domenica 5 luglio 2020

il falso prete


IL FALSO PRETE

A San Pietro, come in altri paesi, si usa pigiare l’uva non solo il giorno, ma anche la notte. I pigia­tori si alzano dopo la mezzanotte, infilano un paio di scarponi e partono per il palmento. Il caporale di essi, che è quegli che fa i conti col padrone e distribuisce il guadagno, ne tiene le chiavi, ed ha l’obbligo di alzarsi il primo per aprire il palmento, e di ritirarsi l’ultimo per poterlo chiudere.
Ora uno di questi caporali di pigiatori andò una volta, verso mezzanotte, al palmento del Palazzazzo, ne aprì il cancello, vi entrò ed accesa la candela si diede a preparare, perché appena i compagni arriva­vano potessero cominciare il lavoro. Quand’ecco un prete con la papalina in testa si mostra accanto a lui, si dirige pian pianino alla lucerna e con un soffio la spegne.
L’uomo cercò i fiammiferi e la riaccese, dicendo a quegli che credeva un vero prete: « Vossignoria, scherzi con qualche altro e non con me ». Ma il prete tornò ad avanzarsi, emise un altro soffio e si rifece il buio. « Torna a soffiare, questo prete! », scattò il villano, « Vossia si diverte ed io ho soltanto un altro fiammifero, e gli uomini stanno arrivando ». E per la terza volta accese la lucerna. Per la terza volta il prete vi soffiò sopra e per la terza volta la spense.
Allora il villano comprese: « Chistu diavulu è! » gridò. E si fece il segno della croce. Si intese un grande rumore, e si vide un cerchio di fuoco. Sonava mezzanotte.     
Tremante per la paura, il villano accese l’ultimo fiammifero e con esso la lucerna; ma non c’era più nessuno, e coi compagni che arrivavano poté darsi al lavoro.

Leggenda della zona di San Pietro Clarenza.