giovedì 28 febbraio 2008

Col “Ciamar Marso” inizia l’anno della Serenissima

Grandi celebrazioni e tradizionali falò nei comuni del Vicentino
Col “Ciamar Marso” inizia l’anno della Serenissima
Primo marzo, Capodanno veneto: una ricorrenza che la Provincia di Vicenza ha inteso celebrare, oltre che con le manifestazioni di “Ciamar Marso”, ricca rassegna di eventi organizzata in collaborazione con 24 Comuni della fascia pedemontana e montana, anche con l’approvazione di una mozione presentata dal consigliere provinciale Bortolino Sartore, esponente di Liga Veneta Repubblica.
Il 1° marzo è sempre stato considerato nella storia della Repubblica Veneta come il Capodanno. Fissato originariamente il 25 marzo, giorno della fondazione di Venezia ma anche, per i credenti, giorno dell’annunciazione del Signore nonché, stando a una leggenda greca, giorno della creazione del mondo, il Capodanno fu poi spostato al primo giorno del mese per comodità di calcolo.
La tradizione del “ciamar marso” o “brusar marso” è legata all’antico rito delle feste arcaiche di inizio stagione, che avevano lo scopo di evocare e celebrare il risveglio della natura, di propiziare la fertilità e l’abbondanza. In queste feste vi era un vero e proprio “fidanzamento pubblico” che si sviluppava in diversi modi, così come l’antica festa dell’epoca romana del Calendimarzo. Con le calende di marzo iniziava l’anno civile romano, collegato a feste di tipo propiziatorio e purificatorio, e più tardi anche l’anno civile della Repubblica di Venezia iniziava il primo di marzo.
In tutta la Venetia i riti e i festeggiamenti del capodanno veneto assumono
molti nomi diversi e sono celebrati in modi differenti. “Bati marso”, “El batare marso” o “Ciamar marso” sono i termini più diffusi e indicano il rito compiuto dai ragazzini, per sei sere attorno al Capodanno, di correre per il paese battendo violentemente “bussolotti”, lamiere, pentole e coperchi. “El bruxamarso”, “Piroea” o “El vivò marso” è un rito diffuso un po’ dappertutto ma trova la sua apoteosi nella Pedemontana dove dopo il tramonto i fuochi ornano i crinali delle montagne creando uno scenario spettacolare.
L’organizzazione dei falò e della serata di festa sono affidati ai Comuni, che si sono già attivati coinvolgendo la Protezione Civile, il gruppo Alpini, la Pro Loco e altre associazioni. Saranno spente le luci pubbliche e in ogni paese sarà acceso un enorme falò, uno dopo l’altro, e intorno al fuoco si celebrerà, come un tempo, una festa conviviale.

da "La Padania" del 28/02/2008