lunedì 10 dicembre 2007

i riti del folklore tra "magare e fatture"

AMANTEA.Net - Ferlaino racconta i riti del folklore tra "magare e
fatture". Un libro commissionato dall'Accademia degli arrischiati
finanziato dalla regione Calabria
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di Lucia Baroni Marino - "La Provincia Cosentina" del 08/12/07

Il profilo di vecchie magare, fatture, filtri magici e antidoti;
l'affascinu e la sfascinatrice; 'u gabbu, le bestemmie e le
maledizioni imbastiscono solo uno degli interessanti capitoli di
un'originale pubblicazione, edita recentemente da Rubbettino,
"Folklore in Calabria tra memoria ed oblio".

Autore, Franco Ferlaino, cultore di etnologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Unical che ha realizzato il testo su commissione dei soci dell'Accademia degli Arrischiati di Amantea, con sede al Palazzo delle Clarisse, grazie ai finanziamenti stanziati dalla Regione Calabria. Di pagina in pagina lo scrittore ripercorre, in lungo e in largo, l'assetto antropologico del territorio amanteano mettendo in rilievo cicli della vita, tradizioni, riti apotropaici, festività religiose, abitudini alimentari, giochi popolari. E' sorprendente l'insieme delle informazioni su ataviche pratiche e rituali affossati dai ritmi moderni. Per fare un esempio al collo dei neonati si appendeva 'u scanticiellu, una minuscola borsa con sale, incenso, un soldo bucato e la medaglia di un santo, contro gli spiriti maligni. La dichiarazione d'amore poteva essere una semplice serenata cantata sotto la finestra dell'amata; mentre le serenate a dispetto, dopo la rottura di un fidanzamento, erano dei veri e propri panale contro la ragazza per rimediare all'umiliazione subita dal maschio.

Si apprende, inoltre, che fino alla seconda guerra mondiale, lo sposo conservava il diritto di rimandare ai suoceri la moglie se fosse stata deflorata anzitempo. Si leggono, altresì, i significati più profondi di gesti e parole. A proposito della strina di Natale, l'autore dice ch'è un'azione che riscalda l'anima e le relazioni con gli amici.
Scrive Ferlaino: "Pare che la tradizione si possa richiamare alla dea Strenia, preposta ai doni di Capodanno, consistenti in piatti di frutta, dolci e miele che venivano offerti sia a lei sia a parenti ed amici. Del resto gli strinari vanno in giromolto tardi quando il convivio è giunto alla frutta e al consumo di dolci ricoperti di miele (turdriddi, scaliddre, pignolata)". Lo scrittore non si ferma qui.
Enuclea nella sua ricerca altre memorie, indicando contaminazioni culturali provenienti da epoche, sepolte dalle incrostazioni della storia, nonché il mondo magico e immaginario dei comuni che rientrano nella costiera tirrenica, centrale all'intera Calabria.