti di Ghertelina ha affascinato con la sua grazia e una voce che sembrava provenisse proprio dal mondo magico delle leggende, accompagnata benissimo nelle canzoni da Andrea Ortese, Jekele, e dall'Evelyn interpretato da Samuele Giovagnini. Divertenti Laura Milan nella parte della strega e Mara Pessato in quella del folletto, alle prese con Daniele Berardi nei panni di Xyphor, così come azzeccati gli intermezzi di danza di Giorgio Marcolini nell'interpretare il vento, la magia, il sentimento.
Ottime le scenografie con proiezioni di disegni di Paola Martello, studiosa delle leggende cimbre, così come l'abbinamento delle musiche di Tamiozzo suonate sul liuto da Ilaria Fantin. Un successo che alcuni vorrebbero fosse riproposto magari nella prossima stagione turistica invernale, forse sperando che torni il canto della Ghertelina per difendere nuovamente l'Altopiano dalle persone con cattivi pensieri nel cuore.

Dalla ricerca d’archivio riemerge la storia della chiesa fantasma

BresciaOggi, Martedì 15 Luglio 2008

Dalla ricerca d’archivio riemerge la storia della chiesa fantasma

Non sarà il sacro Graal, ma diversamente dal mitico boccale, è un monumento sulla cui leggenda si è fatta definitivamente chiarezza, restituendo alla comunità di Castelcovati un’identità e una certezza su cui si era a lungo fantasticato.
STIAMO PARLANDO della chiesetta di Santa Maria delle Nuvole che già nel nome conserva il mix di culto e magia capace di ricondurre la memoria al primo Ottocento. Un’epoca nella quale sono nate le ultime storie, gli ultimi racconti di una tradizione orale che si è tramandata sino ad oggi, senza tuttavia lasciare alcun riferimento certo sulla sua collocazione.
Già perché con il suo abbattimento nulla si seppe più di quella chiesa e della sua posizione, se non fosse stato per Sergio Onger, docente di Studi sociali all’Università di Brescia, che a furia di ricerche è riuscito a rintracciare il luogo in cui sorgeva la sacra costruzione, rinvenendo una mappa censuaria del 1839 ma soprattutto, ironia della sorte, la planimetria redatta dall’ingegner Lorenzo Ridolo nel 1940 in occasione della sua demolizione. Oggi si sa dunque che quella costruzione si trovava nella località campestre di via Comezzano, a pochi metri dalla cascina Santa Maria. La chiesa era il «luogo ameno» per eccellenza della comunità che qui, in occasione della festa di Sant’Alberto, si radunava in festeggiamenti che spesso andavano sopra le righe.
«LA CHIESA, il campanile e la sacrestia – ricorda Onger – vennero rasi al suolo nel 1841 dall’impresario Pietro Cattori che aveva il compito di ristrutturare la cascina detta Fienile delle Nuvole, ancora oggi esistente in via Comezzano e riattata proprio grazie ai mattoni ricavati dalla demolizione della chiesa».
Rovistando tra gli archivi, Onger ha ricostruito la storia di una chiesa amata da tutti e da nessuno, visto che gli stessi parroci dell’epoca lo consideravano un luogo di culto con troppi risvolti «mondani». Un giudizio sicuramente condizionato dal fatto che la proprietà della chiesa non era della parrocchia, bensì dell’ordine degli olivetani di Rodengo Saiano, prima di essere ceduta alla Casa di Dio di Brescia. Ma anche negli ultimi anni di vita Santa Maria delle Nuvole fu invisa ai parroci che, dopo il trasferimento della statua di S. Alberto, plaudirono, alla decisione di abbatterla presa dai proprietari. M.MA.

Sfida tra fiabe del bosco

Il Gazzettino, 15 luglio 2008
AVIANO Il Concorso. Iscrizioni entro il 24 agosto
Sfida tra fiabe del bosco
Aviano

(F.G.) Ritorna ad Aviano per gli amanti delle storie di fantasia il Concorso letterario Favole nel bosco, dedicato all'ambiente di Piancavallo e delle Dolomiti Friulane. La proposta è della Biblioteca, che ha previsto come titolo per quest'anno Storie di legno, ovvero storie di alberi scolpiti, parlanti e magici, di specie presenti nella zona. Ampia libertà di inventiva e poetica per i partecipanti, che dovranno ambientare la storia nel territorio delle montagne del Pordenonese, con precisi riferimenti ai luoghi di ambientazione. Giunto alla quinta edizione, il concorso ha l'obiettivo di riavvicinare grandi e piccini alla natura del territorio, attraverso la scrittura. La partecipazione è gratuita ed aperta a tutti: grandi e bambini; una sezione è riservata ai ragazzini tra i 9 e i 14 anni, l'altra è per giovani e adulti, di età superiore ai 14 anni. Prosa, versi o entrambe le forme sono ammesse, e le storie possono anche essere illustrate o narrate nelle parlate del territorio montano pordenonese. I racconti inediti, che potranno ispirarsi a racconti e leggende propri della tradizione locale, dovranno essere consegnati alla Biblioteca civica di Aviano, entro domenica 24 agosto. Per informazioni e chiarimenti ci si può rivolgere a bcaviano@tin.it 0434/652492. Appuntamento con la premiazione, per tutti i partecipanti, domenica 7 settembre in Piancavallo, durante la festa di chiusura della stagione Ciao estate.

domenica 13 luglio 2008

Reggio Calabria, la città dei miti e delle leggende

Gazzetta del Sud, 13 luglio 2008
Tra cui quella della fata Morgana
Reggio Calabria, la città dei miti e delle leggende

Dora Anna Rocca
Reggio, terra di miti e di leggende. Un fenomeno unico al mondo che avvolse di mistero la città è quello che fu creduto dagli antichi opera della fata Morgana, la regina tra le streghe dei poemi cavallereschi. Nelle prime ore del mattino, in determinate condizioni, ad uno spettatore che si trova sulla costa reggina e guarda la riva opposta della Sicilia, potrebbe capitare di osservare per poco tempo, come se fossero molto ravvicinate, immagini in movimento della sponda opposta, pur se si trovano a notevole distanza. Quando le immagini appaiono semplici e dritte il fenomeno è detto Fata Morgana semplice; quando si ha una visione di immagini multiple o in concorrenza con oggetti reali o confusi con essi in piani diversi, si parla di Fata Morgana multipla. Scrisse Antonio Varano nelle sue Visioni:«In questo pel chiaror cristallo fido tante immagini vidi io, che all'alma parve che l'occhio fosse in presentarle infido». Ad osservare il fenomeno fu anche Padre Angelucci nell'agosto del 1643 che in "Ars magica luci set umbrae", X, una lettera citata da padre Kirkerii, descrive con incanto ciò che vide:«Il mare che bagna la Sicilia, si gonfiò e diventò per diecimiglia circa di lunghezza come una spina di montagna nera; e questo della Calabria spianò, e comparve un momento un cristallo chiarissimo e trasparente che pareva uno specchio, [.] In questo specchio comparve subito di color chiaroscuro una fila di più di diecimila pilastri di eguale larghezza ed altezza, tutti equidistanti [.] Questa è quella fata Morgana che 26 anni fa ho stimato inverosimile, ed ora ho visto vera e più bella di quella che mi si dipinse». Anche Ippolito Pindemonte così scrisse nel racconto a Temira:«E sul mare e nell'aria ordin fuggente di colonne con archi e dense torri e castella e pelagi a cento a cento, l'uno appo all'altro, e l'uno all'altro imposto: poi la scena mutando.». Racconta una leggenda probabilmente d'età normanna che durante un'incursione di Barbari il loro re, guardò dalla costa ionica la sponda opposta e vide un'isola incantevole con spiagge coperte di aranci e di ulivi, con un gran monte fumante – l'Etna – e una terra ubertosa, pensò di raggiungerla, d'un tratto vide una fanciulla che gli indicava la strada per entrare in Sicilia ma egli perì miseramente nelle acque dello Stretto. Questa fanciulla era Fata Morgana. Il fenomeno, unico al mondo, potrebbe confondersi con il miraggio che si verifica nei deserti o in pieno oceano, in realtà anche se si tratta di un fenomeno ottico è dovuto a cause concomitanti: ai vapori cristallini che funzionando da lenti, a guisa di diaframma si dispongono fra le due rive, alla speciale configurazione topografica di Reggio e dello stretto, alle maree e al soffio dei venti. La concorrenza di tanti fattori determina un fenomeno unico al mondo. Oggi sul lungomare di Reggio Calabria è posta una statua ispirata alla leggenda della fata Morgana, costruita con materiale che cambia colore con la luce del sole.

Processo alla strega e leggende Theama indossa l’abito cimbro

Il Giornale di Vicenza, Domenica 13 Luglio 2008
FESTIVAL. SIGNIFICATIVA PARTECIPAZIONE DELLA COMPAGINE TEATRALE ALL’ORIGINALE “HOGA ZAIT” IN ALTOPIANO
Processo alla strega e leggende Theama indossa l’abito cimbro
Doppio appuntamento oggi con Piccoli & C.

ROANA
Notevole impegno per la vicentina Theama Teatro nell'ambito di "Hoga Zait", il festival cimbro che fino al 20 luglio terrà la sua terza edizione tra Roana e altre località dell'Altopiano di Asiago.
Doppio appuntamento oggi a Canove di Roana. Alle 17, in piazza San Marco, "Processo alla strega", lettura scenica realizzata attraverso la rielaborazione di testi originali e degli atti processuali dell'Inquisizione contro la stregoneria tra il '400 e il '500. Sulla scena saranno impegnati gli attori di Theama Piergiorgio Piccoli, Anna Zago, Ester Mannato e Aristide Genovese. Questa lettura è un breve assaggio dello spettacolo "Ad Ludum Vocata", che andrà in scena integralmente a Gallio martedì 5 agosto alle 21 e sarà accompagnato dalle musiche eseguite dal vivo dai Fondaco dei Suoni. "Processo alla strega" trasporta il pubblico in un mondo parallelo ricco di suggestione e di mistero, a metà strada tra la fantasia e la realtà di tradizioni e saperi antichi: saranno così svelati gli incantesimi per scatenare le tempeste nel cielo e la passione nei cuori, per guarire i mali e accrescere i raccolti.
Sempre oggi, alle 21, prima rappresentazione de "La Ghertelina", rielaborazione, curata da Piergiorgio Piccoli (che firma la regia con Adriano Marcolini) e da David Conati, di una leggenda popolare dell'Altopiano che racconta di una fanciulla dai magici poteri e dal bellissimo canto, regina dei fiori e custode dei buoni sentimenti, figlia del sole e della luna, portatrice di bellezza e letizia ma costretta a nascondersi agli occhi degli uomini. Un giovane suonatore di liuto, però, la farà innamorare: vinta dall'amore, la giovane interromperà il suo canto, rischiando di portare alla distruzione il suo coloratissimo regno. Sul palcoscenico Manuela Padovan, Samuele Giovagnini, Mara Pessato, Daniele Berardi, Laura Milan, Andrea Ortese e Giorgio Marcolini. Musica composta ed eseguita dal vivo da Pierangelo Tamiozzo. L'appuntamento è alla Schaff Kùgela, in località Bisele, in un incantevole anfiteatro naturale.
Nei giorni scorsi, intanto, al Bostel di Rotzo si è tenuta la "prima" de "L'Occhio di Ymer", messinscena che ha impegnato gli allievi della scuola di teatro promossa dal Comune di Roana, organizzata dal gruppo I Lacharen di Roana e tenuta dagli insegnanti di Theama. L'allestimento nasce da un racconto di ispirazione cimbra scritto da Paola Martello, la cui rielaborazione scenica è stata curata da Piergiorgio Piccoli, Paolo Corsi, David Conati e Antonella Vellar. La vicenda trasporta il pubblico nel magico regno della Regina Idra, sconvolto dal furto, da parte del malvagio elfo Nac, del prezioso talismano "Occhio di Ymer", la cui perdita comporta lo spezzarsi del ciclo delle stagioni e, di conseguenza, la distruzione del regno. Originale il risultato dello spettacolo.
Il direttore artistico dell'associazione vicentina, Piergiorgio Piccoli, ricopre un importante incarico organizzativo anche per questa nuova edizione del festival, oltre a vestire i divertenti panni del "Peldrik", lo scanzonato presentatore dell'evento, con tanto di mantello nero e cappello di feltro come da tradizione.