mercoledì 31 agosto 2011

Le Langhe di Fenoglio trasformate in un museo

Le Langhe di Fenoglio trasformate in un museo
SABATO, 27 AGOSTO 2011 la repubblica - - Torino

E´ un progetto del comune di San Benedetto Belbo

Da Alba a Castino, da Murazzano a Mango: tanti sono i luoghi finiti nelle sue pagine

Un museo diffuso per Beppe Fenoglio, nei paesi delle Langhe in cui ambientò i suoi romanzi e i suoi racconti. È il progetto messo in cantiere dal comune di San Benedetto Belbo, uno dei luoghi del cuore, dell´infanzia e dell´adolescenza, dello scrittore di Alba, che ha chiamato a raccolta per oggi, dalle 16 alla Biblioteca civica, dirigenti scolastici, presidenti di associazioni culturali, docenti, studenti, lettori e ricercatori «affascinati» dall´autore de «La malora». Lo scopo è quello di dare concretezza a una «iniziativa voluta per fare conoscere e valorizzare i percorsi fenogliani», dal titolo inequivocabile: «La bellezza delle Langhe nei paesi di Fenoglio».
San Benedetto è un borgo che possiede, tra le memorie di pietra, l´osteria-privativa di Placido Canonica al centro di diverse pagine di Fenoglio; ora la Fondazione Bottari Lattes, che l´ha rilevata dall´ex Premio Grinzane Cavour, intende restaurarla. Ma tanti altri sono, in Langa, i luoghi fenogliani, da Alba a Castino, a Mango, a Murazzano. Occorre pertanto dare consistenza e «capacità attrattiva» a un sistema che già esiste. Ne discuteranno tra gli altri, nel pomeriggio odierno, il sindaco di San Benedetto, Emilio Porro, Donato Bosca, per l´Associazione culturale Arvangia, e Silvio Vaglio, dell´Osservatorio di tutela paesaggistica di Langhe e Roero. Sia Bosca sia Vaglio, del resto, spiegano i promotori dell´iniziativa, «sono al rientro di una vacanza-scuola che li ha visti osservatori attenti di siti e di musei della Croazia», nonché interessati all´idea di museo diffuso di cui è portavoce l´architetto Zeljco Kovacic.
La rete museale per Fenoglio, del resto, non si pone soltanto come operazione di salvaguardia di un territorio che è parte integrante della grande letteratura italiana del Novecento. È altresì il recupero della memoria di un mondo contadino che, sia pure tra le insidie e le ferite del presente, sopravvive ancora.
(m. nov.)