venerdì 4 aprile 2008

Il vocabolario del Cimbro è custode di un «tesoro»

L'Arena, Venerdì 4 Aprile 2008
GIAZZA. Oltre duecento anni di testimonianza orale provenienti dai 13 Comuni che parlavano l’antico idioma
Il vocabolario del Cimbro è custode di un «tesoro»
L’opera, costata tre anni di lavoro, sarà presentata alla Civica di Verona. Salva un patrimonio a rischio


Vittorio Zambaldo
Vede la luce dopo tre anni di lavoro il primo «Vocabolario comparato della lingua cimbra». Pubblicato dal Curatorium Cimbricum Veronense, sarà presentato oggi alle 16 in Sala Farinati, nella Biblioteca civica di Verona. Il Vocabolario comparato è un’opera colossale per impegno profuso in documentazione, ricerca, analisi delle forme della parlata cimbra a partire dagli scritti di don Marco Pezzo del 1763, dei fratelli Cipolla del 1883-84, del linguaggio cimbro di don Pietro Mercante del 1936 e di monsignor Giuseppe Cappelletti del1956. Ma anche gli studi di Gianni Rapelli del 1983 e le conoscenze linguistiche apprese dalla madre di Renzo Dal Bosco di Giazza nel 2004.
Oltre duecento anni di testimonianze scritte e orali sono affrontate dal vocabolario nelle diverse forme riportate dai cimbri non solo di Giazza, ma anche di tutta la Lessinia. Ben seimila lemmi vengono presentati su colonne affiancate, evidenziando le varie forme della parola secondi i diversi autori. Non è solo un excursus storico attraverso la lingua, ma anche un lavoro di consolidamento della stessa e la sua evoluzione nel tempo.
«Quando una lingua sta per morire, quando una minoranza lotta per la sua sopravvivenza linguistica, sociale e culturale, quando un patrimonio sembra soccombere di fronte all’inevitabile affievolirsi delle parole, la realizzazione di un vocabolario diventa un elemento di difesa di un patrimonio, ormai di poche decine di parlanti a Giazza», riconosce Vito Massalongo, presidente del Curatorium.
«Era una decina d’anni che si pensava di realizzare un lavoro di recupero di questo genere», ammette il presidente, «e con l’introduzione dello sportello linguistico, frutto della legge 482 e dei fondi della legge regionale sulle minoranze linguistiche del Veneto, si sono potuti avere tempo e risorse per affrontarlo».
L’impresa ha coinvolto in primis la curatrice Adriana Bulgarelli per più di tre anni, ma anche un folto gruppo di collaboratori, tra i quali Aldo Ridolfi, caporedattore della rivista Cimbri-Tzimbar; Renzo Dal Bosco (uno di pochi a parlare ancora cimbro); Gianni Molinari, che ha affrontato questo argomento insieme a Marta Tezza, Ezio Bonomi, Roberto Nordera, Piero Piazzola, Gianni Rapelli,Vito Massalongo e Marzio Miliani, responsabile della grafica e delle illustrazioni.
Adriana Bulgarelli spiega la filosofia dell’opera: «Abbiamo voluto realizzare un vocabolario della parlata dei Tredici Comuni Veronesi, limitandolo al cimbro della zona raccolto dalla viva voce dei parlanti nel corso degli anni, ponendolo a confronto con ciò che è stato scritto da chi ci ha preceduti. Mettere per iscritto una lingua parlata è un controsenso», continua la curatrice, «perché una lingua di tradizione orale è soggetta inevitabilmente a continue interpretazioni ed alterazioni, ancor più di una lingua scritta, la cui incessante evoluzione è ben nota».
Il lavoro svolto per il Vocabolario è secondo Piero Piazzola, presidente emerito del Curatorium, «un grande aiuto a frenare o a contenere la perdita di questo patrimonio linguistico; e quindi è un’opera straordinaria e singolare».
Il programma della presentazione dell’opera prevede una prolusione in musica con Adriana Avventini (arpa), Patrizia Borromeo (arpa e canto) ed Emanuele Zanfretta (fiati e cornamuse), a cui seguiranno i saluti delle autorità presenti e del direttore della Biblioteca civica, Agostino Contò. Massalongo introdurrà l’opera e Bulgarelli farà una relazione del lavoro svolto, mentre Renzo Dal Bosco, insegnante di madrelingua cimbra, porterà i suoi saluti nell’antico linguaggio e Aldo Ridolfi presenterà l’ultimo numero della rivista Cimbri-Tzimbar. Dopo un intermezzo musicale interverranno anche Piero Piazzola e il linguista Marcello Bondardo, prima del dibattito e del saluto finale accompagnato da un rinfresco “cimbro”.