mercoledì 12 agosto 2009

Entroterra e civiltà contadina l´altra Genova sull´Appennino

Entroterra e civiltà contadina l´altra Genova sull´Appennino
12 AGOSTO 2009, LA REPUBBLICA. edizione di GENOVA

Brulica l´entroterra di un turismo per così dire familiare - la villeggiatura, spesso un ritorno a casa - che talvolta ignora, al di là della dissacrazione della tradizione nelle sagre, contesto e storia. Sul territorio si sviluppa comunque una decente bibliografia (manca Gualtiero Schiaffino, peccato, ottimo animatore di temi extramarittimi), di cui vale la pena segnalare alcuni titoli. Intanto Gio Bono Ferrari e la "sua" Fontanabuona, a cura del Centro di Documentazione della civica Biblioteca di San Colombano Certenoli per la colalna "Quaderni del Lascito Cuneo". «Emigrante e viaggiatore - scrive Raffaella Fontanarossa, storico dell´arte - egli condensa in una celebre trilogia inaugurata nel ‘35 dal libro La città dai mille bianchi velieri: Camogli, la sua pionieristica esperienza umana e professionale. Queste opere monumentali sono illustrate da Ferrari stesso, sempre con chine... la conta della sola opera grafica, dunque, supera senza fatica alcuna il migliaio di numeri. Certo non è con l´aritmetica che si fa un pittore, e infatti nessuno vorrà leggere l´opera grafica di Ferrari nella direzione prettamente "artistica" che anzi ne impoverirebbe, alla fine, i reali valori. Che certo comprendono anche la qualità tecnica, la padronanza del disegno dal vero, della prospettiva, della teoria delle ombre, del disegno e del tratteggio a china, ovvero delle più elementari e al tempo stesso basilari conoscenze del pittore, ma che sono, in questo caso, solo uno tra i molteplici medium applicati dall´autore ai paesaggi. Uomo nato a ridosso della nascita della fotografia, Ferrari... non possedeva la macchina fotografica e preferiva affidare la memoria dei luoghi della villeggiatura a semplici schizzi a matita». Un album di ricordi, visti e vivi, quasi il presentimento dell´autore che di lì a qualche decennio tutto sarebbe cambiato: valli spogliate di natura, gente e attività da un lato, borghi affollati e urbanizzati alla svelta e con profitto di pochi dall´altro.
La macchina fotografica è al contrario mezzo privilegiato di Giorgio Bassoli e Giuseppe Danilo Vallarino, come Ferrari viaggiatori d´Appennino e dintorni, curiosi tra la Liguria e il Basso Piemonte, insomma il Genovesato. Dal loro vagare tra un paese e l´altro hanno tratto La chiave del Brebo (Libropiù editore), scorci vecchi e nuovi (forse sempre gli stessi, eterni) dell´entroterra, contadino e ex contadino. Dettagli, spesso inusuali dei luoghi, case, pietre, tombe, persone - sopravvissuti, si potrebbe dire in qualche modo e in fondo a ragione - che i due definiscono "storie e ricordi di luoghi dimenticati". Scrivia, Borbera, Pentemina, Trebbia, Polcevera, Fontanabuona, Vobbia, Scrivia, Bisagno, Lemme, una valle dopo l´altra, su e giù, senza intenti nostalgici, anzi documentaristici, pare con allegria.
A chiudere questa rassegna, due rievocazioni: Sandro Pellegrini ha dato alle stampe una Breve storia del Convento di San Nicola e San Carlo a Recco (edito con il contributo e il patrocinio dell´amministrazione civica). Mario Bottaro, Paolo Ottonello, Emanuela Spada (e un contributo di Riccardo Favero) La Famiglia Podestà, ovvero Potere ed ecomonia a Genova, Prà e in Valle Stura tra Ottocento e Novecento (redzione editore). La biografia del barone sindaco della Genova postunitaria, simbolo della città imprenditrice e borghese.
(s.b.)